E’ il giorno di ATM. Stasera, alle 18 nello studio di un notaio torinese, si terrà l’assemblea dei soci, con probabile dimissione dell’attuale cda ‘invernale’ (ossia durato solo tre mesi invernali, o poco più), e messa in liquidazione dell’azienda.
Sul tema interviene Emanuele Locci, presidente della commissione Controllo di Gestione del comune di Alessandria.
“Ascoltando il dibattito in aula e fuori dall’aula sulla questione ATM mi è sembrato che tutti facessero a gara per trovare a chi far risalire le responsabilità per l’attuale disastrosa situazione di ATM ed il tema, devo dire, non mi appassiona, anche se due considerazioni generali si possono fare. La prima, è che l’attuale amministrazione è in carica da quattro anni ed ha nominato fin dal 2012 un consiglio di amministrazione che se fosse stato adeguato al compito sarebbe potuto partire già allora con una ristrutturazione aziendale ed un piano industriale sostenibile, preferibilmente correlato sinergicamente ad un piano generale del traffico e della mobilità urbana che questa amministrazione avrebbe potuto realizzare entro un anno dal suo insediamento. La seconda, è che le aziende che si occupano di trasporto pubblico locale offrono un servizio strutturalmente deficitario e l’equilibrio di bilancio può essere raggiunto solo con i trasferimenti dagli enti locali e con l’offerta sul mercato, nell’ambito della stessa azienda, di altri servizi a domanda individuale.
Sotto un profilo finanziario considerando le due principali attività di cui si occupa ATM, parcheggi e trasporto, è facile immaginare come la prima produca utili e la seconda produca perdite.
Eppure, nello spacchettamento dell’azienda che seguirà alla sua messa in liquidazione, il mio timore è che sui parcheggi ci sarà un disimpegno pubblico a favore di qualche gestore privato che beneficerà degli utili mentre sui trasporti il rischio è che i problemi saranno messi in seno ad AMAG su cui graveranno le perdite, magari giustificando l’acquisizione di AMAG come compensazione dei 5 milioni di crediti che tale azienda vanta nei confronti di ATM.
L’inerzia dei primi quattro anni e la fretta con cui un consiglio di amministrazione a trazione torinese e senza alessandrini al suo interno vuole arrivare alla liquidazione mi fanno pensare ad una volontà politica di arrivare a questa soluzione emergenza le per l’azienda anziché provare a governarne le criticità con un piano industriale sostenibile di medio periodo”.
“Leggendo i bilanci – continua Locci – scopriamo come in questi anni si è passati da un valore della produzione che nel 2012 si attestava a 16.866.000 ai 10.200.000 del 2015 con una diminuzione di business di ben 6 milioni di euro a fronte di costi della produzione che sono diminuiti ben poco dai 20.500.000 euro del 2012 si attestano nel 2015 a 17.589.000 euro: un’azienda con un deficit di 3 milioni di euro annui nel 2012 oggi è un’azienda che nel 2015 registra un deficit di oltre 7 milioni che si traduce in un risultato d’esercizio negativo per 8 milioni di euro. Pensare che chi ha amministrato per quattro anni non abbia responsabilità in tutto questo è un insulto al l’intelligenza dei cittadini, tenendo altresì conto che il personale dell’azienda tra il 2012 ed il 2015 è diminuito di 13 unità ed i servizi offerti sono stati ridotti con conseguente teorica riduzione dei costi.
Ma perché ATM chiuderà il 2015 con oltre 8 milioni di debiti anziché i 2 milioni previsti solo qualche mese fa? Dal forecast 2015 emerge che l’amministrazione avrebbe da pagare ad ATM fatture per 8 milioni di euro ma, con criteri che non è stato possibile chiarire nelle sedi istituzionali, ha scelto di svalutare arbitrariamente di ben 5 milioni di euro questi debiti riducendo l’importo da dare all’azienda controllata a circa 2,8 milioni di euro. Ovviamente il nuovo consiglio di amministrazione per fotografare l’attuale situazione ha affidato ben tre incarichi a tre diversi studi di consulenza per fare un lavoro che l’azienda avrebbe dovuto fare in questi anni, magari con il proprio personale.
In tutto questo io leggo una volontà politica di arrivare alla liquidazione ed allo spacchettamento dei servizi, magari alleggerendo il “pacchetto parcheggi” con qualche esubero di personale rendendolo ancora più allettante per qualche partner privato. Allo stato attuale delle cose non resta che vigilare per cercare di salvaguardare i lavoratori dell’azienda ed i cittadini nella prospettiva di offrire un servizio di trasporto pubblico locale che si mantenga almeno sugli standard attuali e la cui evoluzione sia in stretta correlazione ad un piano generale del traffico che tenga in considerazione anche i parcheggi della città e le zone a traffico limitato”.