di Tony Frisina e Antonio Silvani.
In data 3 giugno scorso i consiglieri comunali Emanuele Locci e Maurizio Sciaudone hanno scritto un inquietante articolo sul destino della Cittadella.
E’ doveroso trascriverlo quasi per intero.
Locci e Sciaudone: “Con il ponte Meier quali rischi per la Cittadella?”
La realizzazione del ponte Meier sta rendendo sempre più concrete le perplessità manifestate nel corso degli anni riguardo l’impatto che il raccordo della viabilità sulla sponda sinistra del Tanaro avrà sulla Cittadella. Il livello del piano strada del ponte, a colpo d’occhio molto più alto di via Pavia a cui dovrebbe raccordarsi, non fa che alimentare queste perplessità.
“Qua si corre il rischio dell’abbattimento di parte della Porta Reale, del Corpo di Guardia e la possibile invasione del fossato antistante la Porta Reale per il necessario raccordo del ponte Meier con la SS494 e l’ex SS10 – avverte Emanuele Locci, membro della Commissione Territorio del comune di Alessandria, che prosegue – per cui con il collega Maurizio Sciaudone, da sempre attento a questo monumento simbolo della nostra città, abbiamo deciso di presentare un’interpellanza urgente”.
Segue poi il testo dell’interpellanza che, ne siamo sicuri, sarà completamente ignorata da un’amministrazione che ascolta solo se stessa e, magari, ogni tanto, anche il partito!
Nella serata dell’11 aprile, assieme ad Alfio, parlammo anche del pónt (‘d) Tàni (del ponte Tanaro), della sua ingiustificabile demolizione, del nuovo, discutibile ponte e del destino della Cittadella.
L’all. n. 1 mostra una serie (così ci si incazza di più…) di vecchie cartoline che rappresentano il Ponte Tanaro visto da varie angolazioni.
Nel centro della cartolina contrassegnata “a” possiamo apprezzare il tipico burcén ‘d Tàni (barchino di Tanaro) con sopra un pescatore.
Questo ci fa venire in mente un vecchietto che, tanto tempo fa, se ne stava tutto il giorno ans el burcén a pescare col suo bilancino nelle vicinanze del ponte; un vecchio ombrello nero lo riparava dal sole (o anche dalle nuvole perché era perennemente aperto).
Quando la corrente del fiume gli permetteva di udire le persone sul ponte spesso parlava con loro, commentando per lo più il suo magro pescato.
Quando gli chiedevano: «‘Cmé ch’at và la pësca ancó?» (Come va la pesca oggi?)
Se andava bene rispondeva: «Bén, fìn’adès dói strìc e in strónš!» (Bene, fin’adesso due pesciolini ed uno stronzo!)
Se andava meno bene rispondeva: «Nénta tònt bén, fìn’adès dói strónš e in strìc!» (Non tanto bene, fin’adesso due stronzi ed un pesciolino!).
La foto del Ponte Tanaro era stato scelta dal Poeta Gianni Fozzi (vedi all. n. 1a) per onorare la copertina della sua opera “Cantuma Lisondria“.
La parola ora ad Antonio.
Voglio essere io a commentare l’all. n. 1C, perchè devo raccontare un aneddoto sui miei nonni.
Mio nonno Mario è stato per me il migliore cuoco della cucina piemontese che abbia mai conosciuto: iniziò tantissimi anni fa fondando una delle piole più note di Alessandria, La bèl’idéa (la bella idea) fino ad essere il cuoco del ristorante di mia mamma, conosciuto come “Petit Restaurant” o “Da Wilmo” (mio zio).
Mi ricordo un dialogo, che ha come protagonista il fiume Tanaro, tra il nonno e la nonna, dialogo che, oltre ad essere di una comicità solo alessandrina, dà un’idea di quella che era la filosofia dei nostri vecchi.
La nonna se ne stava, seduta in cucina, a pulire ‘na scusalà (una grembiulata) di denti di cane (foglioline di tarassaco officinale) quando disse a suo marito: «Mario, ajó mai vìst el màr!» (Mario, non ho mai visto il mare).
E il nonno, alzando la testa dai fornelli: «Carulìna, preòcupti nénta, fa chënt ch’u séa in Tàni gròs!» (Carolina, non preoccuparti, fa conto che sia un Tanaro grosso!).
Ritorniamo a fare la chiacchierata a due sul ponte Tanaro.
Calcoliamo che questo storico ponte ha resistito ad un numero imprecisato di piene, ha passato indenne due guerre, ha resistito a terremoti, ma è stato costretto a soccombere, a crollare sotto i colpi di un’insana politica!
