Pochi giorni fa, al Museo Etnografico della Gambarina, gli alessandrini hanno potuto apprezzare le sue doti di affabulatore (e quelle del suo e nostro amico ed editorialista Danilo Arona), in una performance attraverso secoli di storia e cultura, tra leggende e dicerie sul cibo, intitolata L’ammiraglio sotto spirito. “Una bella esperienza – sorride Paolo Toselli – che si trasformerà a settembre in una vera e propria mostra, assolutamente da non perdere”. Ma cos’è un ufologo? Ed è vero che Paolo Toselli, alessandrino annoverato tra le figure più autorevoli del settore a livello nazionale, è un ufologo ‘negazionista’, ossia che, sotto sotto, lui agli Ufo (oggetti volanti non identificati) non ci crede? Alla domanda, posta ‘a bruciapelo’, risponde con un sorriso enigmatico, e la frase “è una risposta complessa, a cui risponderò poco a poco nel corso dell’intervista”. Lo incontriamo nel suo studio, circondati da ‘reperti’, libri, cd e persino tanti ‘gadget’ sull’argomento, a partire da un ET in gonnella che dà il benvenuto agli ospiti in un angolo della stanza. E proviamo a farci raccontare se e cosa c’è di vero, nel grande universo di avvistamenti e incontri ravvicinati dei vari tipi, e anche in quel mondo ancora più vasto, e da Toselli a lungo studiato, delle urban legends, o leggende metropolitane.
Paolo Toselli, da quanti anni lei studia gli Ufo?
(sorride) Sono ormai 42 anni, e mi ricordo benissimo come tutto cominciò: avevo 13 anni, nell’età in cui ancora si giocava, ci si incontrava, si inventavano mondi e situazioni col nulla, e senza supporti tecnologici di sorta. Cominciai a leggere Il giornale dei misteri, pubblicazione che esiste ancora on line, e su abbonamento, ma che qualche anno ha ormai abbandonato le edicole. Ma nei primi anni Sessanta c’era solo quella, ed era un vero punto di riferimento, in Italia, per chiunque volesse approfondire il tema degli Ufo, nelle sue diverse declinazioni. Con alcuni amici, coetanei, cominciai a studiare il fenomeno, non solo sui libri ma andando alla ricerca di testimonianze dirette, sia pur con i nostri limitati orizzonti dell’epoca, in termini di possibilità sia di spostamento fisico, che di circolazione di informazioni.
Erano anni in cui gli Ufo andavano più ‘di moda’, rispetto ad oggi?
In realtà l’attenzione per gli Ufo, ossia per presenze extraterrestri non identificate, è un fenomeno che, ciclicamente, ha sempre caratterizzato l’umanità. Basta leggere i classici, per capire che, sia pur con la terminologia e la sensibilità di epoche diverse, di presenze e avvistamenti extraterrestri si parla da sempre. Qualche anno fa ad esempio, a Torino, organizzammo un convegno sugli avvistamenti di Ufo nella storia d’Italia, dalla sua unità. Da cui sono emerse testimonianze che risalgono appunto alla seconda metà dell’Ottocento, e dei primi del Novecento: una anche da Arquata Scrivia, per citare casa nostra. Negli anni Sessanta l’attenzione, e il mistero, attorno agli Ufo, erano senz’altro forti, anche se il vero picco si toccò nel decennio successivo, fino al ‘boom’ clamoroso del 1978: se provate a consultare giornali e telegiornali dell’epoca, vedrete che non trascorreva praticamente giorno senza che quotidiani e telegiornali dedicassero al fenomeno degli Ufo ampi approfondimenti.
Il 1978 fu un anno particolare: il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro e della scorta, ma anche quella in rapida successione di due papi: con tutte le voci connesse, peraltro, sulla morte di Papa Luciani. L’Italia repubblicana per la prima volta sembrò sull’orlo dell’abisso. Condizione alla quale successivamente ci siamo abituati…Può esserci comunque un nesso?
C’è sicuramente. Che il livello di attenzione per Ufo, e fenomeni paranormali in genere, sia correlabile anche alla condizione di inquietudine sociale generale è indiscutibile. Così come va precisato che tenuto conto del fatto che buona parte degli oggetti volanti non identificati viene in genere poi identificata, e si tratta di fenomeni assolutamente spiegabili in termini naturali, come di presenza di aerei o simili. Resta però una parte significativa di fenomeni inspiegabili.
Nel suo percorso di ufologo, gli anni Settanta furono decisivi per il passaggio dall’infatuazione giovanile ad una passione più strutturata, e diciamo pure scientifica?
Certamente sì: all’inizio ci fu, con un gruppo di amici, la produzione di ‘fanzine’ da autodidatta, stampate dove si poteva. E creammo, proprio qui ad Alessandria, 41 anni fa, l’Acom, Associazione controllo oggetti misteriosi: in sostanza un gruppo di ricerca, che cominciò a confrontarsi con altre realtà analoghe in giro per il Paese. Partecipammo, nel 1977, al primo congresso nazionale sugli Ufo, a Tuscolano Maderno, e da lì non ci siamo più fermati. Prima confluendo nel Cun, Centro Ufologico Nazionale, e poi dal 1985 nel Cisu, Centro italiano studi ufologici, www.cisu.org, che ha sede a Torino, e che può contare su un archivio fra i più ricchi del mondo nel settore, secondo solo a quello dei nostri amici svedesi.
