Chi non apprezza il verde non sa quello che perde, una frase che fa anche rima e rende bene l’idea di quello che succede a chi non apprezza il verde e quindi l’ambiente e la natura che ci circonda. Il verde e in particolare le piante fanno ombra ristoratrice nella calura estiva, accolgono nel loro grembo gli uccelli che li scelgono anche per fare i nidi e perpetuare la loro specie e rappresentano uno dei migliori antidoti contro l’inquinamento che opprime sempre di più le nostre città, provocando problemi a volte anche gravi alle persone anziane e ai bambini.
Il consumo selvaggio del suolo in atto da decenni nel nostro paese (e nella nostra città) sta provocando gravi squilibri all’ecosistema con conseguenze sovente drammatiche, come più volte abbiamo appreso dai media quando succede una catastrofe ambientale, dove va detto che la responsabilità è sempre degli uomini e non della natura. Per quanto mi concerne sono da sempre un amante della natura, forse perchè ho la fortuna di risiedere da tempo in un quartiere nel quale i criteri costruttivi dell’epoca concedevano molto spazio al verde e in particolare agli alberi, che nel tempo sono cresciuti e diventati alti sino a superare in molti casi i palazzi e questo mi ha fatto capire quanto gli stessi siano importanti per migliorare la qualità di vita delle persone che ci abitano.
Ancora oggi faccio molta fatica a comprendere chi in passato (all’epoca per motivi di lavoro ero sovente assente per lunghi periodi) nel condominio dove risiedo ha preteso e ottenuto di far potare, anzi tranciare, un acero maestoso che era arrivato al quarto piano, con una motivazione assurda: “Quando ci affacciamo alla finestra non vediamo più i palazzi di fronte” evidentemente uno dei tanti amanti dei palazzi con vista sulla tangenziale…
Purtroppo al mio rientro da una trasferta i giochi erano fatti, la pianta (all’epoca il condominio si avvaleva di un giardiniere incompetente che si è reso complice dello scempio) era stata mutilata e arrivava a malapena al secondo piano.
Sono passati parecchi anni da quel fatto, ora l’acero dopo avere rischiato di morire, con molta fatica è arrivato al terzo piano perciò questa volta non permetterò mai più a nessuno di toccarlo, salvo potature periodiche necessarie per farlo crescere sano e robusto.
Pier Carlo Lava – Alessandria