di Angelo Marenzana
…una città, una collettività, un’atmosfera. Un mondo fatto di persone e personaggi, arte, cultura, dialetto. Magari anche di odori e sapori. Di tutto ciò che accomunava la gente nei tanti cortili. Un insieme capace di dare il senso alla geografia e allo spazio, ai luoghi di una Alessandria di cui forse si è annebbiato il giusto valore. In nome di valori nuovi. Che troppo spesso coincidono con il nulla, con le esigenze del traffico o di una comunità a tratti smarrita, prigioniera di bisogni omologati da un’economia sociale e globale che ormai tende a rendere il tutto uniforme. Dai comportamenti, ai consumi. Agli arredi pubblici. A costo anche di dare una piallatina all’anima di una città.
Bene, quindi, ringraziare per la sensibilità dimostrata, un’istituzione come il Museo Etnografico della Gambarina, nella figura di Elena Garneri. Il merito è di aver portato a termine la realizzazione di un dvd per raccontare, attraverso il linguaggio filmico e documentaristico, l’Alessandria di una volta. Dietro la macchina da presa il regista Fabio Solimini Giani. Davanti, oltre al sottoscritto, una squadra di compagni d’avventura come Paolino e Chaco Marchelli, la stessa Elena Garneri, Tony Frisina (che ha contribuito anche con quelle ricerche storiche e fotografiche cui ci ha abituato da tempo), e Manuela Ulandi, già assessore in comune ad Alessandria e attuale presidente di Confesercenti Alessandria.
Nel dvd si racconta di un viaggio, come spesso succede nelle esperienze cinematografiche. Un viaggio breve, approfittando di una giornata di sole primaverile, lungo le strade cittadine a contatto con la storia. Con la memoria. Si parla a braccio, senza copione. Dialoghi immediati per rievocare quel che non c’è più (il quartiere spagnolo) o che la Storia ha modificato nel tempo. Oppure per dare un nome, un’origine a ciò che abbiamo sotto gli occhi da sempre e di cui non sappiamo nulla. Brandelli di storia antica, l’imponenza delle architetture civili e religiose, i sapori della nostra cucina, le tragedie non ancora sopite del passato recente, dai bombardamenti del 44-45, fino alle drammatiche trentasei ore vissute nel carcere Don Soria nel maggio ’74. Cenni. Pennellate. Nessuna pretesa di insegnare. Forse solo di stuzzicare, di stimolare, di ricordare che una città come Alessandria, nel grigio della sua esistenza, della nebbia, dell’orso calciatore, ha una sua forza e una sua energia da liberare.
La città della Paglia, una piccola comunità che ha fatto vedere i sorci verdi al Barbarossa, che ha retto al passaggio di Napoleone e che deve darsi una svegliata per salvare la sua Cittadella. Una città chiusa dai suoi cinque spalti che non esistono più, un mondo da non sprecare, e soprattutto da non rovinare con scelte scellerate. Un viaggio a ritroso per trovare un’occasione di sentirsi un po’ meno stranieri in una realtà che vanta una lunga lista di eccellenze.