“La vede questa casa? Ci ho abitato fino a 16 anni, in una frazione di Casale Monferrato: e i miei vicini di casa erano gli zingari, che tra l’altro mi insegnarono a suonare la chitarra: passione che ho trasmesso ai miei figli, oggi tutti molto più bravi di me”. Ad un certo punto della conversazione ‘tecnica’ con Marco Balossino, da un paio di mesi presidente della nuova ATC Piemonte sud dell’era Chiamparino (che accorpa Alessandria, Asti e Cuneo), da un’immagine individuata al pc, tramite google maps, che ritrae una dimora umilissima, semi diroccata, arriva la spiegazione delle motivazioni, molto personali, che hanno spinto l’avvocato tortonese (59 anni, già sindaco della sua città dal 1995 al 1999) ad accettare un incarico che, di questi tempi, non è propriamente agevole.
L’Azienda Territoriale per la Casa è infatti nel pieno di una ristrutturazione che, in tempi di ristrettezze economiche e tagli costanti delle risorse, potrebbe costare fatica e scelte impopolari. Più rogne che onori, insomma. Soprattutto considerato lo stato non propriamente eccellente di buona parte dello sterminato patrimonio immobiliare (“circa 10.500 alloggi nelle tre province”), l’elevata ‘morosità’ degli inquilini (“intorno al 30%”), e i cronici ritardi da parte degli ‘azionisti’ dell’ATC, ossia Regione Piemonte e Comuni, nel corrispondere le quote dovute, indispensabili per la manutenzione ordinaria e straordinaria, ma anche per la realizzazione di nuovi alloggi. “Ne mancano almeno 5.000, considerata la crescita esponenziale del fabbisogno negli ultimi anni di crisi: ma ne potremo realizzare non più di 150 all’anno, in rapporto alle risorse disponibili”. Proviamo, allora, a farci spiegare dal nuovo presidente dell’ATC Piemonte Sud come stanno realmente le cose, e quale scenario ci attende.
Avvocato, prima di tutto un’auto presentazione per chi non la conosce: lei è un tecnico di indubbie competenze, ma anche una figura non proprio nuova politicamente, all’interno del centro sinistra alessandrino….
Sono un avvocato: per vivere faccio questo da 36 anni, ossia da quando ne avevo 23. E sono figlio di un muratore e di una mondina, per cui il mondo delle case popolari non mi è per niente estraneo. Probabilmente ho accettato l’incarico per questo: certamente non per mire politiche, che davvero non ho. Ma è vero, in passato e in determinati momenti mi è stato chiesto di impegnarmi, all’interno del centro sinistra, e l’ho fatto volentieri: sono stato sindaco di Tortona dal 1995 al 1999. Poi mi hanno chiesto di ricandidarmi nel 2004, e ho perso per qualche centinaio di voti contro Marguati. Dal 2008 al 2011 sono stato presidente del Parco Scientifico e Tecnologico di Tortona, che all’epoca aveva un po’ di problemi: credo di aver contribuito a migliorare la situazione.
Lo scorso anno il suo nome ‘girò’ anche per un possibile inserimento nel ‘listino’ di Chiamparino….
(sorride, ndr) Queste sono cose che ho letto anch’io sui giornali, siete voi giornalisti a metterle in circolo. Ma non ve ne voglio, fate il vostro mestiere, e da ragazzo è capitato anche a me di fare qualche esperienza di giornalismo locale…quindi capisco come funziona.
Il Governatore del Piemonte comunque l’ha scelta per un ruolo delicato….fino a quando resterà in carica, e per fare cosa?
Trattandosi di un incarico fiduciario, lo ritengo legato alla durata della giunta regionale. Per fare cosa, è presto detto: una profonda riorganizzazione tecnico organizzativa dell’ATC, in base a direttive politiche. Questi primi due mesi sono serviti per mappare la situazione, assai eterogenea….
E con una seria specificità in quel di Asti, che rischia però ora di ricadere anche su Cuneo e Alessandria…..
