Oggi 01/9 /2015 sulla Stampa un articolo a pag 22 dell’economia recita: Enel Green Power investe in Brasile seicento milioni in energia solare e… sarà il più grande operatore fotovoltaico nel paese latinoamericano.
Considerazioni secche: perché non lo ha fatto in Italia? Sarà un beneficio reale per i brasiliani? Cosa ne ricaviamo ragionandoci? Vediamo che la questione è sempre di più … il mondo che vorrei anche in senso energetico!
Ormai i Verdini (che investiva sull’eolico in Sardegna e per cui è inquisito) e i rappresentanti di grandi gruppi industriali, da cui non sfuggono grandi major come Enel ed ENI, ci hanno abituati ad una attenzione doppia, perché per loro l’importante è il margine, il guadagno, le quote di mercato che con investimenti nelle energie verdi diventano business importanti.
Non lo fanno perché credono nello sviluppo sostenibile dell’energia, ma solo perché è una delle porzioni di mercato che la politica dei partiti nazionali ed europei libera relativamente da concorrenza, almeno sino a qualche anno fa. E qui la politica è molto importante, aiuta a marcare tracce di incentivi, a superare scogli giuridici e amministrativi (molto più difficili per chi non si attrezza delle piccole società di competenza). Mi si ribatterà che lì in Brasile il paese del sole, il solare ….da buona efficienza e rendimento (vero).
Ma questa produzione è inserita in un piano nazionale brasiliano di sviluppo dell’energia? Io confesso non lo so e mi fermo a sollevare solo dubbi perché ho un parallelo con l’Italia che invece un po’ conosco.
Ritorno con un esempio: dati di Lega Ambiente della provincia di Alessandria dimostrano che nel 2013 la produzione di energia elettrica tramite fotovoltaico e biomasse e piccole quote di idroelettrico hanno superato in quantità il fabbisogno elettrico della zona stessa.
Significa che la qualità dell’aria e dell’ambiente è migliorata? Significa che gruppi di cittadini hanno avuto benefici economici sul costo delle bollette, hanno migliorato i loro servizi elettrici? NO!
Le grandi industrie e per assurdo anche alcune come quelle citate, di stato o legate ad esso da vincoli, hanno tutto interesse a non attuare, a premere come lobby sulla politica attuale per non avere un vero piano energetico nazionale, perché non siano fissate le linee guida di sviluppo almeno con obbiettivi e scopo finale. . Il mercatoIn questo bailamme di confusione e retorica verde, si presentano come un risparmio energetico, forme come il teleriscaldamento come la miglior iniziativa possibile, la finanza tramite la Borsa e gli incentivi concessi a vario titolo, con il controllo della politica che guida e apre possibilità di incentivazioni nazionali o europee, sono la tomba di ogni iniziativa anche tecnica, verde e sostenibile. Se la rete Enel non è fatta per utilizzare l’energia prodotta e mentre paga il produttore che gliela vende (che riceve anche sovvenzioni varie) tutti i costi di questo spreco di inutilizzo, chi li paga? Il cittadino qualunque, ignaro di ogni spiegazione, la cui bolletta energetica, che colpisce ovviamente anche le aziende ancora produttive, non vede nessun beneficio concreto. Non diminuisce. Un po’ come il petrolio che anche se diminuisce il prezzo al barile, non cambia di molto (tramite accise, ecc) il costo alla colonnina di distribuzione. Morale, tanti si riempiono la bocca di energia sostenibile, ma poi in politica i partiti ( destra, sinistra e centro) si spartiscono le quote e non costruiscono vere occasioni di sviluppo. Anche le energie sostenibili sono nel mercato internazionale, usate per togliere sovranità alle persone, per sprecare risorse senza un vero sviluppo perché questo crea vantaggi per pochi. La risibile scelta dell’Enel Green di investire soldi in un altro paese invece che sviluppare autonomia da noi, in Italia, come l’Eni che per aumentare estrazioni petrolifere in paesi africani investe 50 miliardi di euro sono la rapina che non si è mai fermata in Italia e nel mondo, delle popolazioni senza voce.
Sono la dimostrazione che il mercato quando si parla di grandi gruppi industriali, viaggia ben lontano dal benessere, che quelle enormi somme dovrebbero rappresentare. Sono il segno di corruzione dei governi, di furti delle risorse in casa d’altri e della mancanza di senso etico e buon senso tecnico nelle scelte dei governi. Di riflesso, dei grandi manager industriali che si autocostruiscono le loro fortune con stipendi incredibili e offensivi. Qui siamo tempestati mediaticamente dai vari Chicco Testa casualmente messo in posizioni di rilievo dal partito di maggioranza, che ci spiegava, quanto meno costava l’energia nucleare ed era quindi preferibile, contro ogni logica economica e sociale di sicurezza. Da un articolo secondario su un giornale la storia degli anni presenti in Italia e nel mondo ci insegna che la cosa più seria è cacciare a pedate i tromboni che millantano competenze per vendere cose vecchie, oppure nuove ma nel vecchio modo gestite.
E’ una rivoluzione culturale di concentrazione e impegno sociale che deve crescere a partire dalla realtà Alessandrina. Il progetto del Teleriscaldamento non ha fondamento da nessun punto di vista lo si guardi ed è la negazione del vero rilancio che serve alla città martoriata di lavoro ed economia, di risparmio ed efficienza energetica. Far lavorare piccole imprese, spina dorsale dell’economia cittadina su progetti diffusi a seconda delle condizioni esistenti in ogni condominio o azienda per diminuire la necessità di produrre energia, rilancerebbe la vita sociale davvero, darebbe dignità e senso logico agli sforzi di molti progettisti, impiantisti, manutentori che invece con le proposte di Teleriscaldamento avrebbero accesso negato. La sovranità energetica è una cosa possibile per la gente comune, deve solo capire come scrollarsi di dosso zecche invereconde, senza idee e capaci di bugie gridate, illusioni vendute a chi non è neppure dato tutto l’insieme delle informazioni necessarie per capire.
Gianni Gatti – Alessandria