di Dario B. Caruso.
Ci sono regole non dette e tantomeno non scritte che meritano particolare attenzione.
Ciascuno di noi rappresenta il tassello di un grande puzzle, chiamatelo come volete: disegno, destino, caso o quel che è.
Mi spingerei addirittura oltre.
La nostra attitudine a qualcosa ci permette di cercare (e quindi di trovare) uno spazio ancora libero, una collocazione che sia confacente col nostro saper fare.
Regola non detta e non scritta, dicevo.
Ed è il caso che continui a rimanere tale, anche se il buonsenso non è da tutti.
A me, per esempio, piacerebbe fare il triplo salto mortale col doppio avvitamento ma temo che qualora dovessi sopravvivere al tentativo mi toccherebbe fare i conti con fratture, lussazioni ed ematomi di vario genere.
Conosco un tipo – per salvaguardarne la privacy lo chiamerò Matteo – la cui perdita di buonsenso coincide con un’altra grave patologia: l’ambizione.
Vede un posto, qualcuno che lo occupa di diritto e nonostante ciò comincia a fare i capricci, insinua, manovra, telefona, architetta per usurpare.
Fino a quando, messosi d’accordo con le figure contigue, riceve la comunicazione della buona novella. E non importa se non avrebbe i titoli per poter occupare quel posto.
Matteo fa i capricci, insinua, manovra, telefona, architetta per usurpare.
E usurpa.
Un po’ come agisce la clamator glandarius, comunemente detta cuculo dal ciuffo.
Questa specie di volatile viene definita da alcuni biologi evolutivi mafiosa perché si comporta con gli altri volatili proprio come gli affiliati delle associazioni criminali che intimidiscono e usano la violenza per ottenere obiettivi illeciti.
Siamo tanto più solidi umanamente quanto più liquidi riusciamo ad essere nella vita di tutti i giorni, nel lavoro, nel tempo libero, nei rapporti con i familiari e con gli amici.
Almeno questo era quello che credevo.
Oggi la nostra solidità è volatile, gassosa, neanche tanto nobile a dire il vero, impalpabile e talvolta invisibile.
Chi di noi non conosce cuculi dal ciuffo?
