di Tony Frisina
Osservando le più antiche cartoline raffiguranti i Giardini Pubblici di Alessandria (siamo intorno al 1900), i miei pensieri corrono subito al ricordo di luoghi magici visti in questa città; cortili che nascondono meravigliosi giardini privati. Penso a lussuose dimore, rammento ville antiche (del circondario) abitate da persone dotate di uno spiccato gusto estetico.
I giardini di queste abitazioni sono sempre in sintonia con la bellezza e con lo stile del palazzo che li ospita. In poche parole, il gusto raffinato di chi abitava (e ancora abita) in luoghi prestigiosi era tale per cui, oltre alla costruzione dal grande effetto scenografico, spessissimo erano di livello eccelso – ed in perfetta armonia – anche i mobili, gli arredi ed il relativo giardino.
Ecco, i Giardini Pubblici di Alessandria all’inizio del secolo scorso erano così (come quelli privati, per intenderci) e molte antiche cartoline lo dimostrano. Ogni fotografia rappresenta un angolo apparentemente incontaminato e si ha quasi l’illusione di osservarlo da uno spiraglio tra il muro ed un cancello o da una breccia nel muro di cinta…
È un mondo che sa di mistero, di malìa. È uno sguardo nostalgico su un angolo di mondo tanto bello da sembrare mai esistito, così elevato esteticamente da apparire soltanto sognato.
I nostri Giardini erano proprio così, erano un incanto, un sogno… e oggi, per godere ancora quell’aura onirica che li circondava, dobbiamo ricorrere (soltanto) alle immagini del tempo passato… a quelle poche fotografie arrivate fino a noi, custodite per oltre un secolo in soffitte polverose.
La cartolina di oggi ci regala i giardini con il loro carico di fascino e di mistero. Ci offre in visione un luogo fatato, un posto relegato ormai in un lontano spazio del tempo passato. Quasi una reliquia. E proprio in virtù di quest’ultima affermazione a quei tempi era ancora lontana pur soltanto l’idea di poggiare un piede sul manto erboso. A quell’epoca nessuno si sarebbe assolutamente permesso di fare una cosa del genere!!! Non certamente per timore di contravvenzioni ma per puro senso civico.
Le mamme con i bambini erano al sicuro da ogni pericolo (anche) in questo angolo di città, inoltre – per fortuna di quei concittadini – erano ancora lontani i tempi in cui gentaglia arrogante e di dubbia moralità si sarebbe trovata proprio in questi luoghi per mercanteggiare stupefacenti alla luce del sole o dei lampioni. Era impensabile vedere derelitti stravaccati sulle panchine per dormire o per smaltire sbornie e altro ancora. Non c’erano telecamere di sorveglianza ma vi garantisco – cari lettori – che nessuno poteva fare tutto quel che gli passava per la testa.
Questa cartolina risale all’inizio del 1900, se non addirittura alla fine dell’Ottocento; purtroppo non è possibile conoscere il nome del fotografo.
Il soggetto che proponiamo è stato realizzato per conto della ditta A. Colombo.
Su alcune diverse cartoline di questo stesso Editore si può leggere Cartoleria Alberto Colombo ed inoltre, sul verso di altre ancora si trova la scritta Ediz. Ris. Colombo Alberto. Per la cronaca, esistono oltre duecento tipi diversi di cartoline stampate per conto di questa attività commerciale.
È possibile sostenere che il soggetto oggi proposto sia qualitativamente di ottimo livello; è di ottima qualità il cartoncino utilizzato per la produzione e risulta essere eccellente anche la qualità di stampa. Erano ancora molto lontani i tempi dell’autarchia e della crisi nazionale che avrebbe poi portato, parallelamente, ad un decadimento qualitativo di questi interessanti oggetti cartacei.
Purtroppo non posso raccontare ricordi personali che mi vedono protagonista di giochi o di marachelle in questo angolo di città.
Un’ultima cosa; attraverso i ricordi di vecchi alessandrini si scopre che questo luogo era anche chiamato la montagnola e che – in particolare la notte – questa zona era frequentata da omosessuali. [1]
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[1] Il poeta dialettale Sandro Locardi raccontava che un tempo in questa città l’espressione dialettale òm da muntagnola (uomo da montagnola) significasse – appunto – essere omosessuale. La frase poteva essere rivolta scherzosamente ad un amico (anche se eterosessuale) o poteva essere un pesante dileggio nei confronti di chi avesse realmente certe tendenze. Un tempo – e questo atteggiamento non lo condivido – non si era troppo tolleranti nei confronti di certe minoranze.