di Pier Luigi Cavalchini
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A quasi tre anni dall’insediamento della Giunta Rita Rossa è possibile, e più che giustificato, iniziare a fare qualche ragionamento di insieme. Anzi, c’è da preoccuparsi per il fatto opposto: fino ad oggi ben pochi media hanno provato ad abbozzare una qualche forma di interpretazione di quanto è successo e sta, ancora, succedendo.
Siamo un giornale, infatti, non solo perfettamente autonomo e responsabile degli atti e delle scelte di cui è (ed è stato) autore ma siamo nella invidiabile situazione di non dover rendere conto a nessuno e, soprattutto, di non dover dipendere dalle elargizioni di chicchessia. Per cui ben volentieri proviamo a stilare un breve bilancio di insieme, ben consci della complessità della situazione e della inutilità di “polveroni” vari.
Prima di tutto va detto che questa Giunta “allargata” (nel senso che spiegherò tra poco) non è casuale e tanto meno “proveniente da ‘nuovi’ percorsi”, anzi… Si tratta di una continuità netta con quanto espresso dalla Giunta Francesca Calvo a partire dal 1995 (e fino, circa, all’avvento della Giunta Scagni). Non più scelte autocratiche e “dirompenti” come quelle della “prima Calvo”, pochissima “autoreferenzialità leghista” e, piuttosto, attenzione a quanto forniva e suggeriva il “territorio”. Una capacità di “ascoltare” prima che di “fare” che ha segnato la piena maturità di quell’esperienza o, se volete, la sua completa integrazione in un sistema di potere che aveva (e, sostanzialmente ha ancora oggi) i suoi perni nelle Fondazìoni Bancarie e nel Mondo del Commercio più qualche realtà industriale “forte” e radicata. Di lì, ad esempio, gli avvicinamenti tra la Lega Nord di allora e l’area della Margherita che con Rutelli e Parisi stava proponendo un modo diverso di far politica (senza però saper bene dove andare). Di lì incontri, accordi, amicizie, coperture, che culminarono con la grande operazione della distruzione dei due ponti storici sul Tanaro, ammantata di “emergenzialità”. Di lì, sempre, l’inizio della progressione che porterà alla creazione di una “rete” fortissima che, al di là dei vari partiti, piccoli o grandi che siano, ha cementato legami fra persone, non molte, che in diversi ambiti acquisivano sempre più potere o, comunque, capacità di influenza (senza fare nomi, per il momento, inviterei chi legge a ragionare sul fertile terreno di coltura che è stato l’assessorato alla Cultura della Provincia sia come personale politico che amministrativo, sempre in contatto con l’ottimo Presidente Filippi).
“Ottimo” perché, come tutto lo staff dell’allora assessore Rita Rossa ha saputo ben giocare le carte giuste al momento giusto. Chapeau!!
Comunque, per ritornare al discorso precedente….tutto viene “filtrato”, tutti subiscono una “analisi” di compatibilità per non creare problemi alla “rete”, andando direttamente a rispondere a quelle che sono le richieste di chi vuole investire, di chi vuole costruire nuove case, nuove aziende, possibilmente all’interno di una configurazione – apparentemente – “nuova” definita, non a caso, di “cambiamento”. In questo quadro ci potrebbero anche stare le due altre questioni non risolte nel centro-sinistra alessandrino: l’eventuale nuova discarica (dopo le scintille a San Michele si viaggia a vista) ed il prolungamento dello scalo ferroviario con – forse – annesso “aereoporto cargo”.
I protagonisti di allora hanno posti di rilievo, da Bressan all’ing. Delucchi, con il viatico del mai tramontato ex assessore Negri.
Diciamo che in quella fase, grosso modo tra il 1995 e il 2005 si sono create le basi che stanno portando il “miglior gruppo che Alessandria puo’ mettere in campo oggi” , che prova “ad accorciare le miglia marine tra il dire e il fare” (1), ad essere ad uno snodo fondamentale della storia della città dal dopoguerra.
E qui vengo alla questione della “Giunta allargata”. Rita Rossa, applicando alla lettera quelli che sono i dettami base della dottrina del “prima ascoltare (quasi ‘investigare’), poi agire in rete” ha inizialmente privilegiato un condizionamento esterno, partendo dal “livello provinciale” che – per lo meno dalla Giunta Fabbio – ha gradatamente messo in contraddizione, “isolato” in senso politico e poi “ridicolizzato” l’operato delle precedenti Giunte, facendo pervenire alla popolazione alessandrina una impressione di inadeguatezza, abbinata ad una forte tendenza alla truffa.
E poi … poi è venuto il momento di scendere in campo sul serio, prima con “truppe scelte” miste a “truppe di fortuna” o se volete “di necessità” (e qui il mio pensiero va agli amici Puleio e Barberis) poi con alleanze sempre più “chiare ed oculate” che hanno portato ad un rinsaldamento della “rete” di cui sopra, senza però “strafare”, tanto è vero che, a un certo punto, si è perso un buon assessore al Bilancio, Matteo Ferraris.
