Ponti di vista

Soro Bruno 1di Bruno Soro
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“E i salici schierati,
Che guardano incantati,
Passare, calmo e lento,
Il gran fiume d’argento.”
Emma Monti, Sul Tanaro una mattina d’aprile, Stamperia Tallone, Alpignano, 1965

 

Mi ero ripromesso che non sarei più ritornato sul tema della sicurezza della città di Alessandria dalle esondazioni del Tanaro. Tuttavia, in prossimità della ricorrenza della disastrosa alluvione del 6 novembre 1994, un bell’articolo di Piero Bottino su La Stampa di sabato 17 mi induce a qualche riflessione. In quell’articolo, che sembrerebbe suggerito dalla pervicacia e dalla competenza della dott. Gianna Calcagno, l’ing. Carlo Condorelli, responsabile dell’AIPO sede di Alessandria, si compiace per l’ultimazione dei lavori per la sicurezza della città dalle esondazioni del Tanaro – lungo le direttrici stabilite dal Piano Stralcio 45 dell’Autorità di Bacino del Po (PS-45) -, e lamenta nel contempo la presenza sul greto del fiume di centomila metri cubi di sabbia e limo: una massa di detriti che, in assenza di possibili utilizzatori privati per via della crisi dell’edilizia, richiederebbe la disponibilità di un sito nel quale si potesse stoccare. Condorelli lamenta infine la mancata realizzazione delle casse di laminazione della piena.

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All’epoca in cui il PS-45 fu approvato, l’attraversamento del Tanaro era assicurato dalla presenza di tre ponti: a) il ponte della ferrovia, la cui ostruzione è stata la maggiore concausa dell’alluvione (la causa essendo la “bomba d’acqua” caduta in tre giorni su tutto il Piemonte); b) lo storico ponte della Cittadella (storico nel senso che la sua presenza è legata al collegamento del centro cittadino con la Cittadella); c) il ponte Forlanini (che lungo la strada per Valenza consentiva un facile l’accesso alla struttura del Borsalino).

Oggi tutti e tre quegli attraversamenti sono stati demoliti, due di essi, il ponte della ferrovia e il ponte Forlanini sono stati subito ricostruiti, con arcate più larghe il primo (da 12 a 24 metri), e con sole tre arcate il secondo. Nello stesso tempo, nel 2001 è entrato in funzione un nuovo ponte, il Tiziano, costruito appositamente per consentire l’abbattimento del ponte Cittadella, rilevato che sembra in grado di sbrogliare il traffico meglio di quanto non accadesse con la sola presenza di quest’ultimo. Al posto del vecchio ponte della Cittadella sta per essere ultimato il nuovo manufatto progettato dall’architetto americano Richard Meier: una scelta voluta in allora dal Sindaco Calvo, a testimoniare il desiderio di rinascita della città nel dopo alluvione. Prescindendo da ogni giudizio (o pregiudizio) sulla bellezza architettonica del nuovo ponte (il bello e il brutto sono giudizi soggettivi), questa scelta appare oggi del tutto sganciata sia dal problema della sicurezza dalle esondazioni del Tanaro – fatta salva la questione della soglia di cui si dirà in seguito, per ottenere quel margine di sicurezza in più sarebbe bastato l’abbattimento del vecchio ponte – che da quella della circolazione.  Ciò in quanto la realizzazione del secondo lotto della tangenziale ha comportato la costruzione di un nuovo ponte sul Tanaro, un rilevato che consente di raggiungere l’ingresso dell’autostrada senza dover attraversare la città, per cui il traffico sul Tiziano risulta alleggerito. Ad oggi, quindi, gli attraversamenti sul Tanaro sono saliti a cinque, rispetto ai tre di prima dell’alluvione.

Con riguardo al problema della sicurezza dalle esondazioni del Tanaro, stando quantomeno alle indicazioni fornite dall’AIPO nelle Relazioni sui risultati delle prove sperimentali condotte nel novembre del 2009 e nei primi mesi del 2010 con la realizzazione del modello fisico a fondo fisso e mobile costruito nel laboratorio di idraulica di Boretto (Re), la presenza dei cinque ponti non costituirebbe un pericolo. Salvo il fatto che la presenza della soglia sotto il ponte Meier, che riduce l’effetto erosivo delle acque del fiume che in assenza della soglia potrebbe compromettere la stabilità sia dei piloni dei due ponti a monte che delle nuove arginature, ha favorito, rallentando il deflusso delle acque, l’intasamento di una arcata del ponte Tiziano e la formazione della massa di detriti di cui all’articolo su La Stampa.

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Peraltro, e per inciso, andrebbe sottolineato che i risultati del modello a fondo mobile, avente lo scopo “di accertare la capacità di deflusso del Tanaro nel tratto Alessandrino prima e dopo la rimozione del Ponte della Cittadella”, ancorché “utilizzati per il dimensionamento definitivo delle opere di messa in sicurezza del nodo di Alessandria”, non sono stati resi noti. In questo contesto, dunque, in presenza di una piena straordinaria sul tipo di quella del 28 aprile 2009 (che ha portato alla decisione di abbattere il vecchio ponte della Cittadella) il restringimento dell’alveo del Tanaro comporta un sensibile aumento del rischio di esondazione.

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Ci si chiede dove siano finiti tutti quei fautori della sicurezza i quali, richiedendo a gran voce la realizzazione di quel sistema di casse di laminazione a monte di Alessandria (di cui allo “Studio” dell’ottobre 2006 coordinato dal prof. Andrea Rinaldo, effettuato per conto dell’AIPO e presentato in un Consiglio Comunale aperto durante il mandato del Sindaco Mara Scagni), si opponevano all’abbattimento del ponte della Cittadella. Viene da pensare che il tema della sicurezza della città dalle esondazioni del Tanaro interessasse assai poco, e che fossero mossi unicamente dalla voglia di combattere una battaglia, peraltro già persa in partenza. Quanto meno da quando, nel gennaio 2002, l’Autorità di Bacino del Fiume Po ebbe a contestare il Ministero per i Beni e le Attività Culturali in merito al fatto “che il tratto urbano del fiume Tanaro è stato oggetto (…) di due recenti approfondimenti specifici i quali hanno confermato l’inadeguatezza della struttura e la necessità del suo adeguamento”. Ora che il vecchio ponte della Cittadella non c’è più, il restringimento della portata del Tanaro e il rischio che questo comporta pare non interessare più a nessuno. La Commissione all’Ambiente del Comune, ad esempio, non ha nulla da dire? Un silenzio assordante che potrebbe dipendere dai “ponti di vista”.