di Dario B. Caruso.
Ma non era a febbraio? mi chiede Marco davanti al caffè postprandiale.
Esatto – dico io – ma questa è un’edizione speciale che vuole valorizzare nuovi talenti. Non ci sono big.
La regìa si è data un gran da fare; ha lavorato per due anni ma il risultato è stato davvero strabiliante: trasmissioni a reti unificati nelle ore di maggior audience.
Peccato che la pubblicazione dei dati Auditel sia stata sospesa, ci tocca attendere novembre ma a quel punto saremo informati su quanti milioni di utenti in Italia (e chissà quanti nel mondo) abbiano assistito a questo spettacolo. È il vantaggio di pagare un canone.
La telecamera prevalentemente fissa.
La qualità dell’immagine discutibile.
Forse a causa della spending review… – dice Marco.
Credo che sia una scelta, un taglio voluto da chi ha curato la fotografia… – propendo io.
I protagonisti sono volti ignoti del panorama mediatico. Ed è proprio questo il bello della nuova edizione: che tutti possono partecipare.
Occorrono doti particolari ma alla portata di tutti.
Ad esempio tu, Marco, sai girare disinvoltamente con i mutandoni ascellari e un badge in mano? Guarda che lo stesso può fare tuo figlio, naturalmente con discrezione poiché è un minore. Ma si sa: buon sangue non mente. Come? Non sai cantare?! Quello non è un problema… se non sai cantare è preferibile. La discrezione viene prima di tutto. Se qualcuno avesse cantato, questa strabiliante edizione non si sarebbe potuta realizzare. E poi immagina il giro di affari che tutto ciò comporta: migliaia di euro per centinaia di persone moltiplicati per ogni mese di impegno contrattuale! Non escludo che questa pianificazione così accurata possa essere inclusa nel nuovo Jobs Act, anche se parte da molto più lontano.
Mi piacerebbe andare a Sanremo – dice Marco.
Perché sprecare tempo? Vedrai che il Festival lo organizzeranno anche a Savona. E in molte altre città italiane. Basta solo aspettare… siamo a un tiro di schioppo.