Ani di cambiamenti, di fermenti, di avvenimenti, di movimenti, di avvicendamenti, di sentimenti, di pentimenti… di quei cazzi pendenti che mi hanno fatto pensare a quella desinenza, ancora più del cazzo, “menti”!
– nel 1960, alle Olimpiadi di Roma, tutte le gare di velocità sono vinte da atleti italiani iscritti alla Democrazia Cristiana ed al Partito Socialista Italiano… da anni si allenano scappando…
– nel 1961 l’astronauta sovietico Jurij Gagarin è il primo al mondo a mettere in pratica quanto la canzone Goliardica “L’omino piccino” recita ad un certo punto: “… e poi saliva su un disco volante e si sparava una sega gigante…”
– sempre in questo ano viene costruito il muro di Berlino ed nei paesi del Patto di Varsavia da questo momento tutti i cessi dovranno avere le pareti di vetro, in maniera che tutti possano apprezzare lo sforzo del popolo nel bisogno comune!
– nel 1963 muore Papa Giovanni Totocalcio (XXIII).
– nel 1964 viene brevettata la più grande invenzione del secolo: la minigonna. La sua creatrice, l’inglese Mary Quant, due anni dopo, a seguito di una sua seconda invenzione rivoluzionaria, la scrivania senza la parete anteriore, riceve il premio Nobel per la Pace (pensando a quella cosa non si può fare la guerra)!
– nel 1967 muore in Bolivia il più grande giocatore di carte del mondo: Ernesto Che Chi Bara.
– il 1969 viene dichiarato dall’assemblea dell’ONU “ano internazionale dei testacoda”!
La Goliardia Alessandrina va alla grande! Anche negli ani ’60 vanta veglioni, balli, baccanali, feste danzanti sempre più affollati: nel 1957 è stato chiuso il Music Hall di Gigi Capra, ma altri locali sono a disposizione dell’AGA e dell’OGAK.
Immortaliamo anche su queste pagine il poliedrico Gigino Capra, (foto n. “1“) sia in fotografia che in caricatura (tratta dal numero unico Goliardico “Arlecchinate“. I Goliardi non andranno più a ballare da Gigi (almeno in un locale suo, in quanto saranno ancora numerose le serate che organizzerà altrove), però il bar pasticceria da lui aperto sarà sempre considerato un punto di riferimento per passare un pomeriggio o una serata tranquilli.
Uno dei locali più affollati, dopo la chiusura del Music Hall, era il Circolo Alessandria (chiamato anche “I Grigi“), solo da pochi anni chiuso. Nella foto n. “2” possiamo apprezzare lo stemma dell’Alessandria Calcio (da cui il nome), posto su di una parete del salone principale del locale.
Abbiamo pensato, volendo cogliere due picioni più una fava… chiediamo scusa, volevamo dire “volendo cogliere due piccioni con una fava”, di inserire la foto n. “2” in cui si apprezza, oltre allo stemma di cui sopra, anche il complesso (il gruppo, la band, i musicanti… chiamatelo come pene vi sfagiola) “I Novelity“, fedele accompagnatore di tantissime feste Goliardiche e studentesche negli ani ’60. I Novelity, data la loro bravura, diventeranno il gruppo ufficiale di Fausto Leali.
In primo piano nella foto vediamo la voce del gruppo, un giovanissimo Silvio Pesce (siamo onorati di avere la sua amicizia) incantare la folla al microfono.
Gli incassi sono una costante manna per le casse dell’Ordine e motivo di continio orgasmi per gli squattrinati Goliardi e la foto n. “3” ne è un esempio. Gian Robotti (da sinistra), Gigi Massobrio, Enrico Berrone ed Ugo Gaia (futuro Pontifex Maximus) esultano al botteghino (di non sappiamo quale locale) alla fine di una serata (come sempre) ben riuscita.
Sempre dei primissimi ani ’60 è l foto n. “4“, scattata durante uno dei tanti baccanali Goliardici tenuti al Circolo Alessandria, in cui possiamo apprezzare un gruppo di Goliardi immortalati con un membro (non abbiamo le sue dimensioni…) dell’orchestra, sicuramente rapito ad hoc.
Da sinistra ecco alcuni volti molto noti in quel di Alessandria: Alberto Annaratone, (non conosciamo l’identità dell’ectoplasmatica figura che spunta dal fisarmonicista), Pino Astuti, Ugo Procopio (pronto alla debragatio) e Nanni Ravera.
Nel 1960 Sümia I il Buono non è più Pontifex Maximus ed il suo posto è preso da Giulio Bianchi, futuro ingegnere, cui sibi nomen imposuit Droga I il Giusto (attenzione: i Goliardi hanno sempre aborrito qualunque tipo di sostanza stupefacente! Droga, in dialetto alessandrino, ha anche il significato di fannullone, “schiena di vetro”…).
Ben poco sappiamo di questo Pontifex e non esiste neppure un dagherrotipo per immortalare il suo volto.
