Dalla tradizione del Nebbiolo ecco a voi lo spumante Nebbione [Il gusto del territorio]

Nebbione logodi Eleonora Scafaro

 
Spumante con uve di Nebbiolo? Sì, è possibile, e la storia arriva da lontano tra sperimentazione e tradizione.

Il debutto ci farà in autunno, a ottobre, quando saranno disponibili le prime bottiglie prodotte dalla Cascina Ballarin, da Franco Conterno, dalla Cantina Reverdito, da Rivetto, da Travaglini e dalla valdostana La Kiuva che produrrà lo spumante rosé.

Il progetto “Nebbione” nasce dalla tradizione dello spumante a base di Nebbiolo.

Ne abbiamo notizie già nel 1787, quando Thomas Jefferson, in visita a Torino, beve il nebbiolo trovandolo “molto vivace come lo Champagne”.
Il Nebbiolo, poi, è anche citato in una lettera di Giovanni Giobert, chimico astigiano che cita in una lettera il Nebbiolo utilizzato per spumante consigliando anche di farlo fermentare sol quindici giorni per ottenere un vino rosso da invecchiare.

Tante sono le cantine che si cimentano nella produzione di “vivi vivaci”, una su tutte quella di Giovanni Boschiero che nel 1884 otterrà un riconoscimento all’Esposizione nazionale di Torino per lo Champagne italiano.

Altre tracce di spumanti nel nostro territorio si possono trovare a Vignale Monferrato e nel Pavese.
I tentativi culminano, poi, nel 1829 con Carlo Gancia che, lavorando come cameriere a Torino, iniziò a conoscere i primi champagne. Abbandonato il lavoro nei caffè torinesi, si fa assumere da la Peiper Heidsekke, una rinomata casa di champagne e da semplici cantinere, in soli due anni, diventa esperto di champagne.
Tornato in Italia, fonda la prima cantina per produrre champagne e vermut.
Gancia inizia a sperimentare prima con il Moscato, poi con i pinot.

Nel 1865 torna a Canelli, costruisce la prima cantina e riprende la produzione del Moscato champagne.
Dieci anni dopo, con l’Esposizione internazionale di Vienna, arriva la svolta commerciale dello spumante e del Barolo,

In tempi più recenti la sperimentazione inizia, come sempre, dal grappolo.
Partendo dalla considerazione che per produrre Barolo e Gattinara bisogna privarlo della punta inferiore affinché gli ultimi acini abbiano una bassa quantità di zuccheri.
Da qui l’idea di utilizzare le punte inferiore dei grappoli per produrre un metodo classico extra brut con 100% nebbiolo con riposo di 40 mesi sui lieviti.

Del progetto Nebbione fanno parte sei aziende, con un protocollo di produzione che dà origine, quindi, a un metodo classico interamente Nebbiolo.

E sempre in tema di vino, proprio domenica 21 giugno, l’Ecomuseo della Pietra daSpumante nebbiolo Cantoni, in collaborazione con i comuni di Camagna, Cella Monte, Frassinello, Olivola, Ottiglio, Ozzano, Rosignano, Sala e Vignale Monferrato, e i Comuni di Casorzo, Fubine, Grazzano Badoglio e Terruggia, apre le porte degli Infernot per festeggiare il primo compleanno del riconoscimento di Langhe – Roero e Monferrato come patrimonio mondiale dell’Unesco.

“La proposta ha come fine quello di realizzare una rete di collaborazione e di riuscire ad innescare una pratica condivisa di apertura di questi luoghi – spiega Claudio Castelli, presidente dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni –. Occorre avviare un processo che richiede comportamenti virtuosi e partecipativi, si vuole iniziare a condividere il valore e le opportunità che questo riconoscimento potrà dare, un riconoscimento che appartiene al territorio, che promuove il patrimonio collettivo di cui dobbiamo essere consapevoli. L’auspicio è quello di riuscire a dare maggiore accessibilità agli Infernot per la maggior parte privati e quindi di difficile fruizione, ma anche di accrescere la consapevolezza che questo importante riconoscimento parte da una storia lontana e dalle radici della storia del nostro territorio.”

Per informazioni Ecomuseo della Pietra da Cantoni
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