Nella settimana che ci conduce a festeggiare gli Innamorati il 14 febbraio con San Valentino, non possiamo fare a meno di osservare l’opera d’arte più significativa sul tema, e guardandola sentirci nella giusta atmosfera senza sottovalutare gli aspetti culturali e gli spunti per le riflessioni profonde che il dipinto in questione contiene.
‘Il Bacio’ di Hayez, 1859, quello che ha dato la prima immagine ai Baci Perugina, ma anche e soprattutto simbolo del Risorgimento Italiano, è conservato a Milano presso la Pinacoteca di Brera.
Si tratta di un olio su tela, di dimensioni 110 per 88 centimetri e realizzato dal pittore Francesco Hayez.
La scena principale descrive un bellissimo istante pieno di emozione e magia, quello di un appassionato bacio tra due amanti.
Il linguaggio visivo nell’opera del Bacio viene espresso da Hayez attraverso una linea morbida che descrive e definisce i contorni ed i particolari dei due personaggi. Le architetture sono definite da andamenti lineari. Nella scena vediamo sullo sfondo un’antica costruzione della quale si intravede soltanto una parete ed i primi gradini di una scala di pietra. Sono realistici e molto ben realizzati i pavimenti, le pareti usurate ed i meravigliosi tessuti degli abiti.
L’accattivante resa cromatica in accordo perfetto con l’atmosfera misteriosa, le luci, le ombre e l’ambientazione di suggestione medievale hanno reso il dipinto un soggetto molto sfruttato a fini pubblicitari, per infinite riproduzioni di stampa ed ispirato il cinema.
Un ragazzo coperto dal mantello, con il cappello calato sulla fronte, il viso in ombra ed il pugnale nella cintura suggeriscono l’idea che si tratti di un rivoluzionario.
La ragazza si abbandona completamente all’effusione amorosa, con il corpo inarcato all’indietro e la mano che pare aggrapparsi all’uomo, più che abbracciare.
La versione del 1859 fu commissionata da Alfonso Maria Visconti di Saliceto, che alla propria morte la regalò alla Pinacoteca di Brera. Ne furono realizzate altre due versioni, con piccole modifiche.
Il dipinto fu esposto a Brera il 9 settembre del 1859, poco dopo l’arrivo di Vittorio Emanuele e Napoleone III.
Esiste un’altra versione del quadro, che per la sua composizione mette in luce ancor di più il significato politico dell’opera. Un velo bianco è abbandonato sulla scala, l’uomo ha un piede su un gradino, come fosse disposto alla fuga o ad una improvvisa partenza. Nell’opera compaiono i colori del tricolore italiano, che accostato all’azzurro allude probabilmente all’alleanza con la Francia, che aveva permesso il formarsi del nuovo Stato italiano. (Accordi di Plombières).
Proprio per questo motivo Il Bacio di Hayez è considerato l’opera romantica per eccellenza, sia dal punto di vista della capacità di coinvolgere sentimentalmente che per l’ispirazione ai valori dell’Unità e della libertà di Patria.
Ne esiste anche una versione più tardiva, del 1861, dove la veste della donna è bianca. Si suppone una voluta rimozione dell’azzurro del tricolore francese, forse a causa del risentimento dei patrioti italiani verso Napoleone III per aver optato per una veloce conclusione della Guerra senza la liberazione del Veneto.
Nell’opera ‘Triste Presentimento’ di Gerolamo Induno (1862) compare il dipinto di Hayez appeso alla parete. Anche qui il simbolismo risorgimentale è rimarcato dal piccolo busto di Garibaldi raffigurato nella nicchia.
La forza de Il Bacio, pur pienamente ottocentesco, dal vago sapore medievale la sua attualità e modernità nel rappresentare l’ideale dell’Amore.
Tanti giovani lo adorano e si recano in coppia a visitarlo presso la Pinacoteca di Brera. Pare porti fortuna darsi un bacio davanti al dipinto.