L’errore incombe sui bilanci di Palazzo Rosso [Le pagelle di GZL]

Comune Alessandria 3di Graziella Zaccone Languzzi

 

1) A chi? All’ERRORE. E a chi se no? E’ chiaro che, sulla stesura del Bilancio comunale alessandrino, non è stato esercitato il controllo necessario. Imperdonabile per chi ha apposto la propria firma sul documento finanziario comunale ritenendolo stilato a regola d’arte: al contrario vi era un errore di un “più” al posto di un “meno” ( non un punto o una virgola), che ha creato una buona differenza in peggio, sufficiente a sfasare il risultato. Mi chiedo se non sia una regola corretta leggere sempre e con attenzione ciò che si firma. Oltre a chi aveva il compito della verifica finale, a chi possiamo imputare l’errore? Al sistema contabile software o all’ufficio finanziario comunale? Come cittadino chiederei al responsabile di tale ufficio, a questo punto, di controllare l’intero bilancio per non trovarci di fronte ad altri errori, anche se da quel che si evince tale Bilancio, dopo le dovute correzioni, lo si fa andar bene così. Tutti possono sbagliare, umani e macchine, ma trattandosi di casa nostra e di fronte a tanta decantata superiore capacità ed infallibilità, gli errori sono poco digeribili. Su questa pagella però, offro un po’ di solidarietà all’assessore Giorgio Abonante: dopo la sostituzione di ben due assessori alla programmazione finanziaria, la sua non è una cadrega politica facile, e nel suo difficile ruolo lo immagino tra l’incudine e martello, unico tassello che alla fine sarà chiamato pubblicamente a risponderne. Domanda: ma chi glielo ha fatto fare, dopo due sostituzioni in quel ruolo? Nessun dubbio è sopravvenuto? Concludo con due frasi del poeta e filosofo Rabindranath Tagore sull’errore: “Se si chiude la porta a tutti gli errori, anche la verità resterà fuori” e il suo contrario: “Lasciate aperta la porta all’errore, solo così entrerà la verità”.
Voto: 2

 

2) Al Consigliere regionale Paolo Mighetti (M5S) per le utili informazioni fornite aMighetti nuova Corrieral sull’amianto che proviene dagli scavi per la realizzazione del Terzo Valico, e fatto viaggiare da una regione all’altra alla ricerca di un “buco dove seppellirlo”. Certe informazioni, se non vengono portate alla luce del sole da chi riesce a venirne a conoscenza, a noi popolino non arriveranno mai. Ho iniziato a gettar un occhio anche all’operato dei nostri consiglieri regionali; come sono impegnati in Regione, che hanno proposto ed ottenuto nell’ultimo anno etc. Il consigliere Mighetti, da solo o con altri colleghi, si è dato da fare parecchio, poi ovviamente ottime proposte possono avere l’ok oppure ‘cassate’: sono i voti della maggioranza che ne decidono il destino. Torniamo però all’amianto. Paolo Mighetti prende atto che i timori dei Comitati erano fondati perché di amianto nelle rocce di scavo ce n’è, ed è stato rinvenuto ufficialmente nel cantiere Finestra di Cravasco in Valpolcevera (GE) il 22 luglio, con trasporto nella prima metà di agosto nella parte nord della provincia torinese, a Torrazza Piemonte. Quindi l’amianto viaggia, sicuramente con tutte le precauzioni, ma perché “tombarlo” proprio in Piemonte che ha già discariche di amianto in funzione, e forse se ne dovranno impiantare nuove in un territorio che già soffre? E poi perché “tombarlo”? Perché sacrificare buona terra per ammorbarla per l’eternità di tale sostanza mortale? Sono stanca di ripetere le stesse cose da almeno quattro anni: la ricerca e la scienza hanno camminato e l’amianto si può inertizzare, a questo metodo si aggiungono studi dell’Università di Bologna con la scoperta che l’amianto si può smaltire col siero del latte. E ancora dall’università di Bologna studi aggiuntivi pubblicati il 15 giugno scorso evidenziano che altre sostanze naturali possono dare risultati definitivi . Al Consigliere Mighetti il compito di lottare per far eliminare le discariche di amianto esistenti sulla buona terra piemontese.
Voto: 8

 
Parco Eternot 41) Alle discariche di amianto e al Comune di Casale Monferrato che, amministrazione dopo amministrazione, non riescono a guardare più in là del proprio naso su questo argomento. Partiamo da un articolo dei giorni scorsi su CorrierAl, in cui l’assessore all’Ambiente Gioanola concludeva con questa frase: “«Daremo spazio a natura, servizi, innovazione, attività sportiva, ricreativa, ristoro e piccoli e grandi eventi. Un luogo sia di memoria sia di rinascita, costruito insieme alla città per la città”, riferendosi al Parco Eternot considerato futuro luogo di memoria e di rinascita. E fin qui nulla da dire per la creazione di un parco, quello che ritengo invece assurdo è pensare ancora oggi di tombare l’amianto in discariche e consegnare nel futuro ai nostri pronipoti dolore e morte nel momento in cui certe discariche verranno alla luce. Noi oggi lo celiamo sotto un tappeto con egoismo, senza pensare a chi ci sarà dopo di noi: sacrifichiamo buona terra e con costi pesanti, e come gli struzzi non valutiamo cosa offre ricerca, studi per rendere inerte tale sostanza mortale. Le discariche si sa sono un business, ma un business inaccettabile. Da una mappatura INAIL del 2013 sulle discariche di amianto (136 pagine molto interessanti da leggere per conoscere, perché l’amianto è un problema di tutti e perché l’unica fibra di amianto che non fa male è quella che non respiriamo) voglio riportare l’elenco di pag.11 delle malattie ‘asbeto-correlate’ riconosciute in Italia. L’amianto attacca un corpo umano in molte sue parti: asbestosi, placche ed ispessimenti pleurici, mesotelioma della pleura, pericardico, peritoneale, della tunica vaginale e del testicolo, carcinoma polmonare. Insomma mesotelioma in ogni parte del corpo. Nella pagella del Consigliere regionale Mighetti ho accennato cosa può sostituire le discariche: un po’ di visione più ‘a lunga gittata’ per tentare strade nuove pensando al futuro è possibile? Forse no! Siamo in italia.
Voto: 2