di Dario B. Caruso.
In questi giorni abbiamo goduto di una parola nuova.
Novennio
Non è un neologismo poiché esiste nel vocabolario italiano.
È un neologismo poiché – per quanto mi riguarda – risulta dissonante all’orecchio di un musicista, addirittura cacofonico.
E mai sentito.
Detto ciò, è finalmente terminato il novennio di re Giorgio e dopo un novennio il Parlamento Italiano procederà all’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica.
E da qui ricominciano i dolori e le speculazioni della comunicazione.
Mass-media
Fioccano i nomi dei candidati potenziali, i profili delle personalità idonee a rivestire degnamente la più alta carica dello Stato, le simpatie e le antipatie delle differenti parti politiche e antipolitiche.
Anche io desidero giocare e delineare il mio candidato.
E vi prometto che sarà una candidatura ineccepibile.
Identikit
1) Il mio ideale di candidato dovrà essere eletto al primo scrutinio, così come Ciampi (13 maggio 1999) oppure Cossiga (24 giugno 1985).
Questo per evitare quelle maratone televisive in cui si alternano voci e volti triti e ritriti e si sovrappongono parole su parole, ovvietà su ovvietà.
Tutto per nascondere imbarazzi e giochi di potere.
Mi sta bene anche un sedicesimo scrutinio solo se poi esce fuori uno tipo Pertini, che raccoglie l’85% dei consensi dei votanti, ha un passato da combattente ed esulta come un adolescente di fronte ad un gol mondiale.
2) il mio ideale di candidato dovrà essere di almeno cinquant’anni come da Costituzione ma non per questo dovrà superare i settanta.
In un mondo che corre veloce, avere una figura che ci rappresenti e che sia più vicino alla media dell’età degli italiani non guasterebbe anche perché testimonierebbe una equidistanza tra le generazioni estreme.
E di contro si eviterebbe di averne rispetto solo perché ha un’età che merita rispetto a prescindere da chi sia.
3) il mio ideale di candidato dovrà essere disoccupato.
Basta con eletti già pluripensionati per pluricariche di Presidenza del Senato, della Camera, CSM, Segretario Nazionale del Sindacato.
Un bel disoccupato – certamente laureato – verrebbe collocato in una dimora importante e con un buono stipendio. In questa maniera si sistemerebbe l’intera famiglia e quindi a fronte di un posto in realtà verrebbero a risolversi per contiguità almeno la situazione di venti, trenta, quaranta persone.
Questo per sette anni, molto più quindi che un contratto a termine di qualsivoglia azienda.
Conclusioni
La tentazione di autocandidarmi è stata irrefrenabile.
Con un po’ di buona musica l’ho sopita.
Ora attendo il nuovo Presidente sperando che assomigli a quello del mio profilo.
Per ora i bookmakers danno favorito Giuliano Amato, nulla quindi di più distante.
Caro Sandro con la pipa in bocca, mettici una mano tu.
(Disegno di Andrea Pazienza)