Quando Solvay, condannata in Corte di Assise, sentirà il dovere di trasparenza verso la collettività alessandrina ferita e dunque avrà il coraggio di misurarsi sul piano scientifico con Medicina democratica in un confronto pubblico?
Trova invece più comodo –tanto i politici fanno come le tre scimmiette- strombazzare senza contradditorio fasulli progetti di bonifica, scientificamente fasulli come soluzione del disastro ecologico in quanto strozzati da investimenti ridicoli, irridendo così il Ministero dell’Ambiente che aveva stimato in 100 milioni di euro il danno ambientale quale “acconto” riservandosi una valutazione supplementare per gli altri danni soprattutto per i danni alla falda profonda in espansione a valle e a monte dello stabilimento. Complessivamente più che di milioni dovremo parlare di miliardi, come a Bussi. Il nostro libro “Ambiente Delitto Perfetto”, fra le 530 pagine, è documentatissimo. La bonifica Solvay al modico prezzo di 7 milioni è di nuovo fumo negli occhi, poco più del tentato bluff dei quattro pozzi del cosiddetto piano Amag.
La vera bonifica, quella da noi proposta, riguarda tutto il cocktail di 21 tossicocancerogeni e non il solo cromo esavalente, e presuppone l’asportazione definitiva dei veleni dai terreni sia dentro che fuori la fabbrica. Nulla di tutto ciò è contemplato nella fasulla bonifica Solvay, basata su postulati falsi: “L’inquinamento sul territorio è poco rilevante, tale da poter essere naturalmente riassorbito, la fonte di diffusione dei veleni in falda è stata isolata dalla barriera dei pozzi di prelievo e depurazione. Il lento movimento delle acque di falda smaltirà il resto”. Insomma, lasciamo fare alla natura? Alla barzelletta delle felci che succhiano i veleni con le radici? E per l’80% del cromo ci affidiamo agli esperimenti commissionati da Solvay all’università di Alessandria che vincerà il premio Nobel della chimica se riuscirà con 7 milioni dove ci vorrebbero 700? No, è inaccettabile. Non possono essere contrabbandati per bonifica esperimenti di laboratorio con verifiche di sei mesi in sei mesi, di tre anni in tre anni, metro dopo metro, ettaro dopo ettaro per tre miseri ettari privati, milioni di superficiali agopunturine su un terreno circoscritto, inconcludenti fino alle calende greche. Costano poco e valgono poco.
Per un progetto complesso di bonifica come quello della Fraschetta sono invece indispensabili solide basi scientifiche quali solo una Commissione scientifica internazionale, come da noi rivendicata, può garantire agli Enti pubblici. Sulle “agopunturine” di ditionito di sodio, un veleno che si aggiungerebbe agli altri veleni, già due anni fa avevamo infatti opposto tutta una lunga serie di solide obiezioni scientifiche su cui Solvay si è sottratta ad un confronto pubblico. Il libro “Ambiente Delitto Perfetto” le riporta integralmente. La nostra sfida resta sempre aperta.
Barbara Tartaglione
responsabile Medicina democratica Alessandria