Spettabile redazione,
ho appreso dai mezzi di informazione del caso di tre cacciatori denunciati per aver ucciso una volpe a bastonate caduta in una rete per la cattura delle lepri. Secondo la testimonianza di chi ha filmato l’episodio, i tre cacciatori, anziché liberare l’animale, l’hanno massacrato a bastonate, forse perché la volpe costituisce un danno al loro sport votato a uccidere: è una sorta di concorrente. Questo episodio è uno dei tanti orrendi delitti frequentemente commessi nei confronti di animali indifesi, da parte di individui che girano armati per le nostre campagne, spinti da istinti bestiali.
La denuncia è stata fatta dal Vicesindaco di Castelnuovo Scrivia Gianni Tagliani che ha fatto semplicemente il suo dovere di persona civile: certamente suona strano che a denunciare un simile atto sia un amministratore pubblico, dato che gran parte degli amministratori pubblici sono genuflessi davanti alla lobby venatoria.
Immagino le reazioni di gran parte della gente: “Tanto rumore per una volpe?” In effetti, se ne ammazzano a migliaia ogni anno su e giù per l’Italia, con i cosiddetti “piani di sterminio”, “piani di selezione”, “piani di abbattimento” e via ammazzando… Però il punto non è questo: capita così anche con gli esseri umani… se ne ammazzano a migliaia ma quando ce n’è uno che diventa un simbolo, ecco che può innescare la scintilla che incendia la prateria.
Questa disgraziata volpe, che come l’essere umano è dotata di terminazioni nervose in grado di percepire il dolore, dovrebbe farci riflettere quanto male si soffre a morire di bastonate. Chi ha ricevuto bastonate, scampando alla morte, lo può raccontare.
Gli animali non lo possono raccontare: riescono solo a urlare il loro dolore. Se poi crepano, la cosa finisce lì, ma bisogna fare in modo che non finisca lì e chi ha voce, parli per la volpe. Non c’è nulla di estremista, integralista, fondamentalista nel difendere una volpe morta in quel modo indecente e squisitamente tipico della specie umana.
Mi auguro che si faccia luce su questa vicenda e che essa serva a mettere a fuoco nitidamente la figura del cacciatore e purtroppo della cacciatrice perché anche in questo ambito, si fanno strada le pari opportunità.
La rete in cui è incappata la sfortunata volpe, “utile”(!) a catturare le lepri, è uno dei mezzi vergognosamente legali per intrappolare le lepri che vengono suddivise per sesso e liberate in Primavera con i cosiddetti rilanci nelle zone libere. Destinazione: divertimento sanguinario della nobile ars venandi.
Cordiali saluti.
Paola Re
Tortona (AL)