So per certo che sempre o quasi sempre al lettore medio interessano poco o affatto le vicende personali dei vari curatori delle Rubriche. Anche in questo caso ritengo di non allontanarmi dalla realtà affermando quel che ho appena scritto, seppure – e non a caso – aggiungo commenti e pensieri che fanno parte proprio della sfera personale.
Io, per costituzione, sono fatto di una pasta diversa dalla norma e continuo sulla mia strada (forse sbagliata) scrivendo e raccontando cose lette e conosciute, aneddoti che si intrecciano – passando dalle cartoline antiche di Alessandria – alla mia vita reale. Racconto cioè eventi e aneddoti di vita vissuta o della mia storia personale che si intersecano indissolubilmente con il luogo ritratto.
Per la mia chiacchierata settimanale questa volta ho scelto – fra le cartoline della mia collezione – un bel soggetto raffigurante Piazza Vittorio Emanuele II.
Per quale motivo ho voluto pubblicare proprio questa cartolina e non una delle molte altre a disposizione? Presto detto.
In questo palazzo d’angolo con via dei Guasco ho trascorso oltre vent’anni, prima di essere collocato a riposo pochi giorni or sono, prestando servizio come impiegato prima per la Regione Piemonte ed in seguito per l’Amministrazione Provinciale; entrambi questi Enti hanno diversi importanti Uffici proprio in questo antico stabile.
In anni ormai lontani ricordiamo qui una delle sedi del famoso negozio di tessuti S.A.V.E.S. (Società Anonima Vitale e Sacerdote); in seguito la ragione sociale è stata cambiata in S.A.T.E.A., (Società Anonima Tessuti e Affini).
Intorno agli anni Settanta una vecchia gru rugginosa del cantiere attivo per lavori a questo antico edificio, aveva suscitato non poche polemiche per il lungo stazionamento (anche notevolmente oneroso) fino a quando, finalmente, il palazzo era stato trasformato (un’orribile ed insensata trasformazione) ed era divenuto sede degli Uffici del Comprensorio.
In anni successivi, tra il 1990 ed il 1994, infine, il palazzo tornava ad assumere (vagamente) gli antichi fasti, almeno nelle strutture esterne e nei prospetti prospicienti Piazza della Libertà e via dei Guasco.
All’occhio disattento dell’osservatore superficiale potrebbero sfuggire preziosi particolari e ciò non aiuterebbe a collocare nell’epoca giusta l’antico scatto fotografico. Ma i nostri lettori non appartengono a questa categoria.
Stiamo analizzando un documento di un secolo fa (cartolina spedita il “26 – 11 – 915” da un certo Bepin, “Saluti vostro nipote Bepin“, stampata per conto delle Edizioni Lori – Casale Monferrato).
Esattamente cento anni fa, infatti, l’impiegato di Poste Ferrovia apponeva l’annullo sul francobollo da 5 Centesimi (27 11 1915) ed un altro timbro veniva apposto all’arrivo, dall’Ufficio postale di Sanguinetto, in provincia di Verona (28 11 1915).
I miei cari lettori vogliano osservare la tempistica…
In due giorni il signor Pietro Longhi / Croce Verde / Sanguinetto (VR) – nonno o zio dello scrivente – riusciva a ricevere i saluti di suo nipote.
I miei pochi lettori sanno vedere ed interpretare bene quel che ogni settimana mostro e le mie noterelle possono essere quindi d’aiuto per approfondimenti a tutti coloro che vogliono gustare con maggior attenzione questo spaccato d’epoca.
La prima cosa importante che salta all’occhio è certamente la vettura tramviaria ferma per l’occasione. Era infatti abbastanza raro, a quell’epoca, vedere un fotografo in azione e quindi l’occasione era stata presa al volo dal conduttore del mezzo pubblico e dal bigliettaio per fermare il tram e mettersi in posa.
Non pare che i vetturini addetti alle carrozze con cavalli avessero la stessa smania di passare anch’essi alla storia (come i più tecnologici tramvieri) e quindi sono stati colti in pose rilassate o comodamente assisi (stravaccati) a bordo del loro veicolo in attesa dei clienti.
Ma torniamo per un attimo all’introduzione, al mio cappello iniziale.
Come fare a descrivere i mille particolari di questa cartolina? Ci voglio provare anche solo accennando ad alcuni di questi, fra i più salienti.
Osserviamo tutti gli elementi di arredo urbano, le insegne che sovrastano le entrate dei negozi e le altre che si fanno notare ai balconi (quelle del Gabinetto medico Dentistico del Dottor Bozzola). Non si possono disdegnare i chioschi per la vendita di bibite o di generi alimentari. Una di questa baracche – si intravvede fra le altre – espone in maniera ben visibile la scritta Gelateria Montagna.
Un bel lampione esattamente sull’angolo della casa faceva luce sulla piazza e contemporaneamente anche sul tratto iniziale di Via dei Guasco.
Per finire mi piace far notare la semplice eleganza di tutti i personaggi, di tutti gli attori del teatro che è quest’angolo di città. Tutti indistintamente, secondo le regole del buon gusto di allora, con il copricapo ben indossato.
Sarà solo gusto retrò, è forse la semplice maniera di apparire, di porsi… di seguire i dettami di una moda che si chiama consuetudine, ma a me pare (non solamente per l’abbigliamento) che questo piccolo mondo antico sia di gran lunga migliore di quello in cui viviamo ora.
La matrigna spietata – Per continui maltrattamenti e sevizie verso i figli del marito De Martini Giuseppe, certa Gilardi Maria Luigia d’anni 41, abitante in via dei Guasco n. 42, è stata condannata dal Tribunale ad un anno di reclusione con la condizionale.
La Gilardi, come è risultato dal dibattimento percuoteva continuamente i figli del marito, Rosetta di anni 14, Adolfo, d’anni 11 e Elena d’anni 19, omettendo le cure necessarie per evitare loro malattie, e facendo persino mancare il nutrimento.
Difesa: avv. Sgadari.
[CRONACA E PROCESSI (Il Piccolo di Alessandria) – Anno I – N. 11 – Alessandria, 13 Giugno 1925]