1) Ai ritardi sulla realizzazione nella riqualificazione della piazza di fronte alla Chiesa Santa Maria di Castello. Giorni fa sul quotidiano leggo tale titolo: “La piazza costerà 200 mila euro in più. – il progetto di Santa Maria di Castello in ritardo rispetto ai tempi annunciati”. Nell’articolo si parla anche di cifre, un milione e settecentomila euro. Si auspica che tale cifra esca da qualche “cassetto” dove parcheggiati ci siano ancora parte dei finanziamenti del vecchio programma, finanziato con fondi statali, denominato Cortili Ritrovati, perché non sia sempre “pantalone” a caricarsi di costi molteplici volte sullo stesso argomento. ( ricordo che nel programma finanziato di “Cortili Ritrovati” ci sarebbe il palazzo ex Sordomuti sito a lato opposto sulla piazza della Chiesa). Vorrei però approfittarne e fare un po’ di storia e pro-memoria per chi non sa o lo ha dimenticato. Santa Maria di Castello è la “culla” di Alessandria essendo la custode delle antiche testimonianze sulla fondazione di Alessandria. Questo ritardo è uno schiaffo nei confronti di quei cittadini che nel lontano 2003 iniziarono una dura, pericolosa nel personale e costosa lotta per mantenere quello spazio di piazza libero e dare “luce” al nostro più antico monumento della cristianità e storia alessandrina. Nel dopo alluvione, il Comune acquisì la piccola area e le relative costruzioni a costi incredibilmente enormi, per autorizzare la costruzione di un palazzotto ATC (definito ecomostro) e qui mi fermo perché è una brutta vicenda in cui per anni nessun soggetto politico, nessun ente, nessuna autorità laica e peggio ancora ecclesiale sono intervenuti per bloccare lo scempio che si stava perpetuando davanti a Santa Maria di Castello: tutti indistintamente ad osservare come spettatori disinteressati e per niente contenti della lotta solitaria di un gruppetto di cittadini che, dopo una decina di anni, a partire dal 2003 vinsero la loro battaglia in Cassazione. Sono trascorsi ormai quindici anni, ora si spera che si decidano finalmente ad offrire alla chiesa più antica di Alessandria quella visibilità che fino ad ora le è stata negata, togliendola altresì da un degrado che non fa onore al decoro della città. L’ex sindaco Fabbio fece abbattere “l’ecomostro” e chi vuole bene alla città gliene è grato, si auspica che la sindaca Rossa riesca in questo mandato a completare l’opera: la città gliene sarà grata.
Voto: 3
2) Ma chi controlla le riasfaltature complete delle strade cittadine e i rattoppi delle buche? Dal centro alle periferie di Alessandria la musica non cambia, e dopo un fermo di circa due anni e mezzo, sono ripartiti i cantieri per risanare il manto stradale delle vie alessandrine. Come si presentano i lavori eseguiti è sotto gli occhi di tutti, e mi chiedo se anche il committente o chi deve controllare ha occhi per vedere. Inizio da quando necessitano lavori delle fognature, gas, acqua oppure lavori per l’energia elettrica, telefonia, fibbre ottiche o teleriscaldamento. Porzioni anche ampie vengono rotte provvedendo a conclusione lavori a fare solo dei brutti ‘rappezzi’. Quante volte mi chiedo se nei nostri uffici tecnici esiste un responsabile che controlla se i ‘rappezzi’ vengono fatti a regola d’arte, obbligando a ripristinare nel miglior modo la situazione preesistente? Le buche: i rattoppi delle buche vengono fatte abitualmente con asfalto a freddo che dura solo fino alla pioggia successiva, ancor meno se la strada è trafficata. Questi ‘rappezzi’ fatti alla carlona il più delle volte oltre essere pericolosi sono pure indecorosi. In questi giorni noto che l’asfaltatura di Corso Monferrato e la rotonda alla fine di tale via, da poco ultimate, si stanno già deteriorando: e non ha ancora nevicato! Va beh che gli euri utilizzati arrivano dalla UE con il fondo PISU, ma sono sempre denari nostri che vanno alla UE e poi tornano indietro, e se tra un anno dovremo iniziare a tamponare con vari rappezzi se non addirittura riasfaltare completamente, sarà sempre “pantalone” che pagherà, e per la bella faccia di chi? A meno che quelle asfaltature siano provvisorie. I controlli dovrebbero essere eseguiti con rigore e puntualità, pronti a contestare un lavoro difettoso, non a regola a d’arte o non rispecchiante in pieno il capitolato: diversamente nascono le situazioni sopra espresse.
Voto: 2
3) Alla Buona Scuola (ma sarebbe utile titolarla Mala Scuola) di Renzi. Qualcuno l’avrà pure votata, se è diventata Legge. Nella stesura da quasi tutti contestata (studenti, docenti e lavoratori della scuola) il Governo, il PD e i partiti aggregati che hanno dato l’OK, hanno pure perso tempo col famigerato art. 16 (ideologia gender), forse trascurando due settori importanti: mettere a norma ogni edificio scolastico, e porre attenzione ai diritti dei lavoratori della scuola. In questi giorni i docenti precari supplenti lamentano la mancanza di retribuzione. Sui giornali e nel web ci sono interviste che dovrebbero far vergognare il Governo e tutti i responsabili dello Stato che si occupano di questo settore. Dall’inizio dell’anno scolastico, settembre 2015, i supplenti vengono chiamati nelle scuole per sostituzioni di varia causa ( malattie, gravidanze), ma non percepiscono nulla nonostante abbiano costi ‘vivi’: qualcuno solo la benzina, altri persino i costi di trasferimenti lontano da casa. Eppure questa figura utilissima ed importante a quanto pare è poco considerata dal Governo, a cui non importa che noi mettiamo nelle loro mani i nostri figli e nipoti, che oltre a ricevere preparazione scolastica devono essere accolti da persone preparate e appagate. Ma perché c’è questo ritardo nei pagamenti? Dai sindacati viene detto che è dovuto all’inefficienza del sistema informatico del MIUR, nonostante ciò, il Governo “distratto” su questa vicenda calpesta l’art.36 della Costituzione: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione per il lavoro svolto etc.” Ma la Buona Scuola è stata molto generosa con una docente precaria supplente di Pontassieve che ha ricevuto dal ministero la proposta di assunzione: insegnerà Lettere e Latino nei licei della provincia di Firenze. Questa fortunata di nome fa Agnese Landini che ha fatto pure questa dichiarazione: “penso di poter dire che finisce il mio precariato, per me come per tantissime persone: c’è una graduatoria, senza possibilità di favoritismi”. Sarà: al momento questa docente “non favorita” è part-time, per impegni istituzionali da firs lady, essendo moglie di Matteo Renzi. Domanda: anche lei è vittima del MIUR?
Voto: 2