Un bel 10 a Diogene il cane, filosofo alessandrino! [Le pagelle di GZL]

Diogenedi Graziella Zaccone Languzzi

 

1) A Diogene. Non il Diogene storico e filosofo, ma un Diogene dei giorni nostri: quattro zampe, pelo e il dono della libertà di pensiero che esprime non con la parola come il suo omonimo, ma postando le sue zampe sulla tastiera.
Diogene il filosofo, negli aneddoti della sua vita, rivendica la “libertà di “pensiero”, la stessa regola che applica Diogene (il cane filosofo) quasi sempre condivisibili. In questi giorni, i pensieri espressi dal cagnolone su CorriereAl mi hanno portato ad assegnarli un voto massimo, e per chi vuole conoscere li cito.
Una lettera inviata da Diogene (il cane filosofo) all’On. Renzo Penna, capogruppo di SEL, partito in maggioranza amministrazione Rossa, a titolo “Onorevoli e Perditempo”.
Questo simpatico cagnolone filosofo in questo pensiero espresso su tastiera, scrive con moderata ironia ciò che da tempo penso anch’io, e non rinuncio a scriverlo pubblicamente perché come Diogene (il cane filosofo) ho impostato il mio comportamento di vita sulla libertà di pensiero e parola. Nell’altro intervento di Diogene (il cane filosofo) con il titolo: “Alessandria Horror Christmas: alberi, multe e street food” , traccia una panoramica di quanto è accaduto di poco appropriato in quanto a cattivo gusto da parte di questa amministrazione, tanto da da far venire il “cardiopalma” a molti commercianti, il tutto nei primi quindici giorni di questo dicembre 2015. Ne mancano ancora quindici per arrivare fine mese e Diogene (il cane filosofo) incrocia le “dita”.
Con questo 10 in pagella Diogene non entrerà nella storia accanto a grandi nomi di filosofi, ma lo riconosciamo come filosofo dei giorni nostri e di casa nostra.
Voto: 10

 
2) Alle tasse per fare cassa! Lo abbiamo capito chiaro e forte: essendo in “bolletta”Saldi si deve fare cassa utilizzando una legge che esiste da molto tempo, ma che qui ad Alessandria non era mai stata applicata con rigore alle imprese commerciali della città. Dicembre è un mese dell’anno che dovrebbe portare un po’ di sollievo economico al piccolo commercio dopo aver trascorso mesi ad “ingrassare” lo Stato e i suoi vari Enti inferiori tra gabelle varie dirette ed indirette. In questi anni il piccolo commercio tradizionale ha dovuto fare i conti con la crisi, i centri commerciali, i cinesi aperti tutto l’anno, i venditori abusivi. Ha fatto slalom e percorsi tortuosi tra regole vecchie e nuove, e in molti casi burocrazia da fuori di testa. In questi giorni alcuni commercianti alessandrini hanno ricevuto cartelle/multe con sanzioni esose a causa del posizionamento dei cartelli di “saldi” esposti nelle vetrine dei negozi, perché non dichiarati o con misure non regolamentari Ora: posso comprendere la tassa sull’occupazione del suolo pubblico, ma dover pagare una tassa su ciò che è posto all’interno di una proprietà privata come può essere una vetrina, è esagerato e rasenta il ridicolo come lo è la “tassa sull’ombra”. Qui invece si tratta di “tassa sulla pubblicità”: ma di che, di una scritta saldi? Dopo le iniziali proteste sulla vicenda da parte dei commercianti e delle due associazioni di categoria, la sindaca ha già detto che ascolterà le parti (un incontro ci sarà anche oggi, vedremo), ma questa tassa la vuole incassare. Punto. Ora: ai negozi che arricchiscono le vie, che le illuminano nelle stagioni invernali, che danno un senso di città accogliente, vi è la necessità di dare per forza ulteriori “botte in testa”? Il tessuto commerciale che sta resistendo in una città “morta”, senza tutele e senza aiuti pubblici, e creando posti di lavoro, andrebbe premiato, anzichè torchiato e penalizzato con mille gabelle.
Qui si torna alla “tassa sul macinato” per fare cassa, ma di questo passo il “pubblico” si mangerà il vitello nella pancia della vacca, e con quello il gradimento elettivo per chi sostiene e avalla queste scelte.
Voto: 2

 
Albero Natale Palazzo Rosso3) Alla sciatteria dei nostri amministratori comunali. La breve permanenza del povero albero con funzione di simbolo natalizio posto di fronte al decadente immobile comunale di Alessandria ha suscitato migliaia tra sfottò, commenti, ironia, persino insulti sui social network, e ha fatto il giro del web. Quella creatura vegetale mi ha fatto pena perché, anche se non perfetta, se chi aveva l’incarico di addobbarlo lo avesse fatto con un po’ di buon senso, buon gusto e volontà (voglia di lavorare), nulla sarebbe successo, e forse oggi se ne starebbe là in buona mostra fiero del compito che si apprestava a compiere: il rito della tradizione natalizia. Invece è stato allontanato da quel podio e sostituito con un perfetto albero sintetico, sicuramente già decorato con buona pace di chi ne aveva il compito. La sindaca, dopo gli sfottò e resasi conto della figura ‘barbina’ ha chiesto scusa e promesso che i responsabili saranno individuati e sanzionati. Lo spero, e quanto ha promesso lo mantenga perché vi è il rischio che quel modo di lavorare venga applicato in altre situazioni molto più importanti dell’addobbo di un albero natalizio. Qui si tratta di negligenza nel fare il proprio lavoro e c’è da chiedersi chi sono queste “aquile” incaricate dal Comune che hanno partorito tale oscenità. C’è pure da chiedersi se si doveva muovere il popolo del web, con le sue aspre critiche, per accorgersi di quanto accadeva di fronte alla “casa” dei cittadini di Alessandria, luogo dove sindaca, assessori, direttori, funzionari decidono il male o il peggio per la città: il bene ci ha abbandonato da tempo. Un pensiero al povero albero, anche lui avrebbe diritto alle scuse per ogni sbeffeggio ricevuto non per colpa sua.
Voto: 2.