Cosa ci riserva lo smarino del Terzo Valico

In base alla delibera della regione che permette lo scarico dello smarino nelle cave della Bolla, Guarasca 1 e Guarasca 2 (1850000 m3) di Spinetta Marengo e della Clara e Buona (1600000 m3) di Alessandria zona Cristo occorre effettuare alcune considerazioni.

Innanzitutto occorre dire che questo quantitativo, già di per sè enorme, è solo 1/3 di tutto lo smarino che verrà prodotto nella costruzione del terzo valico.

Lo scavo effettuato con i mezzi tradizionali (dinamite, martellone e ruspa) non comporta particolari inquinamenti chimici. L’unico tipo di inquinamento potrebbe essere dato dai minerali amiantiferi che, secondo studi geologici recenti sono presenti in buona quantità.

Le polveri contenenti fibre d’amianto, respirate, possono causare gravi patologie cancerogene. Vi sono diversi minerali classificati come amianto. Essi possono essere bianchi o verdi a seconda del contenuto di ferro all’interno della molecola. Una fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello umano. Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell’aria non sia pericolosa.

Ricordiamo che le fibre di amianto sono causa tra gli altri del Mesotelioma pleurico e del Mesotelioma peritoneale.
Mentre il mesotelioma pleurico può essere il risultato di un’esposizione delle fibre all’aria, recenti studi sostengono che il mesotelioma peritoneale può essere il risultato dell’esposizione a fibre presenti nelle acque.
Con questo materiale si intenderebbe riempire i laghi attualmente presenti nelle cave suddette.

Importanti sono le regole di trasporto del materiale. Le prescrizioni sarebbero quelle di lavare le ruote dei mezzi di trasporto che tra l’altro devono essere telonati per evitare lo spandimento delle fibre nell’aria. Sarà fatto? Io ho seri dubbi.

Utilizzando il materiale ricavato in questo modo avremo oltre ad un’esposizione all’aria di un certo rilievo anche una sicura presenza di fibre delle acque di falda con tutti i rischi connessi.

A peggiorare la situazione, i materiali scavati invece con la talpa in modalità TBM in EPB contengono sempre amianto ma anche tensioattivi anionici e glicoli/etossialcoli che hanno una tossicità biologica di un certo rilevo.
La Regione prevede che questi materiali siano abbancati al di sopra di un metro dalla quota di massima escursione della falda usando come intercapedine terra o strati di argilla o teloni.

In questo modo non si può escludere che ci sia il dilavamento pluviale o l’innalzamento anomalo delle falde per cui parte degli inquinanti passerebbero con il tempo ugualmente nella falda.

Sullo smarino del terzo valico è stato effettuato un studio dall’Istituto Mario Negri di Milano per valutarne gli aspetti chimici ed ecotossicologici. Questo studio si trova in rete per cui consultabile liberamente.

Le conclusioni prevedono che per il materiale di risulta dallo scavo delle gallerie del Terzo Valico, risultante additivato di agenti schiumogeni, si usi un metodo di abbancamento che permetta la biodegradabilità delle schiume attraverso un processo aerobico senza necessità di separare gli additivi, in un sito temporaneo di deposito che sarà attrezzato al fine di non avere impatto sull’ambiente.
Nonostante ciò, la degradazione per la componente tensioattivi anionici e per glicoli/etossialcoli non è completa neanche dopo 28 giorni di ferma in quanto nelle rocce rimane rispettivamente un residuo di circa il 10-15% e del 50% rispetto alla quantità iniziale.

Nel sito di deposito sono inoltre previsti i necessari presidi ed accorgimenti tecnici ed impiantistici atti a limitare l’interazione delle rocce da scavo con l’ambiente circostante, con particolare attenzione alle acque meteoriche che saranno captate, canalizzate e riciclate previa verifica della idoneità a livello della vasca di decantazione.

Sarebbe impossibile che COCIV possa attenersi a tale prescrizione che rallenterebbe notevolmente le operazioni ed avrebbe una spesa aggiuntiva talmente elevata che non renderebbe vantaggiosa la costruzione dell’opera stessa.
Occorre dire che con lo scarico di smarino continuo, senza il trattamento a monte del prodotto, non si possono mantenere le norme viste precedentemente per cui la concentrazione di inquinanti che finirebbe nelle cave resterebbe sicuramente alta.

Avverrebbe così una elevata sofferenza ai cicli vitali recata dai tensioattivi anionici (meno per i glicoli/etossialcoli) alla flora e fauna minore usata nei test di tossicità ecologica.

Anche se non vi sono dati significativi di bioaccumulo, questa sofferenza, con una concentrazione sempre maggiore di inquinanti, potrebbe portare alla morte degli esseri viventi usati come cavia.

Anche se l’uomo è un animale superiore potrebbe quindi, con il tempo, risentire di questo stato anomalo creato dall’aumento della concentrazione degli inquinanti nelle falde sviluppando patologie indesiderate.
Vezio Giuseppe Goggi – Alessandria