1) Al disco inceppato di Rita Rossa. Leggendo “Il Venerdì” di Repubblica n. 1421 del 12 giugno arrivo a pag. 46, dove in un articolo sulle graduatorie del “Sole 24 Ore” sul gradimento dei sindaci italiani si sprecano quattro pagine su Giorgio Gori, “amato” sindaco renziano di Bergamo (marito di una nostra concittadina, Cristina Parodi). Non interessata all’argomento passo alla pagina che segue e chi ci trovo? Rita Rossa. In un articolo a parte, inserito in quelle quattro pagine, la foto della sindaca Rossa sorridente con fascia e il titolo: “La missione impossibile di Rita Rossa ad Alessandria. Io in fondo alla classifica (ma non per colpa mia)” . Nell’articolo si parla del suo 101esimo posto nel 2014 con un recupero al 98esimo posto nel 2015 come indice di gradimento. Questa mia pagella negativa non si riferisce alla ‘maglia nera’ della sindaca nella classifica, ma nasce da quella parte dell’articolo dove la sindaca fa la solita dichiarazione ripetitiva e monotona, come la puntina del giradischi incantata sul punto difettoso di un vinile rotto. La sindaca Rossa racconta che “ha preso in mano un Comune in dissesto per colpa del suo predecessore Fabbio di Forza Italia, finito alla sbarra e condannato a tre anni per aver falsificato il bilancio del Comune” . Peccato che non essendo un’intervista datata, ma di questi giorni, ha dimenticato di aggiornare la popolazione delle varie galassie interstellari (già da tre anni costantemente informata sul nostro dissesto cittadino) del fatto che una recente sentenza della Corte dei Conti di Torino dice che il debito del Comune di Alessandria è un accumulo pregresso causato a partire da amministrazioni precedenti, ma neanche tanto lontane dal “condannato” Fabbio: si parla del 2002-2007, in particolare. Nell’intervista poi Rita Rossa prosegue dicendo: “ da quest’anno le cose vanno meglio, abbiamo abbassato alcune imposte (?!?), ricominciato a curare il verde e asfaltare strade (dopo tre anni), e “voglio” essere giudicata per quello che farò da adesso in poi”. “Voglio”: può essere, ma “l’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re” , è bene sempre ricordarlo.
Voto: 2
2) Allo Stato – questione amianto (parte prima). La questione amianto apre scenari inquietanti che dovrebbero essere al più presto chiariti. Non dovrei neppure meravigliarmi ormai, siamo in Italia e oggi più di ieri lo Stato stesso non è rispettoso delle sue stesse Leggi e regole. Ma vado al punto: importazione di amianto in Italia dall’India e della sua presenza su elicotteri prodotti da Augusta Westland del gruppo Finmeccanica in dotazione alla Guardia di Finanza. Conoscevo già questa notizia da mesi, e il servizio trasmesso domenica 07 giugno da ‘Report/RAI 3 lo ha riportato alla conoscenza pubblica. L’Italia nel 1992 ha messo al bando la lavorazione, la commercializzazione, l’importazione e l’utilizzo dell’amianto. Ma a gennaio 2015 si scopre dal controllo dei registri della Dogana, che negli anni 2011-2012, e a continuare fino al 2014, sono entrate nel nostro paese ufficialmente 1.040 tonnellate di amianto proveniente dall’India. Viene utilizzato da una decina di imprese per essere impiegato nella produzione di manufatti. Secondo Report/Rai3, uno degli utilizzatori di amianto sarebbe la Augusta Westland, società interamente partecipata statale della multinazionale Finmeccanica che produce elicotteri per le forze armate, e chissà in che altri manufatti ad uso comune. Mentre si fa la guerra a Schmidheiny e si impiantano processi su processi, si cerca di eliminare tutto l’amianto esistente sul territorio, aumentano le discariche create ad ok “appestando” terreno per l’eternità per tombarlo, nel frattempo la gente muore. L’amianto non più in lavorazione e vendita in Italia lo facciamo entrare nel nostro paese neanche da una finestra ma dal portone principale con il tappeto rosso, il picchetto d’onore e il permesso dello Stato: Schmidheiny ride, sfregandosi le mani e ringrazia.
Voto: 2
3) Amianto (parte seconda): ai componenti della Commissione del Senato, con la presidente Camilla Fabbri con a seguito quattro senatrici e l’eletto del nostro territorio Daniele Borioli. Questo gruppetto da Roma è salito qui da noi per “rassicurarci” che la questione amianto è entrata nell’agenda politica del Governo e del Parlamento. Una due giorni tra Casale Monferrato e Alessandria. La Commissione in trasferta guidata da Daniele Borioli, la sindaca di Casale Palazzetti, ricevuta dalla prefetta Tafuri. Con questa Commissione è stata avviata nel palazzo prefettizio una serie di audizioni con tutti gli attori che, a vario titolo, si occupano di amianto. Si legge sugli organi di informazione che si è parlato di ricerca, di cure e di bonifica. Sul tavolo anche lo sblocco definitivo dei 65 milioni di euro per la bonifica totale del territorio casalese, con l’occhio vigile del senatore alessandrino Borioli per verificare, una volta tornato a Roma, quali siano le criticità su questo ritardo perché è “assolutamente importante che i soldi, già stanziati, siano assegnati quanto prima perché ogni giorno perso per le bonifiche è un giorno perso per il completo risanamento dell’ambiente”. Domanda: quanto può importare al Ministero Ambiente di spendere per bonificare se poi l’amianto lo fa entrare alla grande nel paese? La Commissione, il senatore Borioli, la Palazzetti, la Tafuri e gli attori che si occupano a vario titolo di amianto molto probabilmente non sono interessati o nulla sanno del fatto che la Dogana (ente pubblico statale, autorità doganale che esercita attività di controllo, accertamento e verifica alla circolazione delle merci, prevenzione e contrasto degli illeciti, traffici illegali di prodotti contraffatti o non rispondenti alle normative in materia sanitaria etc.) dal 2011 al 2014 permette l’ingresso di amianto dall’India: la mano destra che non sa che fa quella sinistra? Si vede che i responsabili di casa nostra, quali Borioli, Palazzetti, Tafuri non leggono le notizie locali perché mesi fa Massimo De Bernardi, esponente di Nuove Frontiere, su questa vicenda grave aveva inviato una lettera agli organi di informazione, pubblicata sia in cartaceo che nel web, e posto questa domanda: “Come è possibile che in Italia si importi amianto dall’India?” Non mi pare che qualcuno si sia preoccupato di dare risposte, anzi, questa vicenda è stata totalmente ignorata. Borioli, Palazzetti, Tafuri, e tutti gli attori che si occupano di amianto sul territorio hanno posto la domanda di Massimo De Bernardi alla Commissione?
Voto: 2