«Se sei salito a bordo del treno sbagliato, non ti serve a molto correre lungo il corridoio nella direzione opposta»
Dietrich Bonhoeffer, teologo
Una persona che non torna più a casa dopo una serata in discoteca con le amiche. L’auto parcheggiata lì, nei pressi della stazione. Alcuni pensano subito che si sia allontanata in treno sua sponte, per andare chissà dove. Ed è così, per fortuna: allontanamento volontario. Spesso ci si perde consapevolmente, solo per il bisogno di ritrovarsi.
Una seconda persona che viene “beccata” da una telecamera con le mani nell’armadietto di un altro (forse). Forse ha rubato, forse no. Se così fosse (e noi speriamo sinceramente che non sia), avremmo di fronte un essere che si è perso nei meandri di un bisogno. Di soldi, di attenzione o di chissà che cosa. Sarà dura ritrovarsi, dopo aver preso il treno dell’amarezza.
Una terza persona che irride in maniera un po’ infantile la seconda. Per farsi forza e sferrare un attacco, impietoso e definitivo. Come se la nobiltà propria derivasse dalla debolezza altrui. Come se fossimo tutti a posto, sul treno giusto. Ci vuole altro, per ritrovarsi. Ma anche solo per perdersi.
Ci sono persone che non si sono mai perdute. In una fantasia luminosa, in uno sguardo leale, in un’amicizia vera. O semplicemente nel corridoio di un treno sbagliato. Le riconosci subito, perché hanno stampato in volto il ghigno del controllore che ti chiede il biglietto, sapendo già che non ce l’hai.