Ravetti: “Sanità piemontese da riformare, ma resterà a centralità pubblica: ad Alessandria da ripensare anche le strutture”

Ravetti nuovaAffrontare i nodi irrisolti per molto tempo, mantenimento della centralità della Sanità pubblica e specializzazione nell’erogazione dei servizi. Questi i principi enunciati dal Consigliere Regionale Domenico Ravetti, presidente della competente Commissione Sanità, nel corso dell’incontro pubblico con i sindacati e con i vertici di Asl e Aso sul futuro della sanità piemontese, tenutosi giovedì pomeriggio ad Alessandria.

In altra occasione Ravetti aveva espresso la sua non pregiudiziale negatività rispetto all’idea di un nuovo grande ospedale da costruire nei pressi di Alessandria, ma con competenze e ‘appeal’ per almeno due province. Quello dovrebbe essere il fulcro di una rivoluzione che ha nell’attenzione alla spesa, nel recupero e potenziamento delle strutture e nella qualità del servizio i momenti più efficaci e di concreta realizzazione.

Ma diamo la parola direttamente a Mimmo Ravetti.

 

Mercoledì lei ha fatto un intervento all’incontro pubblico sulla “SituazioneSanità tagli sanitaria in Piemonte”. Quali sono le questioni che ha messo in evidenza?
Ho voluto ricordare che il Piemonte è l’unica Regione del nord Italia costretta al piano di rientro insieme ad altre nove del centro e del sud. Il piano di rientro è dovuto al fatto che per anni, troppi anni, in Piemonte sono stati erogati servizi senza badare al principio della sostenibilità economica degli stessi. Tutte le forze politiche e l’intera comunità scientifica sono concordi sul fatto che il cambiamento del sistema è non più rinviabile. La riforma avviata porta con sè alcuni inevitabili problemi che meritano soluzioni per ora non ancora praticate, ma sarebbe stato da irresponsabili stare fermi per altro tempo.
WelfareSecondo la sua opinione è ancora possibile un “welfare” sanitario come quello a cui siamo stati abituati, e che è stato il frutto di più interventi migliorativi a favore dell’insieme della popolazione, o saremo sempre più di fronte ad una forte differenziazione fra sanità privata e sanità pubblica, con una progressiva dequalificazione di quest’ultima?
Sono convinto che il welfare Sanitario nel futuro dovrà mantenere un forte profilo pubblico per garantire diritti e uguaglianza a prescindere dalle disponibilità economiche dei cittadini. Se la sanità pubblica sarà forte potrà programmare gli spazi di azione anche per la sanità privata in regime complementare, non concorrenziale.

 

Ci sono molti “centri ospedalieri” grandi, medi e piccoli nella nostraOspedale Alessandria 2 provincia (e in quella a noi, a quanto pare, collegata – di Asti). Come pensa dovrebbe essere la nuova “geografia” della Sanità delle due province? Mantenendo tutte le tipologie di servizi o provvedendo a specializzazioni ed “eccellenze” su cui puntare?
Ciò che dovrebbe interessarci per il futuro è l’analisi delle esigenze dei cittadini e le relative risposte. L’ospedale del futuro ospiterà la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica e la formazione del personale per trattare le acuzie. Se questa è la prospettiva, e lo è, dovremmo interrogarci, come hanno iniziato a fare in molte parti del Piemonte, sull’opportunità di realizzare edifici adeguati ad affrontare le nuove sfide per la salute. Solo così potremo organizzare un trasporto pubblico locale compatibile e riformare il 118 per salvare le persone nelle fasi di urgenza. Sui territori invece si investirà sulla prevenzione e sulla continuità assistenziale per una popolazione che fortunatamente tende ad invecchiare ma, proprio per questo, diventa pluripatologica e necessariamente più costosa per l’intero sistema.

Pier Luigi Cavalchini