«Il 2015 sarà l’anno del Sud, che crescerà in percentuale più del Nord in termini di Pil»
Graziano Delrio, La Stampa, 8 marzo 2015
Leggendo il titolone de La Stampa di domenica 8 marzo (Festa della Donna, ma da oggi anche Festa del Pil), ho avuto un moto di sorpresa, a dire il vero non troppo piacevole.
Nove miliardi al Sud, provenienti, pare, da fondi dell’Unione Europea. A quasi settant’anni dalla nascita della nostra Repubblica, è paradossale che nessuno abbia il coraggio di dire dove andranno a finire, presumibilmente, tutti quei soldi. Opere pubbliche? Insediamenti industriali? Sgravi per chi investe? Infrastrutture? Ospedali? Oppure…
C’è ancora chi ragiona, o finge di ragionare, come se quattordici lustri di storia patria fossero passati invano. E’ una vita che lo Stato italiano “irriga” il Meridione con soldi pubblici. Pensiamo solo alla Salerno-Reggio Calabria, un cantiere infinito aperto nel 1964 e non ancora concluso. Pensiamo al crollo, avvenuto alcuni giorni fa su quella bella autostrada, di una campata stradale che si è schiantata su un pilone del viadotto Italia, danneggiandolo con grande facilità. Al punto da far venire il sospetto che di cemento, in quel pilone, ne sia stato messo ben poco («Effettivamente il dubbio c’è – spiega scuotendo la testa Giampaolo Rosati, direttore al Politecnico di Milano del dipartimento di Ingegneria civile e ambientale – ma può anche darsi che i piloni siano stati costruiti in quel modo in funzione antisismica. Parzialmente cavi per assorbire le scosse»).
Nel crollo, en passant, è morto un operaio rumeno di 25 anni, Adrian Miholca. Si è fatto un bel voletto di 80 metri, modello Bungee jumping senza elastico. I suoi familiari non vedranno un soldo di quei nove miliardi che dovrebbero rilanciare il Pil del nostro Sud. No, quei soldi (lo dico a Delrio, che fa finta di non immaginarselo) andranno a finire nelle tasche di coloro che hanno costruito le strade con la sabbia, hanno mantenuto il controllo reale del territorio, hanno truffato in tutti i modi possibili e immaginabili lo Stato italiano. O, al massimo, ai loro figli e nipoti.
Quei soldi andranno in buona parte alla mafia, alla ‘ndrangheta, alla camorra, alla sacra corona unita. Serviranno a costruire i bunker dei latitanti, ad acquistare (e rivendere) droga e armi, a ripulire il denaro sporco, a vincere gli appalti con ribassi scandalosi e a far chiudere aziende oneste che non potranno più competere. In Italia funziona così, gentile Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Però, pensandoci bene, questa cosa del Pil non è del tutto campata per aria. Da sempre, al Sud, l’economia ai suoi livelli più significativi gira, direttamente o indirettamente, intorno alle associazioni criminali. Sono loro a dare un lavoro, una speranza, un futuro. Forse è a quel “Pil” che si riferiva il buon Delrio. Sì, da questo punto di vista l’alter ego di Matteo Renzi ha ragione: con quei nove miliardi il Prodotto Interno crescerà. E sarà veramente Lordo.
Brindiamo, allora, come Cetto La Qualunque: Chiù “Pil” pi tutti!