Nel suo intervento al recente incontro pubblico promosso dall’associazione “CittaFutura” l’assessore al Bilancio del Comune di Alessandria Giorgio Abonante ha fatto un excursus complessivo di come questa amministrazione comunale ha trovato i conti comunali e in quale modo ha cercato di porre rimedio rilanciando, se possibile, per progetti futuri.
Riprende l’insieme delle questioni in questa breve intervista partendo proprio dai dati più preoccupanti del 2010, documentando molti degli azzeramenti di capitoli importanti, dovuti a scelte opinabili di spesa.
Per esempio:
Capitolo 10405100 Spese diverse per funzionamento del servizio di refezione scolastica: Stanziamento € 2.600.000,00, Impegno finale € 1.160.675,25; –
Capitolo 10502165 Contributo socio fondatore a Fondazione Tra: Stanziamento Iniziale € 950.000,00, Stanziamento Attuale € 850.000,00, Impegno finale € 300.000,00; –
Capitolo 10502172 Ripiano perdita Tra: Stanziamento € 304.452,00, Impegno finale € 0,00; –
Capitolo 11004150 Trasferimento al CISSACA: Stanziamento € 2.500.500.oo. Impegno finale € 30.000,00; –
Capitolo 11004170 Piano di rientro per passaggio CCSA a CISSACA: Stanziamento € 962.610,00, Impegno finale € 327.896; –
Capitolo 1104171 Contributo all’ATM per agevolazioni tariffarie: Stanziamento € 520.000,00, Impegno finale € 0,00; –
Capitolo 11004180 Spese per trasporto disabili: Stanziamento € 288.400,00. Impegno finale € 0,00.
Ancor più di quelli precedenti il 2010 è stato l’anno degli azzeramenti degli stanziamenti precedentemente impegnati.
Un segnale di asfissia che avrebbe dovuto dire molto. Infatti il Consuntivo 2010 non fu approvato dal Collegio dei Revisori di allora.
Il 2010 è stato l’anno degli azzeramenti degli stanziamenti precedentemente impegnati (come da esempi). Assessore qual è la sua interpretazione?
Senza scendere nel merito delle singole voci sottolineo che la vicenda delle cancellazioni degli impegni di spesa senza un titolo giuridico per poterlo fare, avvenuta alla fine del 2010 per poter mettere una pezza su un bilancio chiaramente compromesso, fu la goccia che fece traboccare il vaso. Dal 2009, eravamo all’opposizione, avevamo iniziato un’azione serrata di controllo e denuncia degli squilibri di bilancio. La maggioranza di allora preferì non affrontare il problema, con metodi poi confermatisi illeciti e illegittimi dalle varie sentenze della Corte dei conti e della Procura della Repubblica. Il Comune era fuori dal Patto di Stabilità e sostanzialmente già in dissesto ma non ne volevano prendere atto. Se avessero scelto la strada del risanamento già nel 2009/2010, Alessandria sarebbe oggi ben oltre la crisi che ha dovuto e dovrà ancora subire almeno un paio d’anni. Invece quelle scelte aggravarono un bilancio già in difficoltà. Noi abbiamo solo scelto di affrontarlo e possibilmente risolverlo evitando di delegare al Ministero ciò che gli alessandrini erano perfettamente in grado di fare senza essere messi sotto tutela. Gettare la spugna avrebbe avuto un significato molto negativo. Sarebbe stata una sconfitta per tutti. Qualcuno dice “abbiamo pagato noi cittadini”, vero. Ma con i Commissari avremmo pagato molto di più, pure perdendo la faccia.
Assessore, se potesse avere mano libera (cioè svincolata dai lacci del “dissesto” e dalla generale scarsità di liquido) come proporrebbe di rilanciare anche economicamente le attuali “partecipate”? E’ d’accordo per arrivare ad una (o due) sola grande azienda pubblico-privata oppure pensa sia più utile una visione di settore (tipo servizio ATM in stretto legame con altri centri regionali e con gestione totalmente autonoma)?
