Pochi giorni fa, insieme ai colleghi di Cisl e Uil ha siglato con il sindaco di Alessandria, Maria Rita Rossa, un accordo sulla contrattazione sociale “che nel capoluogo di provincia mancava da anni, e che rappresenta un importante segnale di ripresa di una dialettica sindacale normale, e di superamento dell’emergenza post dissesto”. Tonino Paparatto, in una calda mattinata estiva (“le vacanze sono ancora lontane, se ne riparla intorno al 20 agosto”) ci aiuta a fare il punto non tanto su singole situazioni di settore (“entrare nei dettagli delle singole realtà è il compito delle categorie, che stanno lavorando bene, con risultati tangibili, sia pur in contesti quasi sempre di forte criticità”), ma sulla situazione complessiva del mondo del lavoro pubblico e privato dell’alessandrino, in vista della ripartenza autunnale. Per capire, appunto, in primo luogo se il termine ripartenza ha ancora un senso, dato il contesto di crisi strutturale in cui da anni ci dibattiamo.
Segretario Paparatto, partiamo dall’accordo con il comune di Alessandria: qualcuno ‘storce il naso’, la contrattazione sociale sembra talora qualcosa di fumoso, mentre tanti alessandrini annaspano…
E’ l’esatto contrario invece: è da quando sono arrivato qui ad Alessandria, nella primavera del 2014, che sottolineo quanto sia importante che il sindacato, in un contesto come quello di oggi, si occupi anche della società nel suo complesso, e non solo in senso stretto dei contratti di lavoro, che pur rimangono il fulcro della nostra attività. E gli accordi siglati non solo con Alessandria, ma praticamente con tutti i comuni centri zona, vanno in questa direzione: tariffe là dove possibile più accessibili per i servizi pubblici (dai rifiuti agli asili nido, per intenderci), ma anche contributi sul fronte dell’emergenza casa, e del reinserimento lavorativo. Alessandria poi è un caso particolare, perché questi accordi mancavano da qualche anno, e rappresentano credo un importante segnale di ripristino di una normale e piena dialettica con il sindacato. Se poi dovessi dire che mi soddisfano al 100% mentirei: avremmo voluto, ad esempio, che sul fronte raccolta e smaltimento rifiuti si riuscisse ad andare oltre ad una riduzione del 3%, e soprattutto che il ‘taglio’ fosse non lineare, cioè uguale per tutti, ma progressivo, e più consistente per le fasce deboli. Però la strada è giusta. Così come importante è che il comune di Alessandria abbia stanziato un ulteriore contributo di 150 mila euro per far fronte all’emergenza casa, che interessa sempre più persone.
Sul fronte più strettamente sindacale, la situazione di qualche partecipata rimane critica però: ATM, ad esempio.
Per scelta di metodo preferisco lasciare l’approfondimento delle singole realtà ai colleghi delle categorie, che hanno il polso della situazione giorno per giorno, e lavorano sul campo. Però certamente il trasporto pubblico è, dopo la sanità, la maggior fonte di spesa, e la maggior criticità con cui la Regione deve confrontarsi. Alessandria poi vive su questo fronte una situazione particolarmente delicata, e tempi ristretti. Questo credo che a Torino sia stato ben chiarito, e mi auguro che a breve arrivino indicazioni importanti e decisive.
Ma voi come Cgil siete favorevoli all’ingresso nel settore di soci privati?
Se si tratta di soci che offrono le necessarie garanzie, e la volontà di muoversi in un’ottica di mantenimento di un servizio capillare e qualitativo, certamente sì. Credo che in questa fase però siano i privati a volerci vedere chiaro, prima di investire. Ma, ripeto, è una riflessione di metodo, rivolta a tutto il comparto e non ad una singola realtà.
L’altro grande snodo è la sanità, di gran lunga prima voce di spesa per la Regione: le voci governative della settimana scorsa, con il tam tam sui giornali che parlava di esami, visite e ricoveri a pagamento, ha allarmato molti italiani…..
Anche qui, si stanno mescolando nel dibattito troppi elementi diversi. Un conto è lavorare sul budget complessivo del settore, e sulla sua riorganizzazione, come si sta cercando di fare in questi anni, su scala nazionale come regionale, e poi locale. In questa riorganizzazione, naturalmente, ci può anche stare un discorso di analisi attenta di certe situazioni, in cui esami e medicinali vengono sottoscritti anche con troppa leggerezza. Altro è creare allarmismo, soprattutto fra le fasce più deboli, ventilando il ‘taglio’ di prestazioni sanitarie ordinarie, ed essenziali. Bisogna fare molta attenzione, quando si lanciano certi messaggi. Però noi, come sindacato, non possiamo rincorrere le voci, ma dobbiamo attenerci ai fatti. E i fatti, per quanto riguarda casa nostra, sono che ad Alessandria, ai vertici di Aso e Asl, mi pare stiano operando da alcuni mesi tecnici di riconosciuta professionalità e competenza. Come sindacati, abbiamo incontrati i nuovi direttori generali, Baraldi e Gentili, la settimana scorsa, e mi auguro che il percorso possa essere assolutamente costruttivo. I presupposti ci sono.
