Un mix vincente tra la forza di un grande marchio del mondo del vino (Banfi nasce nel 1978 a Montalcino, grazie alla volontà dei fratelli italoamericani John e Harry Mariani), e la tradizione plurisecolare della storica casa vitivinicola piemontese Bruzzone, rilevata dal gruppo Banfi nel 1979. Oggi, la costola piemontese di Banfi a Strevi (diretta da Alberto Lazzarino, in stretta sinergia con la sede di Montalcino) rappresenta una realtà di straordinario valore, regina delle ‘bollicine” anche sul mercato internazionale, grazie all’apprezzata qualità, in particolare, del Brachetto, e del Moscato d’Asti. Grandi ‘dolci’ destinati ai bicchieri di tutto il mondo. Brand Manager dell’azienda piemontese è Luca Devigili.
In Piemonte siete sicuramente tra i ‘re delle bollicine’: quanto conta il
rapporto con il territorio?
E’ fondamentale: la nostra tenuta alessandrina, tra i comuni di Novi Ligure e Acqui Terme, con sede a Strevi, si estende su 50 ettari, di cui 46 a vigneto. Puntando tutto sulla forza e la qualità dei vitigni autoctoni e sulla loro tradizione, come il Brachetto per il Rosa Regale, e il Moscato d’Asti, altro biglietto da visita straordinario a livello internazionale. Ma niente di ciò sarebbe possibile altrove: perché la forza di Banfi Piemonte sta proprio in questi straordinari vitigni, che rappresentano il meglio della storia enologica del Basso Piemonte.
Su quali mercati vi muovete?
Siamo presenti, con i nostri vini, in 91 Paesi, e lavoriamo con un centinaio di importatori. Quindi, possiamo dire di essere presenti praticamente ovunque. In Piemonte produciamo circa 3 milioni di bottiglie, vendute per il 30% in Italia, e per il restante 70% all’estero. Il primo mercato straniero sono gli Stati Uniti, dove il Brachetto Rosa Regale ed il nostro Gavi Principessa Gavia sono vini molto apprezzati. Seguono Europa e Asia: sud est asiatico e Canada, in particolare, sono aree in cui i nostri vini si stanno guadagnando spazi sempre più importanti.
Che ruolo hanno le bollicine nella vostra produzione?
Hanno un grande valore, come lo Spumante Brut Cuvée Aurora 2009, premiato quest’anno col Marengo d’Oro, e rappresentano l’eccellenza della nostra offerta. Ma ci sono anche un paio di rossi apprezzati, e in cui crediamo molto: L’Ardì, un Dolcetto d’Acqui, e, soprattutto, La Lus, un vino prodotto con uve Albarossa: vitigno dalle grandi potenzialità, destinato sicuramente a rapida crescita.
Cosa ‘bolle in pentola’ per il futuro?
Notiamo un nuovo, importante fermento nell’area di Strevi, e delle basse Langhe: una nuova tendenza e capacità di fare squadra, per cercare di arrivare ad una positiva valorizzazione del territorio, oltre che dei suoi vini. Ci sentiamo fortemente coinvolti su questo fronte, assolutamente convinti che questa sia la strada.
Altro punto è aprirsi maggiormente all’esterno, e al principio di ospitalità, per fare in modo che sempre più persone possano essere stimolate a conoscere i nostri vini degustandoli ‘sul campo’, e scoprendo come la storia, i profumi e il vissuto di questa parte di Piemonte trova nei suoi vini la sintesi migliore. A partire naturalmente dalle nostre ‘bollicine”.