Alegher alegher, c’è il tax day! [Controvento]

Tax daydi Ettore Grassano

Oggi e domani l’umor nero è consentito, anzi quasi d’obbligo. Tutti noi saremo in fila (ma chi scrive, previdente, ha provveduto venerdì!) per portare il nostro individuale, prezioso contributo al mantenimento della ‘cosa pubblica’, per semplificazione detta Stato. Entro la sera di martedì nelle casse del suddetto entreranno, secondo chi ha fatto i calcoli, la bellezza di 12 miliardi di euro solo fra tasi e imu, mentre non abbiamo dati aggiornati sull’Irpef, ma trattasi senz’altro di cifra almeno altrettanto rilevante.

Momento peggiore, sul piano psicologico, non poteva capitare, per il ‘gabelliere’ e per il “partito nazione” (la definizione è del suo boss, non nostra) che guida il paese in questi anni. Fra scandali tangentari ormai senza fine e questione migranti gestita (termine già generoso) in maniera assolutamente dilettantesca, non abbiamo mai riscontrato una tanto unanime ‘levata di scudi’ da parte popolare, senza più contrapposizioni ideologiche di sorta, che non siano quelle tra chi si percepisce vittima (quasi tutti noi), e chi invece ancora a oltranza difende il sistema (in sostanza chi ne è a libro paga diretto, e lo deve fare ‘per contratto’: e neanche tutti, perchè il malcontento è forte pure lì).

Ma alla fine pagheremo, pagheremo tutto, e tutti. In Piemonte poi, con la mentalità da sudditi sabaudi che ci trasciniamo appresso, abbiamo un senso del dovere granitico. Nelle scorse settimane mi è stato raccontato di una signora anziana, che vive con 500 euro di pensione al mese, a cui il comune di Alessandria ha chiesto come tassa rifiuti l’equivalente di una mensilità, su per giù. E in unica soluzione per di più, a meno di non volersi rivolgere ad appositi uffici o patronati per la rateizzazione. Ebbene, state certi che quella signora (che ‘produce’ probabilmente due sacchettini di immondizia alla settimana) in qualche modo pagherà, o già ha pagato in anticipo. Con mille sacrifici, e un senso del dovere che, diciamocelo, questo Stato ‘gabelliere’ non si merita.

Inutile star qui ora ad aprire il capitolo della mediocre qualità di servizi pubblici (mediamente con una positiva, bella eccezione dalle nostre parti: la sanità) che riceviamo a fronte di tassazioni abnormi.

Aiutatemi invece, se potete, a capire quali sono  stati quest’anno i benefici derivati dalle annunciate semplificazioni renziane sul fronte fiscale: personalmente, non mi è cambiato proprio nulla. Ah no: ho scoperto che le banche non possono più accettare pagamenti superiori ai mille euro (dal tuo conto, e per pagare le tasse!), e che bisogna fare i salti mortali per effettuare versamenti, in caso di compensazioni a credito.

Un altro anno di riforme di questa efficacia, e siamo a posto: pronti per l’annessione al Nord Africa. Voi che ne dite, ci vorranno?