E’ un vero terremoto politico, quello in corso nella Lega Nord. Bossi che cerca di mettere ‘il silenziatore’ a Maroni, e di vietargli gli incontri pubblici, e decine di sezioni del partito che invece, a quanto si legge sui media, invitano a parlare l’ex ministro dell’Interno, sfidando l’autorità del leader maximo.
Le due anime del Carroccio sono arrivate allo scontro finale? E questo quali possibili ripercussioni potrà avere sul nostro territorio, da Torino fino a Palazzo Rosso?
Per chi non è troppo informato sulle diatribe interne alla Lega, sentir parlare di ‘cerchio magico’ piuttosto che di investimenti finanziari del movimento in Tanzania può sembrare arabo. Ma se volete farvi un corso rapido di aggiornamento vi consiglio www.lindipendenza.com, quotidiano on line in rete da pochi giorni, che sta raccontando lo scontro in atto nella Lega con un punto di vista certamente non asettico, ma assolutamente informato, e di godibile lettura.
Lì e altrove le metafore e i paragoni storico letterari si sprecano. Bossi diventa di volta in volta Macbeth prigioniero nel suo castello, o una sorta di presidente Mao in salsa padana, prigioniero della nuova ‘banda dei quattro’ (il famoso cerchio magico, appunto).
Insomma, che il fondatore della Lega sia fisicamente mal messo non lo scopriamo ora. E a lungo non solo i suoi elettori, ma tutto il popolo italiano hanno dovuto subire il suo linguaggio fatto di rutti, pernacchie e dito medio alzato. Frutto forse anche di una mancanza di freni inibitori ormai imbarazzante. Abbiamo un bel lamentarci della cancellierona tedesca che, alla fine, ci ha dettato le regole in casa: dovremmo però anche, tutti quanti, con un po’ di autocritica renderci conto da che gente, tra Bossi e Berlusconi, ci facevamo ufficialmente rappresentare in Europa.
Comunque, rimaniamo sul Carroccio: a me, dall’esterno, molte dinamiche sono oscure. Ma è evidente che sono in ballo in questi giorni interessi forti, politici ed economici. E se è vero che, storicamente, chi nella Lega si è messo contro Bossi è letteralmente stato cancellato dal panorama politico, è altrettanto evidente che la stella del Senatur è ormai in assoluto declino, per ragioni anche (o forse soprattutto) fisiche, e che l’imposta e fulminea carriera dell’imbarazzante Trota è stata un boomerang che, insieme a tanti altri elementi, ha portato allo scontro odierno.
Secondo me, insomma, la spunterà Maroni. Per la semplice, eterna legge del leone vecchio e malato che viene scalzato da quello più giovane e forte. Cosa potrà significare questo, in termini di reazioni della base dei militanti e degli elettori, e di scelte politiche, è tutto da vedere. Così come ignoro al momento cosa ne pensano i leghisti alessandrini. L’unica dichiarazione ufficiale (“mi sento ancora leghista, ma assai più vicino a Maroni che a Bossi”) l’ho raccolta l’altro giorno dal neo assessore alessandrino Davide Buzzi Langhi. Che però appunto pare essere già stato espulso dal movimento, per aver scelto di entrare a far parte della giunta Fabbio. Come reagiranno gli altri, e come si posizionerà il Carroccio in vista delle prossime elezioni amministrative di primavera (ad Alessandria, ma anche ad Acqui e a Serravalle) lo scopriremo presto.
E. G.