Tutto cambia verso.
Le stagioni si avvicendano e le modificazioni climatiche confondono la primavera con l’inverno, rimestano lo scirocco e il libeccio, sintetizzano la neve perenne in valanga.
Anche il calendario, quella tavola numerica che a dispetto del tempo meteorologico rimane fissa e sempre uguale a se stessa come Papa Gregorio XIII concepì a fine Cinquecento, venne a sostituire il calendario precedente facendola in barba a Giulio Cesare.
Cambiando anch’egli verso in un certo senso.
Ma le esigenze dell’uomo, quelle primarie intendo, restano sempre identiche.
Si modificano le modalità, gli espedienti tecnici, le relazioni con gli altri, il lessico, la comunicazione.
Permangono invece inalterati gli obiettivi, il raggiungimento degli stessi, il traguardo, non importa come.
Lo direbbero bene i protagonisti di quelle serie televisive americane stile NCIS: il serial killer ha cambiato modus operandi e fino ad oggi ha mietuto una, dieci, cento vite.
L’istinto primordiale è nascosto in qualche meandro infinitesimo del nostro cervello, tra miliardi di miliardi di cellule grigie.
Viene riesumato dalla molecola più profonda del nostro acido deossiribonucleico e riemerge periodicamente ma sistematicamente.
Non è la prima volta che a Savona e in Liguria, così come in ogni altra parte del mondo, una compagine politica, qualsiasi essa sia, vive guerre fratricide più o meno evidenti. Spesso vengono metabolizzate all’interno della compagine stessa, magari con qualche mugugno sui giornali locali e discorsi da bar e da barbiere (ammesso che ne esistano ancora, gli uni e gli altri). In questo frangente invece il caso Cofferati-Paita è deflagrato sui media di tutta Italia e in Europa.
Bene, poiché se ne parla. Fino a che se ne parlerà.
Male, poiché il verso non cambia.
Possiamo cambiare calendario.
L’essenza resta.