È notizia di pochi giorni fa che il Comune di Alessandria ha riattivato il servizio di bike-sharing affidando la gestione di 10 mezzi in comodato d’uso all’Ostello di Santa Maria di Castello. Sono andato a provarlo – con particolare gioia ho appreso di essere il primo utilizzatore del nuovo corso – per capire come funzioni, quali possano essere le sue applicazioni in futuro e, soprattutto, quale sia lo stato delle infrastrutture ciclabili ad Alessandria.
Una volta giunti all’Ostello, le pratiche per affittare un mezzo sono rapide. Oltre alle 10 biciclette comunali – dal costo di 3 euro per la mezza giornata e 5 euro la giornata intera – ci sono mezzi elettrici e, a breve, saranno disponibili anche delle mountain bike. La mia bicicletta è in buono stato, anche se occorrerebbe un po’ di manutenzione ai freni, al cavalletto e al parafango. È una classica bicicletta a canna bassa, con il cestello davanti ed è prontamente munita di caschetto e lucchetto.
Iniziata la pedalata, ci si rende subito conto di come il centro città non sia agevole per il transito delle biciclette. Per le vie principali che consentono l’accesso e l’uscita dal centro – Via Guasco, Via Dante, Via Mazzini, Via Cavour, Via San Giacomo della Vittoria e Via Trotti – bisogna procedere con molta cautela, tra qualche insulto da parte dei pedoni e tra colpi di clacson di qualche autista spazientito. Per non parlare poi di girare in Corso Roma e zone limitrofe, dove la convivenza con i pedoni diventa veramente difficile. Insomma, il centro storico manca delle infrastrutture ciclabili necessarie per la circolazione e i parcheggi per le biciclette sono ancora troppo pochi.
Le cose migliorano spostandoci verso la circonvallazione, percorsa totalmente da spaziose piste ciclabili immerse nel verde degli alberi. Certo, non mancano problemi come la scarsa segnaletica o la mancanza di rampe per la salita e la discesa dalle piste. Capita inoltre che la pista termini senza che si capisca dove ricomincia, e alcuni tratti necessitano di un nuovo manto, ma bisogna ammettere che questo percorso circolare, che cinge il centro storico, da Spalto Borgoglio a Spalto Gamondio passando per Spalto Marengo e Spalto Rovereto, è ben coperto. Inoltre è stata costruita una nuova pista ciclabile che collega Spalto Rovereto con Via Dossena, facilitando l’accesso al centro.
Le note più dolenti arrivano però spostandoci nelle periferie. Nel complesso, il quartiere Orti può sorridere: è dotato di ampie e nuove piste ciclabili che passano per l’università Amedeo Avogadro – dove c’è ancora la postazione con 17 paletti per le biciclette del vecchio servizio di bike-sharing – costeggiano il Parco Carrà e il Cimitero Comunale e si dipanano fino alla rotonda in direzione Valenza. Si nota però una certa ‘disconnessione’ tra il quartiere e il centro. Uno dei collegamenti principali è Via Guasco, ma, come detto, mancano le infrastrutture. Un vero peccato perché da questa via si accede, in chiave turistica, al museo del Ferro, a Palazzo Guasco, a Palazzo del Monferrato e a numerose chiesette.
Gli altri quartieri sono invece lasciati a se stessi. Non sembrano proprio rientrare all’interno di un quadro coerente nelle infrastrutture ciclabili. In Pista, l’unica “via ciclabile” è quella di Corso XX Settembre. A onore del vero, è un campo minato, un percorso letteralmente disastrato dove andare in bicicletta è veramente arduo, e dopo 50 metri ho dovuto desistere. Stesso destino anche al quartiere Europa, dove non si vede l’ombra di una pista ciclabile se non la nuova e ben curata pista di via San Giovanni Bosco che conduce al centro commerciale Panorama.
I ciclisti più svantaggiati, però, sono quelli che vivono in un quartiere molto popolato come il Cristo. Non una traccia o anche solo un accenno di pista ciclabile, nemmeno nelle strade più trafficate come Corso Acqui o Corso Carlo Marx. Il cavalcavia, l’infrastruttura principale che collega il Cristo al centro, non solo è sprovvisto di un passaggio ciclabile, ma il marciapiede stesso è stretto per i pedoni. Attraversarlo in bici è stato l’unico momento nel mio giro di due ore in cui mi sono affidato ai santi per la mia incolumità, per via delle macchine che mi passavano a pochi centimetri.
Il giro in bicicletta è stato, tutto sommato, piacevole. Alessandria non è certo Milano e la si attraversa in poco tempo. Anche se a Milano il bike-sharing sta diventando sempre di più la punta di diamante del trasporto “light” tra studenti, impiegati e turisti. È così difficile immaginare un futuro simile per Alessandria? Magari un centro libero da auto, che molti amministratori o aspiranti tali millantano senza muovere dito per realizzarlo?
Claudio Pasero, presidente FIAB, riferisce che l’attuale servizio non è un vero e proprio bike-sharing, ma solo un modo, ottimo, per riutilizzare una quarantina di mezzi finiti nei magazzini comunali a seguito del lancio del primo bike-sharing nel 2010. Di fatto, seguendo il ragionamento di Pasero, Alessandria non ha una rete ciclabile unitaria ma solo delle tratte. Mancano investimenti e progetti, segnaletica e cultura della strada. La sicurezza non è garantita e le strade ciclabili non sono ancora amichevoli per le fasce di popolazione più deboli come bambini e anziani.
Però qualcosa è già stato fatto. Ci sono ampie zone dove le piste sono presenti. Occorre un progetto infrastrutturale unitario che colleghi tra di loro le periferie e il centro. Ci vorrebbero parcheggi/scambio in luoghi strategici, dove chi arriva può lasciare la macchina e raggiungere il centro in bici. E poi occorrono maggiori totem dove prendere e lasciare le biciclette, maggiori parcheggi e vere e proprie politiche attive volte a disincentivare l’uso della macchina, sulla scia delle città europee che stanno chiudendo i centri storici alle automobili. Ci sarebbero poi tutta una serie di iniziative, come percorsi turistici, campagne culturali di sensibilizzazione, abbonamenti per studenti, pensionati, commercianti e dipendenti pubblici al fine di abbassare le tariffe.
Fare questo richiede investimenti, volontà politica e una certa capacità di immaginare un futuro diverso. Alessandria ce l’ha? L’iniziativa promossa in questi giorni presso l’Ostello Santa Maria di Castello è un punto di partenza apprezzabile ed encomiabile, simbolo di una rinascita della città; ma risulterebbe vano se non seguito da ulteriori passi verso una mobilità futuribile e coerente.