Spettabile redazione,
ho appreso dai mezzi di informazione http://icittadiniprimaditutto.blogspot.it/2015/11/simone-bigotti-invito-cena-beneficenza.html che il Comune di Borgoratto, in collaborazione con LILT, organizzano Venerdì 6 Novembre CAMPAGNA NASTRO ROSA 2015 che si concluderà con una cena di solidarietà: il ricavato della serata sarà devoluto a LILT sezione di Alessandria. Il menù della cena prevede: sformato di cardi con fonduta, cipolle ripiene (di CHI o di CHE COSA?), risotto alla toma con pere al vino rosso, tacchinella al forno con patate.
A prescindere dal fatto che declino ogni invito enogastronomico che preveda cibo animale perché considero gli animali esseri senzienti anziché ingredienti, in questo caso sono rimasta stupefatta dal tipo di menù soprattutto per lo scopo dell’evento: combattere i tumori femminili.
Sono ignorante di scienza medica oncologica quindi ho fatto ciò che una persona ignorante (ma curiosa) di un argomento dovrebbe fare: informarsi. Tralasciando i siti che si occupano di nutrizione vegan, per non essere considerata faziosa, ho visitato alcuni siti web competenti in materia di tumori femminili e consiglio di riflettere sulle informazioni date.
Qui si parla di grassi animali http://www.tumorealseno.info/html/cnt/it/fattori_modificabili.asp “Fattori di rischio per tumore al seno (…) Uno studio in pazienti in cui il cancro al seno era stato appena diagnosticato mostra il loro schema nutrizionale come caratterizzato da una dieta a (molto) basso consumo di cereali, verdure, frutta und pesce e da un elevato consumo di carne e di carne lavorata (…) i grassi alimentari possono influenzare il rischio di cancro al seno.”
Qui si parla di formaggio http://www.italiasalute.it/news.asp?ID=934 “Tumore al seno, meglio evitare il formaggio. I prodotti caseari aumentano il tasso di mortalità. Il consumo di prodotti caseari ad alto contenuto di grassi aumenta il tasso di mortalità nelle donne che hanno subito una diagnosi di cancro al seno. A scoprirlo è una ricerca del Kaiser Permanente pubblicata sul Journal of the National Cancer Institute. Gli scienziati hanno condotto per la prima volta uno studio atto a segnalare il nesso fra regime alimentare con alto apporto di grassi derivanti da prodotti caseari e sopravvivenza a lungo termine a seguito di diagnosi di cancro al seno. I ricercatori hanno analizzato un gruppo di donne con diagnosi di cancro al seno ai primi stadi fra il 1997 e il 2000. Le donne che consumavano quantità maggiori di prodotti caseari mostravano anche una maggiore mortalità, sia per cause legate al tumore che per cause generali. Nello specifico, chi consumava una o più porzioni al giorno di questi prodotti aveva anche il 64 per cento di probabilità in più di morire a causa del cancro nel corso dell’anno successivo.”
Anche qui si parla di formaggio http://www.eurosalus.com/malattie-cura/relazioni-pericolose-tra-formaggio-e-cancro-anche “Relazioni pericolose tra formaggio e cancro. (…) Lavori scientifici del 2002 e del 2003 hanno evidenziato che il consumo di prodotti lattiero-caseari e in particolare di formaggio, e lo sviluppo di cancro del testicolo sono direttamente correlati. Per chi come noi segue in diretta lo sviluppo della conoscenza tra alimentazione e malattia, non è troppo sorprendente. Questo lavoro non fa che riconfermare altri studi dello stesso periodo sul rapporto tra tumore del seno e assunzione di carne bovina, tra latte e tumore della prostata, tra latte bevuto nell’adolescenza e aumento dei tumori del testicolo in età adulta. Questi dati per altro sono poi stati confermati da una serie di lavori successivi, culminati nelle indicazioni espresse dalla 2^ conferenza internazionale della World Cancer Research Fund (WCRF) tenutasi a Londra nel mese di novembre 2007, di cui Eurosalus ha pubblicato numerosi resoconti. Per capire la relazione tra prodotti lattiero caseari e cancro, è importante un lavoro effettuato in Canada (Int J Cancer. 2003 Oct 10;106(6):934-41), che evidenzia anche come la medicina occidentale si affanni per cercare di dare una spiegazione al fenomeno. Ci aiutano di più i cinesi (Zhonghua Nan Ke Xue. 2003 Jun;9(3):186-90) che senza troppi timori parlano della loro forte statistica di aumento tumorale prostatico correlato al latte, mettendolo in relazione con i residui di estrogeni presenti in questo alimento, tanto diffuso nella nostra alimentazione. Si tratta di una relazione nota fin dal 1996, quando uno studio (Br J Cancer. 1996 Aug;74(4):657-60) ha segnalato che per ogni 200 ml di latte in più al giorno bevuti in adolescenza, si registrava un aumento del 30% nel numero di casi attesi di cancro del testicolo in età adulta. Ma la notizia è stata scarsamente divulgata. Sembra che il mondo accademico classico abbia alcune regole precise di divulgazione per quanto riguarda il consumo di latte. Come se latte e formaggi “non potessero” per definizione fare del male! (…) A questi dati si aggiungono anche ricerche più recenti, effettuate in California (Tangvoranuntakul P et al, Proc Natl Acad Sci U S A. 2003 Oct 14;100(21):12045-50. Epub 2003 Oct 01), che spiegano come l’acido sialico, presente regolarmente negli animali, quindi anche nel latte e nella carne rossa di manzo o vitello, ma non nell’uomo, si trova ad essere presente (e poi ad agire) negli esseri umani con possibili effetti tumorali (…)”
Non saranno certo una porzione di tacchinella, una di toma, una di fonduta e una di ripieno (di chi CHI o di CHE COSA?) a provocare il tumore di chi parteciperà alla cena ma il messaggio salutistico che si dà con quel menù è preoccupante, come è preoccupante la mentalità granitica del Comune di Borgoratto che organizza continuamente appuntamenti gastronomici “solidali” a base di cibo animale e ancor più della LILT che dovrebbe dare un esempio integerrimo di come nutrirsi ma forse cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte mirando ad avere una grande partecipazione a tavola… accontentando tutte le bocche e raccogliendo tanti bei soldini.
A prescindere dal fatto che non farò beneficenza alla LILT finché la LILT non avrà dichiarato ufficialmente di fare ricerca scientifica senza sperimentazione animale, la mia partecipazione a questa cena è da escludersi per motivi salutistici ma soprattutto etici: non si aiutano gli esseri umani massacrando quelli non umani. Tacchinella, mucca e vitello hanno diritto alla vita: risparmiamogliela almeno nelle cene di solidarietà offrendo cibo vegan, biologico, a kilometro zero, equosolidale, dando un segnale di solidarietà verso l’ambiente tutto: umano, animale e vegetale.
Cordiali saluti.
Paola Re – Tortona (AL)