Poi c’è il mondo del lavoro privato, segretario Paparatto, che in un sistema economico sano dovrebbe essere un pilastro essenziale. Per i prossimi mesi e anni possiamo avere un po’ di speranza?
Credo che averla sia fondamentale, e che alcuni segnali, per quanto ancora timidi, ci siano. Dopo di che, dobbiamo intenderci su cosa si intende oggi per sviluppo del territorio: e qui la Cgil vuole esserci e contribuire, ma naturalmente nel rispetto dei diversi ruoli. Crediamo che l’alessandrino possa essere terreno per nuovi, consistenti investimenti industriali? Probabilmente non sarà così: anche se quel che c’è, e non è poco, va valorizzato e messo in condizione di non solo garantire i livelli attuali di occupazione, ma farli crescere. Ne abbiamo parlato con Buzzi, nuovo presidente della Confindustria locale: e da settembre speriamo di cogliere segnali importanti, e positivi. Però forse c’è una carta che Alessandria e la sua provincia dovrebbero giocare con più coraggio….
Quale?
La messa a punto di un’economia dell’accoglienza, sul piano socio culturale ma anche eno gastronomico e turistico. Le faccio degli esempi: Terme di Acqui, Cittadella, Museo Marengo, Museo Borsalino, Volpedo. Ma anche Valenza con il suo distretto orafo, che potrebbe diventare un polo ‘attrattivo’, come industria del lusso. O il Monferrato con i suoi infernot, patrimonio Unesco. Si potrebbe continuare a lungo. Certo, ognuno di questi temi ha una propria storia, e le proprie difficoltà. Ma se si saprà fare sistema dall’insieme di queste attività (e ne ho certamente dimenticato altre altrettanto rilevanti) potrà arrivare un significativo contributo allo sviluppo del territorio, e dell’occupazione: che è naturalmente l’aspetto che a noi sta più a cuore.
Cosa ne pensa, segretario Paparatto, delle diatribe delle ultime settimane sul tema Terzo Valico?
Come avrà notato, la Cgil non è intervenuta. E questo non per fare Ponzio Pilato, e aspettare di capire che succede, ma perché mi pare che, aldilà di singole esternazioni, per quanto autorevoli, non ci sia nessuna novità vera, e nessuna modifica del quadro ufficiale, a partire dalla posizione del governo. La nostra posizione rimane quella di mesi fa: sì alle grandi infrastrutture, se realizzate in un’ottica di crescita del territorio, e naturalmente a determinate condizioni di sicurezza per l’ambiente e per la salute di chi ci lavora, e di tutta la cittadinanza. Se poi il tema non è più quello della sicurezza, ma addirittura quello dell’utilità del Terzo Valico, e della sua sostenibilità economica, chi di dovere lo dica ufficialmente. Certamente le discussioni delle ultime settimane, all’orecchio di normali cittadini, non sono servite che ad aumentare lo scetticismo generale sulla concreta realizzabilità dell’opera.
Il Terzo Valico sarà il nostro ponte sullo Stretto?
(sorride, ndr) Da calabrese, posso dirle che ritengo il ponte sullo Stretto del tutto inutile, e irrealizzabile per una serie di ragioni. Non mi pare che il Terzo Valico meriti il paragone, anche se capisco il senso della battuta: se passano ancora un po’ di anni, nel ‘tira e molla’ generale, in effetti la sensazione potrebbe diventare quella.
Altro tema ‘caldo’ di questa estate finora rovente: la nuova legislazione sugli appalti. Sindacati e Gruppo Gavio alleati contro il governo?
No no, anzi grazie per la provocazione, così mi spiego bene. Capisco la suggestione dello sciopero di qualche settimana fa, ma sindacati e Gruppo Gavio hanno interessi certamente diversi, come naturale che sia. Noi abbiamo scioperato, convintamente, perché intendiamo chiedere massime garanzie e tutele per i lavoratori del comparto edile-autostradale. In questo senso: che il governo Renzi stia mettendo mano alla legislazione degli appalti, per migliorarla e adeguarla alle regole del resto d’Europa, è assolutamente positivo. Noi semplicemente chiediamo che la nuova legge contenga al suo interno (e al momento non è così) esplicite ‘norme di salvaguardia’ per i lavoratori: che significa non solo obbligo per chi si aggiudica un nuovo appalto di ‘assorbire’ le maestranze precedenti, ma vuole anche dire che chi subentra deve dimostrare di possedere un’adeguata solidità in termini di struttura e di solidità organizzativa. Ma, ripeto, una nuova legge sugli appalti va assolutamente fatta, e non si può accettare una logica da monopolio ‘di fatto’.
Prima di partire per le vacanze ancora un flash sulla politica: Tonino Paparatto è sempre iscritto al Pd?
(sorride divertito e medita qualche secondo, poi risponde, ndr) Assolutamente sì, con tanti tanti mal di pancia….e ultimamente, ogni volta che Renzi si mette ad ‘esternare’, i miei mal di pancia aumentano. E temo non solo i miei.
Ettore Grassano