Una lunga controversia ha preoccupato per anni numerosi comuni dell’acquese per la vicenda della discarica e del bio-digestore, mai costruiti, di Gavonata di Cassine e di Acqui. Il CARSU (il vecchio consorzio per lo smaltimento dei rifiuti, ora in liquidazione), di cui il Comune di Acqui deteneva il 47% delle azioni, fu citato in giudizio come responsabile della mancata costruzione e, inizialmente condannato a pagare 4,8 milioni di euro.
L’azione legale fu intrapresa perché i Comuni decisero, tramite una votazione, di revocare il contratto alla società RT Ferrero, sulla base di motivazioni politico-amministrative che hanno ritenuto inadeguati gli impianti previsti nel progetto destinati allo smaltimento del rifiuti.
Dopo un passaggio in Cassazione nel 2013, il faldone è arrivato nelle mani della Corte d’Appello di Torino, che giovedì 19 novembre ha definitivamente dichiarato il Consorzio non responsabile dello stop avvenuto ad inizio lavori. <<Finalmente, dopo 19 anni di attesa, il Comune di Acqui e gli altri 27 comuni del consorzio hanno avuto buone notizie per quanto riguarda il risarcimento; – interviene Ottria, Consigliere regionale PD – posso dirmi assolutamente soddisfatto del risultato raggiunto con questa sentenza che ha riportato equità nella vicenda>>.
<<Grazie alle scelte operate negli anni da parte delle amministrazioni coinvolte, che non hanno ceduto a tentativi transattivi maldestri o a patteggiamenti, e dall’ottimo lavoro del liquidatore Avv. Cuffini – continua Ottria – si è finalmente fatta giustizia rispetto alle buone ragioni rappresentate dalle amministrazioni pubbliche.>>
La motivazione della Corte chiarisce che il Consorzio non ha avuto alcuna responsabilità nel mancato ingresso dei mezzi nell’area di Bosco delle Sorti, sito individuato per l’opera, poiché furono i cittadini a presidiare il perimetro negando ogni tipo di tentativo di conciliazione.