«E grazie a Dio e alle vostre preghiere, sono stata teneramente cullata in una caduta libera, mi è stata mostrata la luce nell’oscurità e ho imparato che in ogni prigione si può essere liberi. Sono grata. Sono arrivata a vedere che c’è del buono in ogni situazione, a volte dobbiamo solo andare a cercarlo»
Kayla Mueller
L’aglio nell’amatriciana, il dado nella caponata, il Festival di Sanremo, il menù di San Valentino, la lite Giletti-Capanna, Scelta Civica e i suoi scilipotini.
Robledo che lascia Milano, Facebook e WhatsApp presto insieme, Mancini peggio di Mazzarri, Uma Thurman gonfiata dal botox, sì alle nozze gay in Alabama.
Al Bano e Romina di nuovo all’Ariston, Salvini con Silvio e mai con Alfano, la Serie A che diventa cinese, Montezemolo presidente di Roma 2024.
Questa melassa informe e putrescente, vera sabbia mobile del nostro pensare e agire, non me la sono inventata io. Ho solo messo in fila le notizie che i “mezzi di comunicazione di massa” ci propinano ogni giorno.
Siamo schiavi della notizia (del pettegolezzo, meglio), incapaci di dare il giusto peso alle cose. E’ questo il problema più grande e irrisolto della nostra epoca. Come sarebbe bello pensare più in grande… Volare su queste miserie, averne compassione, vivere meglio amando la “realtà bella” che ci viene nascosta quotidianamente da chi ci dovrebbe informare. Essere liberi, insomma.
Dovremmo forse provare a cambiare letture, maître à penser, giornali, libri e televisioni. In giro c’è molto, ma molto di più di quello che sentiamo, vediamo e tocchiamo. Basterebbe aprire gli occhi. Come Kayla Mueller, la volontaria americana rapita e uccisa dall’Isis, che ha imparato in prigione ad essere libera. Leggete la sua impressionante lettera ai genitori, ne vale la pena.
Essere liberi, essere grati. Se è stato possibile per Kayla in Siria, è possibile anche per noi.
Qui e oggi.