Si è svolta nei giorni 5-6-7 Giugno la manifestazione “Un week end ai giardini” tenutasi ad Alessandria . Non vi ho preso parte ma l’ho conosciuta attraverso il racconto di una bambina tortonese di 7 anni che si è trovata con la famiglia a passeggiare in quella zona Sabato pomeriggio e oggi mi ha riferito la presenza di alcuni disgraziati maialetti infilzati nei girarrosti. “Sembravano la mia Dada.” – ha detto la bambina riferendosi alla sua cagnolina – “Uno aveva una cosa che usciva dalla testa. Secondo me era il cervello. La mamma mi ha detto di non guardare.” Sono parole che inducono a riflettere sui danni che provochiamo alla sensibilità, non solo degli animali, cosa che considero gravissima, ma anche dei bambini e delle bambine che si interrogano su certe forme di violenza e aspettano una nostra risposta che non arriva. Siamo in grado di spiegare loro la violenza umana della guerra, dello stupro, della pedofilia, della prostituzione, del bullismo, degli assalti per rapine e via elencando… ma la violenza sugli animali è tenuta nascosta con un’ipocrisia che il mondo dell’infanzia non merita.
Ho detto alla bambina che è possibile che quella cosa che usciva dalla testa fosse proprio il cervello perché quei maialetti il cervello ce l’hanno come la sua Dada e soffrono come soffrirebbe Dada se la infilzassero per mangiarla, come fanno in certi Paesi del mondo in cui i cani si mangiano e sono ritenuti gustosi come è ritenuto gustoso il maialetto. Scegliere di non mangiarli significa salvare loro la vita: è una scelta che vale per tutti gli animali.
La mamma ha detto alla figlia di non guardare: portare una bambina ai giardini e poi trovarsi davanti un simile spettacolo… forse ha sorpreso pure la mamma… E’ difficile stabilire se sia meglio evitare quella scena a una bambina di 7 anni, magari cresciuta con i cartoni animati di Peppa Pig, oppure se sia un bene raccontare minuziosamente come nasce ciò che mangiamo, sia esso un COSA o un CHI.
Come quella bambina, provo disagio, oltre che dolore, nel vedere quei corpi infilzati come fossero fantocci e credo che l’idea di offrirli in pasto al pubblico sia stata una scelta anacronistica e profondamente specista, come lo è la maggior parte della gastronomia che si incontra alle manifestazioni. Ma qualcosa sta cambiando: molti appuntamenti enogastronomici hanno preso con successo un’altra strada, quella di dare molto spazio ai cibi vegetali. Purtroppo ad Alessandria la tradizione carnista è dura a morire e “Un Week end ai giardini” ne ha dato prova con “specialità” macabre al punto tale da fare inorridire anche una bambina.
Quando il diritto al gusto degli esseri umani nega il diritto alla vita degli esseri non umani, bisognerebbe almeno fermarsi a riflettere sul significato del termine “diritto”.
Paola Re – Tortona