Nel 1961 il soglio pontificio dell’O.G.A.K. È occupato da un nuovo paio di chiappe : sono quelle di Attila il Cruento (vedi foto n. “5“), nostro grande amico non solo in Goliardia, vulgo Dott. Alfio Crovesio, che abbiamo già avuto modo di apprezzare un numero imprecisato di volte nelle pagine di “Ars eloquendi Goliardiae“.
Alfio si laureerà in Economia e Commercio e non in “Economia (davanti) e Commercio (dietro)”… costui ha infatti coniato una legge Goliardica: “la legge di Attila, se trovi una figa battila!“, tanto da essere anche battezzato “defensor sverginitatis”
Peccato che siano vissuti in epoche diverse lui ed una donna del ‘500, la religiosa spagnola Maria Consuelo Brualla Gutierrez, Madre Generale dell’Ordine delle Piccole Ingiuriate per Giusta Causa ed in seguito fondatrice dell’Ordine monastico delle Arrapantine; fu una grande propugnatrice della verginità, specialmente tra le MONAche e lottò fino alla fine dei suoi giorni contro il vezzo comune a quasi tutti i frati di accoppiarsi con giovani donne compiacenti.
Madre Maria Consuelo arrivò addirittura a scrivere: “… A sacerdotibus monachisque virginitas virtus de patre ad filium traditur…” (…la verginità è quella virtù tramandata di padre in figlio da sacerdoti e monaci…), nel suo libello di protesta “Audens mentula confessionem” .
Questo scritto fu talmente apprezzato da papa Tambasso Magno, che concesse a Madre Maria Consuelo la facoltà di far affiggere in tutti i conventi di monache il cartello con la scritta “SILENTIUM”, per non che entrasse Fra’ Casso!
A questo punto dovremmo raccontare uno scherzo ideato dalla Goliardia Alessandrina finito addirittura in un libro, però, prima di iniziare il racconto vorremmo illuminare le vostre menti (sicuramente una fatica di Sisifo) su che cosa sia lo scherzo per i Goliardi.
Dentro a ciascuno di noi c’è una parte di bambino, responsabile (stando ai sacri testi) della ricerca di libertà, dei sentimenti, della spontaneità, della schiettezza, della voglia di divertirsi e di fare una sana risata.
E che cosa, più di un bello scherzo, induce al ridere, al buonumore?
Che cosa, più di uno scherzo ben architettato, crea una parentesi di allegria nella merdosa vita di tutti i giorni?
E questa parentesi di allegria può anche durare a lungo, in quanto ci si diverte anche durante la progettazione e la preparazione; è ovvio che l’apoteosi si ha quando lo scherzo riesce, quando si osservano le reazioni della vittima, che spesso sono il lato più comico di tutta la sceneggiata.
Lo scherzo, la presa per il culo sono vecchi come il mondo, sono persino citati nelle Sacre Scritture: in un Vangelo apocrifo, sembra quello di Rosy Bindi, per esempio, sta scritto che, dopo la Crocifissione, nella giusta atmosfera creata dagli effetti speciali (terremoto, temporale, velo del tempio che si squarcia, ecc.), un centurione (con la stessa faccia di Teo Teocoli) si avvicinasse al Signore che stava violentemente nominando sé stesso (e aveva tutte le ragioni del mondo di bestemmiare, povero Cristo: l’invito che aveva ricevuto parlava di una scampagnata nel parco dei Getsemani e Lui aveva accettato con gioia, perché queste giornate all’aria aperta, a contatto della natura erano la sua Passione…) e gli dicesse:
– Sorridi, Maestro, sei su “Scherzi a parte”!
Per i figli di Santa Madre Goliardia lo scherzo è un qualcosa di sacro, è un rito, sia esso architettato per divertimento, per il puro gusto di farlo, che compiuto a scopo di rappresaglia, per vendicarsi di qualcuno.
I Goliardi hanno sempre fatto i cazzi loro, non hanno mai cercato l’approvazione degli altri né danneggiato volontariamente persone o cose, però davanti ad aperte dichiarazioni di guerra, davanti ad offese, non hanno mai porto l’altra guancia: per i Goliardi la miglior vendetta è sempre stata …la vendetta, però, anche in questo caso, più per il gusto di dare un’amena lezione al malcapitato, per il gusto di farsi una risata alle sue spalle.
Spesso però la vendetta riusciva talmente bene, era talmente divertente, che veniva ripresa in altri momenti e con altre persone, questa volta non più come vendetta o ritorsione, ma solo come semplice scherzo.
E’ ovviamente valido anche il ragionamento opposto: uno scherzo ben riuscito (nato solo ed esclusivamente come scherzo) in altri casi si trasformava in un atto di vendetta, di ritorsione, di rappresaglia e la rappresaglia Goliardica aveva la stessa intensità di quella nazista: chi faceva uno riceveva come minimo dieci.