Torniamo al 1978 Toselli: quello fu anche l’anno del più importante avvistamento di Ufo nell’alessandrino, e lei c’era, e ha scritto sul tema un libro, e tanti articoli….
Ebbene sì: e questo (ce lo mostra, appoggiato sulla libreria alle sue spalle, ndr) è il barattolo che contiene ancora la terra che raccolsi sul punto esatto del campo di San Michele in cui fu avvistato l’Ufo. All’epoca collaboravo con Radio Alessandria International, dove proprio con Danilo Arona conducevo una trasmissione settimanale su misteri di varia natura. Il ragazzo, oggi cinquantenne padre di famiglia, che ho poi più volte incontrato negli anni seguenti, fece un racconto circostanziato di ciò che vide, e certamente non è un millantatore. Raccontò di aver aperto le persiane della sua stanza, la mattina, e di aver sentito come uno starnazzare di anatre. Di fronte a sé, nel campo vicino alla ferrovia, vide un oggetto metallico a forma di fuso, che si alzava. Ad un certo punto si fermò a mezz’aria, per poi ripartire e sparire, rapidissimo, nel nulla. La vicenda ebbe, all’epoca, grande eco mediatica, non solo locale. La famiglia del ragazzo, e i vicini, trovarono in effetti nel campo, all’altezza dell’avvistamento, una zona completamente secca, e i filari come piegati, in un’area di 6 metri per 3. Ci furono i rilievi della scientifica, e ricordo che addirittura fui interrogato dai carabinieri, come esperto di questi fenomeni. Per dire che, all’epoca, c’era davvero una forte attenzione su questo tema: e da lì partì peraltro una serie di avvistamenti in tutta Italia.
Anche Giancarlo Bossola, l’ex poliziotto alessandrino protagonista di recente di un tragico caso di cronaca, sosteneva di aver avuto un incontro ravvicinato con gli Ufo. Lei lo ha mai conosciuto?
No, mai. Ho letto anch’io quel che ha scritto Danilo Arona sul tema, e ne abbiamo parlato. Ma Bossola non mi è mai capito di incontrarlo.
Ma lei, Toselli, agli Ufo ci crede, o è davvero uno studioso ‘negazionista’?
(sorride, ndr) Mettiamola così: io incontri ravvicinati non ne ho mai avuti, e ho giusto fatto, quando da ragazzo abitavo in Spalto Borgoglio, vicino al liceo scientifico, qualche avvistamento in cielo, che però poteva francamente essere qualunque cosa. Ho però incontrato tantissime persone che gli Ufo sostengono di averli visti, incontrati, o di esserne stati rapiti (fenomeno, quello dei rapimenti da extraterrestri, tipico degli anni Ottanta). Ci sono certamente cialtroni, che in parte ho anche contribuito a smascherare, ma anche tantissime persone in buona fede. E poi rimane il fatto che un certo numero di fenomeni è tuttora senza spiegazione: il mistero c’è, insomma. Io non posso affermare con certezza che gli extraterrestri esistano, e men che meno di averli incontrati. Ma neppure il contrario.
Negli ultimi dieci anni il web ha trasformato anche questo settore, e in che modo?
In realtà, non so se questi c’entri con il web, il numero di avvistamenti e ‘incontri’ è in buona parte diminuito. Almeno di quelli di cui esista una qualche testimonianza. Il web agevola certamente il confronto a distanza tra coloro che si occupano di questo fenomeno, perché azzera le distanze e fa circolare le informazioni in tempo reale. Ci andrei cauto però sul fronte delle fonti: perché sul web, a partire dai social, chiunque scrive qualunque cosa, spesso in anonimo peraltro. Il che naturalmente rende molto complicato distinguere il falso dal vero, o almeno verosimile.
Lei Toselli, a partire dagli anni Novanta, si è anche occupato di urban legends, o leggende metropolitane. Un altro fenomeno interessante, anche se molto diverso da quello degli Ufo..
Sì: le chiamiamo anche leggende contemporanee, e ho cominciato ad occuparmene nel 1990, fondando il Centro raccolta voci e leggende contemporanee. Abbiamo un comitato, costituito da una decina di appassionati che, in tutta Italia, raccolgono, selezionano e catalogano storie, e materiale. Si tratta chiaramente di un filone narrativo che consente di avere il polso della situazione di una comunità e di una società, analizzandone miti e paure attraverso racconti che vengono costantemente trasformati, e arricchiti dalla fantasia di ognuno. Un vero ‘boom’, mondiale e non solo statunitense, si è avuto ad esempio dopo l’11 settembre sul fronte della storia, che ha mille varianti naturalmente, del mediorientale a cui si presta aiuto, e che per riconoscenza ci avvisa di non prendere un certo mezzo pubblico, in un certo giorno e città. Paure collettive, appunto. Anche se, dal punto di vista della narrazione, il web con il suo ‘copia e incolla’ e ‘inoltra’ tende a cristallizzare la narrazione, e in qualche modo a standardizzare il racconto: mentre la tradizione orale, naturalmente, prevedeva e prevede che una storia venga ‘arricchita’ e deformata ogni volta che passa di bocca in bocca.
Ettore Grassano