Ciao Vov: in ricordo di Bruno Tomasetti

Buzzi Maurodi Mauro Buzzi

 
Ho vissuto 15 anni in CGIL, per poi tornare “in produzione”, come dicono i sindacalisti, cioè tornare al mio originario posto di lavoro da cui ero in aspettativa nel 2010.

In questi 15 anni ho avuto, tra le altre, la fortuna di incrociare la mia esperienza con Bruno Tomasetti, il partigiano Vov (foto in basso).
Lui, nonostante fosse già in pensione, era il factotum della Camera del Lavoro: si occupava delle piccole manutenzioni e, da buon pensionato, sorvegliava i cantieri di ristrutturazione.

Era proprio come se fosse la sa seconda casa, la Camera del Lavoro, se gli capitava di sostituire una maniglia potevi essere certo che conservava le viti. Nei suoi armadietti c’erano decine di scatoline con viti, bulloni, dadi, guarnizioni, di ogni foggia e misura che venivano dal palazzo di Via Cavour e da quello di Via Parma. La storia della Camera del Lavoro del dopoguerra conservata in scatoline di farmaci.

Ma anche nella sua vivida memoria: era l’unico a ricordare che nei locali di Via Cavour, subito dopo la guerra era stata adibita una mensa per i poveri e i senza tetto di cui ho trovato traccia solo in un numero del Piccolo d’antan.

Una delle ultime cose che mi è capitato di fare in CGIL , nel 2010, è stata di premiareVov Bruno per la sua lunga militanza. In quella occasione traccia sinteticamente il suo profilo, che vorrei riproporre qui, per raccontarlo come l’ho raccontato allora, nel pieno dei suoi 84 anni:

“A 16 anni sale sugli appennini tra la provincia di Alessandria e di Genova e abbraccia la lotta partigiana. Il suo nome di battaglia è Vov a opera nella zona di Olbicella e della Benedicta con la Brigata Olivieri della Divisione Mingo.
Il suo nome di battaglia gli è stato affidato per caso: davanti a una piola c’era un posacenere pubblicitario. Quello è lo spunto.
Il 3 marzo 1947, come ama ricordarci, entra alla Borsalino e si iscrive contemporaneamente alla CGIL.

Comincia la sua attività sindacale nel consiglio dei delegati della Borsalino (la fabbrica storica di Alessandria) al reparto macchinette, che veniva definito “il Cremlino”.
Alla fine degli anni 70 Tomasetti viene distaccato alla FILTEA dove continua ad occuparsi delle “borsaline” come venivano chiamate le operaie della fabbrica di cappelli e dove si specializza anche nella gestione delle vertenze individuali.
Specializzazione che lo porta poi, ad essere uno dei primi operatori dell’Ufficio Vertenze provinciale quando, nei primi anni ’80, fu deciso di costituirlo anche allo scopo di sostenere le zone.

Per Bruno non erano possibili compromessi sui diritti dei lavoratori. Una mezza parola in tal senso da parte del datore di lavoro (“il padrone”) era una offesa per il sindacato e per il lavoratore.
La sua abnegazione e la sua testarda integrità morale erano un esempio alle generazioni di sindacalisti che gli sono succeduti.

E’ rimasto storico un aneddoto: un “padrone” pasticcere, conclusa una vertenza aveva pensato di regalare un vassoio di pasticcini agli operatori dell’Ufficio Vertenze. Lui, scandalizzato, lo caricò sulla canna della sua inseparabile bicicletta e lo riportò al mittente dicendo: “grazie lo stesso ma non ci provi più”.

La CGIL è la sua casa e la sua dimensione di volontariato genuino. Non ha mai accettato nessuna forma di compenso, ancora oggi, a 84 anni il partigiano Vov sposta le sedie e i mobili della Camera del Lavoro, cambia le serrature, raccoglie e conserva le bandiere, indica i lavori che sono da fare. L’unico compenso: tutti i funzionari della Camera del Lavoro sono iscritti all’ANPI.

Ma non solo questo. Non risparmia di ricordarci quotidianamente quale è il nostro mestiere, la nostra “mission”, la difesa dei diritti dei più deboli. I lavoratori, gli immigrati. Se in una nostra manifestazione non vede la bandiera della pace non risparmia critiche.
E’ schivo e non cerca ne lo ha mai fatto riconoscimenti. Quando gli abbiamo detto vieni a Torino che vorremmo consegnarti una pergamena ci ha risposto: “cosa ci vengo a fare? Torino l’ho già vista.”

Ogni tanto ti guarda dai suoi occhiali e ti sorride. Se sei nelle sue corde ti fa vedere le tre tessere che conserva sempre nel suo portafoglio: PCI, ANPI, CGIL anni 1945, 1946, 1947. Diceva la pubblicità del Vov “è una sferzata di energia”. Così è per noi incontrare Bruno nei corridoi della Camera del Lavoro di Alessandria.”

Non lo si potrà più incontrare nei corridoi della Camera del Lavoro, né incrociarlo sulle strade degli appennini dove macinava settimanalmente centinaia di chilometri in bici. Ma nessuno potrà portarlo via dalla nostra memoria. Ciao Vov.