SMAC: verso un movimento mondiale

Spettabile redazione,

SMAC non è la trascrizione onomatopeica del bacio ma l’acronimo per indicare la Settimana Mondiale per l’Abolizione della Carne che dal 2009 viene organizzata ogni anno alla fine dei mesi di Gennaio, Maggio e Settembre. Da allora, un movimento mondiale promuove la richiesta di abolizione della produzione e del consumo dei corpi animali che provengono da caccia, pesca e allevamento, dato che tali prodotti implicano sfruttamento, sofferenza e morte di esseri senzienti. Lo scopo è quello di promuovere un dibattito politico intorno a questa idea che col passare degli anni è sempre meno lontana dall’essere realizzata.
Durante la SMAC, che quest’anno si svolge dal 23 al 31 Gennaio, si susseguono conferenze, azioni di strada, volantinaggi e stand informativi con lo scopo di diffondere l’idea che il consumo di carne sia ingiustificato da un punto di vista etico, quindi dovrebbe essere proibito allo stesso modo in cui fu proibita la schiavitù umana a suo tempo.
E’ illusorio aspettare che le leggi assicurino il benessere dei miliardi di animali mangiati ogni anno, garantendo loro di vivere e morire in condizioni accettabili. Se talvolta ciò accade, non è comunque un gesto apprezzabile perché subdolo: i migliori sostenitori della schiavitù sono proprio coloro che trattano bene gli schiavi. Se gli abolizionisti della schiavitù avessero ceduto alle proposte dei proprietari delle piantagioni che offrivano miglior cibo, migliore abitazione, migliore condizione di vita agli schiavi, forse adesso vivremmo ancora in una società schiavista perché ritenuta normale. Oggi ci sono altre forme di ricatto per chi offre lavoro ma per lo meno sono perseguibili dalla legge, cosa che nella storia non è sempre accaduto.
I cambiamenti spontanei nel comportamento del consumatore non sono sufficienti per mettere fine alla strage. D’altra parte, capita così anche con altri comportamenti sociali: per esempio con la sicurezza stradale, l’inquinamento, la violenza sulle donne, sui minori, sugli animali che non possono essere risolti contando esclusivamente sulla capacità delle singole persone di modificare le proprie abitudini.
Per porre fine al terribile destino riservato agli animali che vengono mangiati, la questione dovrebbe essere posta anche a livello politico. Bisogna dare inizio a un processo che si concluda con l’approvazione di leggi che proibiscano la cattura e la produzione di animali per il consumo umano. Le istituzioni pubbliche hanno un ruolo fondamentale nella riqualificazione delle attività produttrici di cibo animale, sostituibili con altre produttrici di cibo vegetale.
E’ impensabile la proibizione del cibo animale in un futuro prossimo ma esistono misure parziali per avvicinarsi a tale obbiettivo, per esempio la riduzione o l’eliminazione di sussidi destinati agli allevamenti, l’imposizione di una tassa sulla carne, l’obbligatorietà di inserire la scelta vegan in mense e luoghi di ristorazione, la proibizione della pubblicità di prodotti animali (come accade già con il fumo).
Il progetto per l’abolizione della carne ha come scopo la riduzione di sofferenza e di morte e questo non può che essere uno scopo nobile che apre la via a una civilizzazione attenta e rispettosa nei confronti degli esseri senzienti purtroppo vittime delle nostre scelte.
Le azioni organizzate dal 2009 a oggi sono moltissime. Tra queste hanno avuto particolare risalto le marce per la chiusura dei macelli e delle navi da pesca http://stopabattoirs.org/.
L’attivismo su questo fronte è molto importante ma c’è un attivismo “passivo” che, pur sembrando un ossimoro, è il più efficace: il boicottaggio. Evitare di comprare prodotti animali non richiede l’impiego di grandi risorse umane, strumentali e finanziarie ma solo la sensibilità nel fare la spesa tenendo fissa nella mente l’immagine di uno sguardo animale.
Per maggiori informazioni
http://meat-abolition.org/it/smac
http://aboliamolacarne.blogspot.it/

Paola Re – Tortona (AL)