Non è un rischio, è una certezza: ad Asti c’è un ammanco di una decina di milioni di euro, con procedimenti giudiziari che stabiliranno le responsabilità individuali: però è un dato certo che lì c’è un ‘buco’, che oggi inevitabilmente ricade anche su Alessandria e Cuneo, data la gestione unificata. Ma un altro ‘buco’ di entità sostanzialmente analoga si ottiene facendo la somma dei mancati incassi dai diversi enti locali che dovrebbero sostenere la nostra attività.
E quindi? Cosa farete?
Nel giro di qualche settimana presenteremo alla Regione Piemonte un’analisi di dettaglio, finanziaria e anche tecnica, e una proposta di riorganizzazione gestionale.
Il che significa chiusure di sedi provinciali, e possibili licenziamenti?
Assolutamente no: complessivamente, tra Alessandria, Asti e Cuneo, l’ATC ha una settantina di dipendenti, quasi tutti di alta competenza tecnica, e per la mole di attività sono pure poche. Certo, ci sarà una necessaria rivisitazione di alcuni ruoli, oggi doppi o tripli. Ma qui il problema non è licenziare: è semmai trovare le risorse per fare ciò che si deve fare.
Ossia?
L’ATC, che prima aveva nomi diversi, nacque comunque una sessantina di anni fa con una mission, che era ‘una casa per tutti’. Oggi però dobbiamo confrontarci con una realtà nuova, e per certi versi devastante: le richieste di alloggi a costi sociali aumenta smisuratamente, ma le risorse per realizzarli semplicemente non ci sono. I fondi, residuali, che abbiamo in cassa sono ancora quelli stanziati dalla gestione Bresso, così come i progetti che stanno andando a regime (circa 150 nuovi alloggi quest’anno, e altrettanti speriamo nel 2016) sono ancora frutto di operazioni partite allora. Dal 2010 è praticamente tutto fermo.
Quindi, per quei circa 5.000 nuclei famigliare del Piemonte Sud che chiedono una casa, di cui quasi la metà in provincia di Alessandria, aspetta e spera…..
Qui è la politica a dover intervenire, mettendo a disposizione risorse, e indicando priorità. Noi tecnici possiamo e dobbiamo eseguire al meglio, ma i miracoli non li facciamo….
Ad Alessandria siete finiti tra i creditori del dissesto? E oggi la situazione si è normalizzata?
Sì, abbiamo optato per il male minore, ossia accettare l’offerta dell’organismo straordinario di liquidazione. Sull’oggi posso risponderle così: purtroppo sono numerosi i comuni che non versano regolarmente le loro quote, salvo poi parlare di emergenza, e chiederci di intervenire. Ma il quadro che dobbiamo gestire è purtroppo drammatico, e la politica deve decidersi: o ci chiedono di fare assistenza sociale, o valorizzazione patrimoniale. Le due cose insieme, con risorse scarsissime, è impossibile.
Quanti sono i ‘morosi’, tra gli inquilini dei vostri oltre 10 mila alloggi?
La percentuale è elevatissima, intorno al 30%, e purtroppo la crisi generale non può che aggravare la situazione. E stiamo parlando di persone che spesso non hanno reddito, o hanno redditi minimali, e sono nullatenenti. Quindi ancora una volta la risposta deve venire dalla politica, non da noi che siamo un ente tecnico e strumentale.
Talora si parla di immobili ATC abbandonati, vuoti insomma, che vengono occupati abusivamente da chi una casa non ce l’ha….
L’occupazione abusiva è un reato, non c’è tanto da girarci attorno. Quanto a singoli casi di immobili vuoti, magari perché fatiscenti, la mappatura che stiamo completando va anche in questa direzione: la nostra prima mission, prima ancora di nuove edificazioni, è fare in modo che siano effettuate le necessarie opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, per garantire in primo luogo l’assoluta sicurezza, e poi la piena assegnazione degli immobili disponibili, in base a precise graduatorie.
Ettore Grassano