Nel suo primo anno di attività come consigliere regionale Paolo Mighetti è stato certamente tra i più ‘prolifici’ e attivi, anche sul fronte mediatico: non passa settimana senza che le redazioni dei giornali ricevano uno o più comunicati che segnalano le sue iniziative (naturalmente sempre nell’ambito del gioco ‘di squadra’, secondo la regola d’oro del Movimento 5 Stelle): dall’ambiente alla sanità, “che poi non sarebbero neanche di mia competenza sul fronte delle commissioni, ma sono emergenze tali, soprattutto nell’alessandrino, che ci impegnano tutti a fondo”, Mighetti c’è sempre, e ‘a microfoni spenti’ anche illustri esponenti di altri partiti sono pronti a riconoscergli capacità e competenza. Ad un anno dalla prima intervista, proviamo a rincontrarlo per farci raccontare che succede ‘sotto la Mole’, naturalmente dal suo osservatorio di oppositore della giunta Chiamparino. Ma soprattutto per capire se e come potranno evolvere alcune questioni ‘chiave’ che coinvolgono casa nostra.
Consigliere Mighetti, dopo un anno di attività come consigliere regionale, prevale la soddisfazione o lo sconforto?
(sorride, ndr) La stanchezza forse, considerate le continue corse su e giù fra Torino e la nostra ampia provincia. In realtà noi del Movimento 5 Stelle (8 consiglieri, ndr) stiamo lavorando molto, e credo bene. Ossia nessun ostruzionismo a priori, e se giunta e maggioranza fanno qualcosa di buono ben venga. Il punto è che di buono fanno poco, e dall’opposizione non sempre puoi incidere come vorresti.
Partiamo dalla fetta di gran lunga più grande del bilancio regionale, la sanità: la riforma Chiamparino-Saitta andrà in porto, o ancora potrebbe naufragare?
Loro hanno fatto di tutto per accelerare, e ancora lo fanno. Ma ci sono pendenti diversi ricorsi al Tar, vedremo: in particolare, oltre a quelli specifici dei sindaci del tortonese e dell’acquese, c’è il nostro, come Movimento 5 Stelle: contestiamo la legittimità dello strumento utilizzato, ossia che si sia elaborato un articolato piano sanitario boicottando completamente la discussione in aula, e marginalizzando il ruolo del consiglio regionale, che fino a prova contraria dovrebbe essere la ‘cinghia di trasmissione’ con i cittadini. Poi naturalmente la riforma non ci convince neppure nel merito: assolutamente penalizzante per i territori periferici.
Intanto però si va avanti….
Ah, certamente, fino ad eventuali pronunciamenti contrari l’applicazione della riforma targata PD va avanti, e i primi pesanti effetti, in termini di riduzione di posti letti e di servizi sanitari ai cittadini, si vedranno davvero nel 2016. Intanto però ad Acqui, per fare un esempio che conosco benissimo, sono già nati due bambini solo grazie al supporto del medico ginecologo (che fa orario diurno, 6 giorni alla settimana), mentre all’Ospedale di Alessandria, che ora dovrebbe avere un bacino di utenza più vasta, il personale è sempre quello. E sono solo i primi effetti di una riforma che, così com’è, non può funzionare.
Sono anche cambiati i vertici di Aso e Asl: li avete già incontrati?
Ho conosciuto il nuovo direttore generale dell’Asl, Gilberto Gentili, e mi è parsa persona competente, con le idee chiare e già ben documentato sulla situazione dei territori. Naturalmente confidiamo che una forte collaborazione fra gli addetti ai lavori possa esserci e funzionare, per il bene dei cittadini. Resta il fatto che la politica regionale è andata avanti per conto suo, senza confrontarsi davvero con i piemontesi.
Altra grande questione, l’ambiente: anche sul Terzo Valico la strada è tracciata? Ossia, sempre che il Governo trovi via via le ingenti risorse, l’opera si farà?
Sul Terzo Valico noi diciamo da sempre che siamo contrari per due motivi: 1) è insostenibile dal punto di vista ambientale 2) è inutile dal punto di vista economico. Non dimentichiamoci che parliamo di un progetto elaborato addirittura negli anni Ottanta, e che il mondo successivamente ha preso tutta un’altra direzione. Ma mica lo dico io: recentemente ho letto che Bruno Binasco, da alcuni mesi presidente di Slala, e che credo non sia un simpatizzante dei 5 Stelle, ha dichiarato che ormai il porto di Genova, per questioni strutturali legate alla profondità dei fondali, è assolutamente inadeguato, al contrario di quello di Savona. Sul tema ho sentito Tino Balduzzi e Binasco sostenere la stessa posizione, incredibile! Eppure, come se niente fosse e per ragioni intuibili, vogliono realizzare quest’opera ad ogni costo. Ma poi, ci rendiamo conto che il traffico su rotaia nell’ultimo decennio anziché raddoppiare si è dimezzato? E noi andiamo ad investire 6 miliardi e mezzo di euro, o forse più, sul Terzo Valico?
