Assenteismo nella funzione pubblica ed ingiustizia retributiva e fiscale

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

e, p.c., ai Prefetti e agli Organi d’informazione

Oggetto: assenteismo nella funzione pubblica ed ingiustizia retributiva e fiscale

In merito ai due temi in oggetto, di maggiore attualità odierna, mi permetto di sottoporre alla pubblica attenzione le seguenti considerazioni. A Roma lo scandalo non consiste nel riscontro della percentuale di assenteismo tra i mille vigili urbani “comandati” a rimanere in servizio “capodanniero”, ma bensì nell’eccesso di potere e discrezionalità posta in essere dal locale comandante e dai dirigenti preposti, i quali hanno concesso a ben 5.000 dei 6.000 circa loro dipendenti le ferie in tale periodo, ben coscienti degli esiti che questo comportamento diseducativo avrebbe provocato: una tale forbice nella discriminazione sulla fruizione dei diritti dei lavoratori, con una enorme maggioranza, pari ai 5/6, di privilegiati per probabili ragioni politico-clientelari, che incentiva il comportamento “voluttuario e vacanziero” di molti a scapito del corrispondente aumento del carico di lavoro per pochi, di fatto può costringere parte dei dipendenti così umiliati e stressati a reagire ponendo in essere pratiche assenteiste reali o virtuali, quando non si può reagire più coerentemente sul piano sindacale, dati i limiti della legislazione vigente in materia di scioperi
nel pubblico impiego. Tali problemi si possono risolvere solo rieducando e costringendo i “dirigenti” ad essere all’altezza dei loro compiti istituzionali (e a guadagnarsi, almeno, il loro offensivo lauto stipendio): in primis non discriminare i loro sottoposti nella distribuzione dei carichi di lavoro e poi una precisa regola vincolante che pianifichi la fruizione delle ferie durante il corso dell’anno, nel senso che, a prescindere dai periodi di punta “vacanzieri”, in ogni ufficio o funzione pubblica non deve essere mai concessa la fruizione delle ferie in misura maggiore del 50% al personale dipendente in forza.
Diversamente, tali disastri comportamentali finiranno per esseri incentivati in ogni pubblica amministrazione: qui in Alessandria, ad esempio, abbiamo avuto alcuni pubblici uffici, come la Direzione Territoriale del Lavoro, in cui nel famigerato giorno del 31 dicembre era presente solo una esigua minoranze del personale in servizio (anche meno del 10% …. comprese persone invalide, a cui peraltro, era stata negata la fruizione di ferie e a cui veniva così vergognosamente aumentato anche il normale e già pesante carico di lavoro), per non parlare dell’indecente comportamento dell’irresponsabile dirigente del locale Centro per l’Impiego appartenente alla “esuberante” Amministrazione Provinciale, il quale ha ovviato alle controversie tra i suoi sottoposti per il godimento della festa “capodanniera” addirittura chiudendo il proprio pubblico ufficio in tale giorno, con tanto avviso sulla porta d’ingresso per gli sfortunati utenti di “San Silvestro” (lavoratori esodati o in mobilità…) che dovevano ivi recarsi per talune pratiche aventi scadenze urgenti. Sempre in materia d’infami ingiustizie, rileva poi il secondo tema della depenalizzazione dell’evasione fiscale in misura “percentuale” rispetto al reddito imponibile: poco importa se in questo “comma capodanniero” il governo stabilisca il 3% od altro inferiore limite, perché questa è sempre una palese e vergognosa violazione del nostro dettato costituzionale, il quale impone la “progressività e non la proporzionalità” dell’imposizione fiscale. Perché non si adempie a tale principio stabilendo una cifra fissa al posto della percentuale, ad esempio solo mille o duemila euro al massimo, a prescindere dal reddito, quale importo-detrazione “condonabile” in caso di evasione od elusione fiscale? Per chi ha un basso reddito da lavoro autonomo questo può essere un atto comprensibile a fronte delle gravi difficoltà economiche odierne e al contempo impedirebbe le infami speculazioni finora impunite dei ricchi capitalisti, in quanto per questi ultimi, il meccanismo della percentuale proporzionale al loro reddito, anche minima, può regalare loro milioni di euro evasi od elusi.

Infine, ricordiamoci tutti, anche per un minimo di rispetto, che gli unici a non poter evadere od eludere l’imposizione fiscale sono solo i lavoratori dipendenti e i pensionati, a cui vengono trattenute alla fonte, dal “sostituto d’imposta” (alias datore di lavoro) le imposte dovute fino all’ultimo centesimo, peraltro con una continua e palese violazione dello stesso principio costituzionale di progressività, considerato il fatto che negli ultimi anni si è ridotto il ventaglio e la percentuale delle aliquote a vantaggio dei redditi più alti. Come se ciò già non bastasse ad offendere ed umiliare i già vessati lavoratori dipendenti e pensionati, qualche bastardo ora propone pure una sola aliquota fissa, uguale per tutti, ricchi o poveri, al 15%!
Claudio Ferro – Alessandria