Penso che le partecipate debbano avere autonomia totale nell’ambito di un quadro di indirizzi chiari dettati dai soci. Questo in parte da noi sta avvenendo. AMAG ha salvato e garantito al sistema alessandrino l’asset della raccolta rifiuti e sta pianificando investimenti strutturandosi per partecipare alla gara del gas e a tante altre azioni di modernizzazione delle reti, in atto ad Alessandria e non solo. Il Comune con le partecipate deve avere rapporti trasparenti secondo quanto previsto dai contratti di servizio. Le azioni di investimento devono derivare dall’incrocio di diverse condizioni: accorpamenti industriali sensati anche sotto il profilo territoriale, contratti di servizio veri ed equilibrati, prospettive dettate dai soci e, non secondario, qualità dei cda. Non penso che le capacità di investimento delle partecipate oggi possano derivare dalla liquidità del Comune. Riguardo ad Atm, intanto bisogna vedere se si riesce a salvare il salvabile. Stiamo valutando il da farsi proprio in queste settimane. In linea di principio ci potrebbe stare un’unica azienda delle reti ma un conto è dirlo altro è farlo. Vedremo, ma oggi credo non sia questa la domanda più significativa a cui dare una risposta. L’importante è che ATM riesca ad aprire un nuovo corso in grado di attirare soci industrialmente pronti ad affrontare le gare sul trasporto anche extraurbano guardando al quadrante Alessandria Asti e magari anche oltre i confini del quadrante stesso. Non sarà facile.
Voi, membri di questa Giunta, avete senza dubbio lavorato moltissimo per “mettere i conti a posto” ma, a quanto pare. pochi se ne sono accorti. C’è qualche strategia in vista per far conoscere meglio quanto è stato da voi portato avanti?
Intanto, se nessuno se ne accorge la colpa è nostra, non di chi non se ne accorge. Si tratta di spiegare bene quel che è stato, perché è successo, gli errori commessi in passato, ma direi anche esporre i dati strutturali e oggettivi che zavorrano la difficile gestione di un Comune che ha costi di rete molto alti. Alessandria si sviluppa su una superficie molto vasta con costi di manutenzione di strade, segnaletica, trasporti, etc. molto alti con introiti mediamente decrescenti per i tagli imposti dallo Stato e per l’entrate che scendono proporzionalmente alla crisi economica. Poi si tratta di dire a tutti che l’aver raddrizzato il bilancio del Comune significa aver avuto la possibilità di tornare a contrarre mutui per poter rifinanziare gli interventi sulle strade, sugli immobili comunali, sugli impianti, sull’illuminazione pubblica e altro che magari avremo modi di approfondire in seguito. Si tratta di dire con chiarezza che se vogliamo tornare a livelli di tassazione più ragionevoli ed equi occorre risolvere tutti i problemi strutturali del Comune. Mettere a punto tutta la filiera della riscossione dei tributi per esempio, per poter tornare dal 1 gennaio 2018, data di fine dello stato di dissesto dell’ente, ad abbassare le tasse almeno per le categorie che più hanno pagato in questi pesantissimi anni. La legge dice che il dissesto dura cinque anni, periodo in cui di politica fiscale se ne può fare poca, anche se noi al margine l’abbiamo fatta. Se Città Futura ne ha voglia potremmo approfondire anche questo tema. Il punto è: prima si risolvono i problemi e prima possiamo aprire le finestre e cambiare l’aria. Un dato oggettivo è che noi stiamo facendo ciò che non è mai stato fatto. E di questo lavoro beneficerà la città prima o poi. Ne siamo convinti. Come siamo altrettanto convinti di aver commesso alcuni errori evitabili. Ma la consigliatura non è ancora finita quindi, siccome qualche idea l’abbiamo, vogliamo giocarci le nostre carte fino in fondo.