Poi c’è, appunto, il capitolo ambiente…
Su quel fronte l’alessandrino ha già un mare di criticità da affrontare: penso alla Fraschetta, a quanto è già martoriata e sottoposta a stress ambientali di ogni tipo: ci manca solo che arrivi lo smarino del Terzo Valico, e siamo a posto. Sul fronte controlli noi abbiamo chiesto massimo rigore da parte delle autorità competenti, a partire da Arpa: ma questo significa più risorse e personale, altrimenti è impossibile. E vogliamo che le associazioni di cittadini possano avere sempre chiara la situazione, nella massima trasparenza: che però, attenzione, è altra cosa rispetto a dire che i controlli devono farli anche loro, e che quindi sono corresponsabili di quel che accadrà. A questo giochino non ci stiamo: il sindaco di Alessandria, dando il via libera all’utilizzo delle cave sul suo territorio, si assume tutte le responsabilità del caso. Del resto, qualche settimana fa il ministro Del Rio è stato a Torino in teoria per confrontarsi con il territorio: in pratica hanno fatto una riunione monocolore PD, a cui hanno partecipato anche Rita Rossa e Rocchino Muliere. Quindi i cittadini sanno a chi rivolgersi, in caso di complicazioni ambientali.
Parliamo dell’acquese consigliere Mighetti: sulla discarica di Sezzadio ci sono novità?
C’è un ricorso del comune al Consiglio di Stato, prima di tutto. E anche una richiesta di vincolo paesaggistico per l’area dell’Abazia e non solo, che era ferma in Regione per ragioni tecnico-procedurali, ma ora la situazione si è sbloccata e si può procedere nell’esaminare la richiesta. Peraltro, insieme al collega Ottria del PD, ci stiamo adoperando perché possa al più presto trovare applicazione il Piano di Tutela delle Acque, che concede ai comuni importanti poteri decisionali.
Con Ottria insomma, pur da sponde diverse, sull’acquese procedete compatti?
Sicuramente l’obiettivo di entrambi è operare per il bene del territorio: e quando è possibile convergiamo anche sugli strumenti, ci mancherebbe.
La privatizzazione delle Terme di Acqui a che punto è?
Si attende a breve la pubblicazione del bando con cui la Regione, tramite FinPiemonte, intenderebbe cedere le sue quote: si parla di una valutazione intorno ai 21 milioni di euro (compresi circa 6 milioni di euro di debiti), a fronte dell’80% delle quote: pare che il bando resterà aperto un solo mese, in piena estate. E che se nessuno si farà avanti si andrà a trattativa privata. Anche qui, non possiamo che vigilare: e il Comune di Acqui, socio di minoranza, è comprensibilmente preoccupato.
E i migranti? Cosa c’è di vero nella voce che ipotizzerebbe la ex caserma Valfrè di Alessandria addirittura come hub regionale per i nuovi arrivi?
E’ una notizia che ho anch’io letto sui giornali, e su cui non ho conferme. Certamente anche sulla vicenda migranti, come su molte altre, il Governo Renzi sta sbagliando strategia, e mostrando anche una certa stanchezza. La questione va affrontata e risolta in Europa, in primis con francesi, facendo loro presente che è proprio grazie alla loro politica in Libia degli ultimi anni se siamo al punto in cui siamo. Quindi Renzi guardi a Parigi, e non pensi di cavarsela riversando questa marea di disperati su territori periferici già esasperati e in grande difficoltà su tanti fronti.
Chiudiamo con il fronte lavoro consigliere Mighetti. L’occupazione è sempre più un miraggio, e un’emergenza. La Regione Piemonte cosa può e deve fare per dare una mano?
Onestamente oggi la Regione Piemonte, per la drammaticità dei suoi conti, deve pensare a salvare se stessa, riorganizzandosi al risparmio. Per cui, al di là degli specifici fondi europei per l’occupazione, non credo possa stanziare risorse proprie. Noi, come Movimento 5 Stelle, manteniamo fede agli impegni presi, qui come a Roma. Gli 8 consiglieri regionali piemontesi lasciano circa 30 mila euro al mese dei loro stipendi su un apposito fondo. A breve sarà aperto un bando, e con quelle risorse faremo microcredito alle piccole imprese del territorio
Ettore Grassano