Food, la scienza dai semi al piatto [Il gusto del territorio]

Food1di Eleonora Scafaro

 

L’approccio scientifico al cibo. Ne abbiamo parlato la scorsa settimana, nell’ultimo articolo dell’anno. e lo abbiamo fatto con l’aiuto di un libro, “Prodotti dell’alessandrino”.

Questa volta, invece, si tratta di “Food, la scienza dai semi al piatto”, una mostra allestita al Museo di Storia Naturale di Milano, visitabile fino alla fine di giugno.

Attraverso un linguaggio semplice, a immagini, la mostra affronta con un approccio scientifico il tea del cibo.
Ogni giorno noi mangiamo un determinato prodotto, dando spesso per scontata la provenienza, come è stato coltivato, quale processo di produzione ha affrontato. E soprattutto come è fatto.

Già, come è fatto. E’ questo il tema centrale di “Food, la scienza dai semi al piatto”.
I singoli prodotti, tutti i diversi elementi che possono comporre un piatto, vengono sezionati e analizzati nel dettaglio.
Durante il percorso sarà possibile vedere semi rarissimi delle più importanti bacche dei semi italiani.
La mostra ha, quindi, il pregio di rendere comprensibile il termine biodiversità, e cosa si sta facendo per proteggerla e mantenerla.

Le immagini sono il fulcro dell’esposizione: l’occhio del visitatore diventa un microscopio chefood2 analizza minuziosamente ogni alimento che ogni giorno mangiamo, il tutto attraverso video didattici e giochi interattivi.
Una mostra che ci porta all’origine del mondo e dei prodotti: dal seme tutto ha inizio.
Quasi una metafora della vita stessa. Così, dal semplice seme, si arriva al piatto.
Un viaggio nel tempo e nello spazio tra il riso, il caffè e la pasta. Prodotti semplici, ma su cui si è fondata – e si fonda tutt’ora – la dieta mediterranea.

Il viaggio non è solo una ricostruzione di come un seme può diventare, per esempio, una barretta di cioccolato. E’ una storia, la storia, di come ogni seme e ogni alimento è diventato “piatto”, attraverso difficoltà, epidemie, malattie delle piante prima di essere definitivamente integrate nel ricettario.
E, infine, la cosa più bella: la riscoperta sensoriale del cibo e dei suoi elementi inseriti nell’ambiente in cui vengono assaggiati e collegandoli alla psicologia.
Quando si assaggia, si mangia, si gusta e si degusta non è il semplice atto del masticare o del bere. In quella semplice azione ogni nostro senso si attiva e ci fa scoprire e riscoprire un ricordo, un gusto particolare, un profumo avvolgente, una tenerezza, la morbidezza del pane caldo, la soddisfazione di sgranocchiare qualcosa e sentire, mentre si mastica, quella sorta di musica che ci accompagna fino alla fine del pranzo.

food_titoloL’ultima parte della mostra, invece, è dedicata alla cucina – scenografia richiesta al cibo – a all’uso degli elettrodomestici, dei macchinari per la lavorazione degli alimenti, con le diverse ricette della storia e della tradizione messe a confronto per capire l’evoluzione e i cambiamenti fatti durante le epoche storiche.

E, infine, un vademecum su come ci si deve muovere in cucina. Una serie di pannelli spiegheranno come conservare gli alimenti, come non fare ‘impazzire’ la maionese, come preparare un buon caffè e come ognuno di questi gesti può influire sul gusto del prodotto.

E’ una mostra che vale la pena visitare, soprattutto nell’ottica di una conservazione del territorio e delle nostre tradizioni.