Il Demone della Modernità [Very Art]

modernita2di Cristina Antoni

 

In un momento in cui si profilano tempestosi scenari di guerra, vicini o lontani (ma comunque non troppo) dalle nostre prospettive, a Rovigo si inaugura una mostra, ‘Il Demone della Modernità’, di grande bellezza, grande emozione e grande attualità, anche se si riferisce al passaggio tra i due secoli precedenti, un periodo storico che ha portato alle guerre mondiali che hanno sconvolto il volto dell’Europa e del mondo intero.

La mostra in questione ha luogo a Palazzo Roverella dal 14 febbraio al 14 giugno 2015 ed ha come sottotitolo ‘Pittori visionari all’alba del secolo breve’. La mostra, insolita e forse unica, descrive una modernità che si muove tra inquieto ed ineffabile, tra conscio ed inconscio, raccogliendo alcune irrinunciabili icone dell’universo simbolista ed opere che uniscono la suggestione del simbolo, la libertà e l’utopia dell’ideale, mostrando allo spettatore un’arte misteriosa ed esclusiva e la rappresentazione cruda, tragica, folle della guerra.

Nelle belle sale dell’esposizione ci si immerge nei meandri dell’inconscio, per risalire verso luci metafisiche e sicuramente uscirne un po’ tormentati, ma allo stesso tempo ricchi di nuovi stimoli e riflessioni, come alla fine di un viaggio compiuto nelle lacerazioni sociali e nei presentimenti di una guerra che sarà distruttrice.

Il demone della modernità irrompe sulla scena rinnovando i linguaggi dell’arte, creando contaminazioni, portando movimento, spezzando gli schemi classici e le tradizionali connessioni spazio-temporali. I protagonisti della mostra  sono i grandi artisti europei ed italiani, tra i quali James Ensor, Paul Klee, Franz Von Stuck, Odilon Redon, Arnold Bocklin, Max Klinger, Gustav Moreau, Alberto Martini e altri ancora.

modernita3La visione della paura ha come contrappeso un valore positivo: il segnale d’allarme che avverte l’uomo del pericolo incombente. Angeli e demoni, incubi, spettri, prefigurazioni di morte e destini di luce, vitalità eccessiva e stati di trance emozionano lo spettatore.

Una delle opere più inquietanti in mostra è il Lucifero di Franz Von Stuck, uno dei massimi protagonisti del Simbolismo europeo. Una figura gigantesca con le ali compare nuda, virile possente  e muscolosa. Ma la sua testa, appoggiata alla mano sinistra rivela una mente assorta nei pensieri, come se fosse colta da un profondo senso di malinconia. Unica fonte di luce sono gli occhi ipnotici, fissi e penetranti. Lucifero è l’angelo caduto dal cielo che siede nell’ombra. Le luci rosse degli occhi provengono dall’interno, da un magma interiore acceso e violento, proprio di chi ha scelto di precipitare all’inferno.

modernita1Originale ed inquietante, oltre che essere opera simbolo della mostra, è la New York anni Trenta di Gennaro Favai, simbolo di nuove metropoli che paiono attraversate da luci sulfuree, apparenti specchi del dinamismo elettrico. Favai mostra di essere l’interprete di un mondo che guarda avanti, superandosi nella fama di vedutista postimpressionista.

Emozionante la sala dedicata a Konstantinas Ciurlionis, il maggior pittore lituano, e incredibilmente belle le sessantaquattro chine acquerellate di Alberto Martini.