Nell’antica Roma Catone il Censore ripeteva alla nausea, al termine di ogni suo discorso: «Carthago delenda est!» (bisogna distruggere Cartagine!)…
Nell’Alessandria di pochi anni fa qualcuno ripeteva in continuazione: «Pons Tanari delendus est!» (bisogna distruggere il ponte del Tanaro!).
Ma perchè? Non si sa bene… Qualcuno diceva che il vecchio ponte, con le sue strette arcate, facesse un “effetto diga”, pericoloso quindi per Alessandria… teoria alquanto avversata. Secondo altri il ponte non sarebbe più stato in grado di reesistere alle vibrazioni di un traffico sempre più intenso… ma anche questa ipotesi lasciava il tempo che trovava.
Piacque molto (ma non nella stanza dei bottoni) quello che disse il compianto Arch. Alessandro Corsico (nell’all. n. 2a intervistato da Antonio a Radio Voce Spazio), per moltissimi anni Ingegnere Capo della Provincia di Alessandria e memoria storica della città (specialmente del rione Pista), autore, tra l’altro, del libro Da “Pista” a rione (all. n. 2b): “Quando un ingegnere idraulico mi dimostrerà, numeri alla mano, che il ponte non è più in grado di resistere alle piene di Tanaro, allora mi convincerò sull’utilità del suo abbattimento, senza contare che in provincia di Alessandria almeno un altro ponte, coevo ed identico al Cittadella, continua ad esistere e nessuno ha intenzione di demolirlo!”
Addirittura l’AIPO (l’Agenzia Interregionale per il fiume Po), predispose un modellino del ponte, con cui fare le prove di resistenza alla portata d’acqua (vedi all. n. 3)…
… però “senza che nessuno lo vedesse e sapesse il suo disegno, un giorno innanzi l’alba (che era uno dei più caldi del mese di luglio)…”
Abbiamo preso in prestito due righe de “Vita e avventure di Don Chisciotte della Mancia” di Miguel de Cervantes per raccontare come quasi di nascosto, dall’oggi al domani, fregandosene delle opinioni, delle prove dell’AIPO, chi di dovere dette il famigerato ordine di demolire il ponte della Cittadella, prima un’arcata (vedi all. n. 4a) e poi tutto il ponte, lasciando lo squallore così ben descritto dalla fotografia del “mago” dello scatto d’arte Roby Novello (all. n. 4b).
Non stiamo a descrivere le discussioni, i saracchi mentali (siamo troppi fini per dire “seghe mentali”), le proposte, le controproposte, ecc. che hanno seguito per tanto tempo la criminale demolizione del ponte…. finchè usci fuori dal cilindro il progetto dell’Arch. Richard Meier e nuovamente discussioni, ipotesi, proposte a non finire…
Gli attuali amministratori di Alessandria (così narrano certi storici), in fase di campagna elettorale, si mostrarono per un certo tempo contrari a dare atto a questo progetto… una volta insediatasi a Palazzo Rosso (o almeno sembra di questo colore, visto il fatiscente stato della facciata…) hanno però sposato l’erezione del ponte (ed anche, sicuramente, la loro) facendone un vanto per la loro amministrazione.
E così è iniziata la costruzione del ponte poco per volta, con tanta calma e tra breve (si parla di giorni, mesi, anni, secoli, millenni o eoni?) sarà pronto per la gioia di tutti gli alessandrini e delle frotte di turisti che verranno ad ammirarlo…
Un architetto di Alessandria ci ha detto che Meier è un genio, che la sua opera è un sogno e che tra centinaia d’anni sarà ancora lì per essere apprezzata ed ammirata.
Noi non abbiamo nulla contro l’Arch. Meier (all. n. 5a), possiamo anche apprezzare le opere che ha compiuto, però sorgono spontanee due domande:
– La prima è la traduzione di quanto espresso in dialetto alessandrino nell’allegato: senza nulla levare all’architetto in questione, ma gli italiani fanno così schifo? Perchè questa scelta?
– Come mai è stato scelto un architetto che non non ha mai progettato un ponte?
Vedendo il modello del ponte, sorge anche la forte paura enunciata da Locci e Sciaudone (più un’altra paura secondaria pur avendo la sua importanza), ma questi tragici temi saranno sviluppati la prossima settimana.
Ci limitiamo a concludere sottoponendovi una proporzione, di quelle che ci insegnavano alle medie inferiori (vedi all. n. 5b): il vecchio ponte della Cittadella sta al nuovo (qual è il più bello tra i due?) come una gamba stupenda e sana sta alla migliore protesi del mondo…
Addio vecchio pónt (‘d) Tàni, resterai per Alessandria e per noi solo un bellissimo ricordo (all. n. 6)!