Questo processo di “fine cesello” si è concretizzato migliorando i rapporti con la “radicata componente industriale locale” con “quella delle cooperative” operanti, queste ultime, un po’ in tutta Italia, e ben presenti da decenni sul territorio e, soprattutto, cercando di non dispiacere al mondo del commercio e a ciò che resta del sistema bancario locale.
Ora, fatti tutti i cambi possibili, potenziate tutte le parti dello schieramento dalle ali (destra e sinistra) ad un centro poderoso e “di garanzia” anche in aree poco “gestibili” come quelle delle realtà parrocchiali o degli eredi dell’ex Centro Destra, si è pronti per il salto di qualità. Che non può essere che conseguente alle premesse: cauto, possibilmente onnidirezionale, possibilmente silenzioso, possibilmente produttivo dal punto di vista elettorale. Già, perché il primo e fondamentale elemento del “far politica”, quello di “poter essere rieletti” sembra improvvisamente scomparso dall’agenda dei politici nostrani, tutti impegnati a dimostrare di essere in grado di ascoltare, interpretare, indirizzare e, se del caso, inserirsi opportunamente nella rete di cui sopra. In una parola, di essere “ affidabili “. Peccato che, per fare una citazione di peso, “non si possa servire a Dio e Mammona”, per cui – ad un certo punto – tutta una serie di contraddizioni verranno fuori con buona pace di “basso profilo” e “onnidirezionalita’”.
Certo, si potrà anche arrivare al prossimo appuntamento elettorale con un “siamo a metà del guado”, “dateci ancora fiducia e poi vedrete”… Di sicuro potrà essere un modo per allungare i tempi delle scelte, ma noi vorremmo impegni certi e risultati sicuri (anche progressivi, “spalmati” su cinque-dieci anni, ma sicuri).
Sapendo di far un buon servizio a chi ci legge ma – vi assicuriamo – anche a chi ci governa, ci corre l’obbligo di ricordare alcuni passaggi che necessitano a breve di chiare risposte:
Amag e Nuova Amiu. E’ una strada convinta quella che si sta intraprendendo per salvaguardare la “parte pubblica” oppure si tratta di un momento di intermezzo in vista di altro, con possibile messa sul mercato di tutto quanto? I “piani industriali” in nostro possesso ci lasciano ancora troppi punti interrogativi che non si risolveranno da soli.
ATM e cio’ che resta di ZTL e Piano Parcheggi. Ci si accontenta di Piazza della Libertà con divieto di circolazione esterno (e mantenimento del parcheggio) più una isolata propaggine in via Dossena, oppure esiste qualcosa di più ampio e più concreto, oltre che più comprensibile per i cittadini? Per favorire il commercio e il “movimento” in centro sarebbero molti i provvedimenti da prendere e, sicuramente, uno di questi è un nuovo Piano Parcheggi con soste a prezzi moderati e ben integrati con un trasporto pubblico appetibile e ben promosso. Ma a che punto siamo? E soprattutto, quanto si è veramente “ascoltato” chi poteva aver voce in capitolo?
ATC e “emergenza abitativa” con condizioni chiare di attribuzione nelle liste di attesa, equità e capacità di gestione delle situazioni più difficili, combinate con una corretta promozione delle integrazioni sul territorio. Ricordiamo che anche la provincia di Alessandria sta assistendo ad un calo di nuove presenze straniere in questi due ultimi anni, proprio per la insufficienza nelle proposte di ospitalità e attrazione. Anche qui urgono risposte chiare e provvedimenti certi.
Museo Civico, reti museali, Teatro Comunale, Cittadella 1728.
Pure in questo settore strategico per troppi anni la città ha dovuto attendere… con i risultati che sono davanti agli occhi di tutti. L’impoverimento culturale non si ribalta con qualche mostra o poco altro, ci vuole un cambio di passo che, fino ad oggi, non si è visto. E anche su questo il 2015 dovrà essere un anno di svolta.
Sicurezza della città dalle alluvioni e processi di integrazione con le realtà fluviali. Pur in presenza di componenti (nell’attuale Giunta) ben informate e attrezzate per dare risposte in questo delicato campo (con morti e miliardi di spese discutibili sulla coscienza) non si vedono ancora provvedimenti sostanziali per una effettiva messa in sicurezza della città dalle alluvioni e, tanto meno un percorso credibile di avvicinamento e frequentazione delle realtà fluviali. Quando si farà sentire la Giunta Rossa a livello regionale e nazionale per arrivare alle aree di laminazione? Quando si penserà all’insieme di ponti, arginature e percorsi pedonali e/o ciclabili come un tutt’uno per rendere questa – veramente – una “città tra i due fiumi”? . E ci vogliamo fermare qui.
Non concediamo più appelli alla “componente” – solitamente alla finestra – che ha finalmente deciso di scendere definitivamente in campo assumendosi oneri e onori del confronto. Non siamo nemmeno più disponibili ad ascoltare le, permettete, “solite scuse” delle necessità della condizione di Dissesto, pur riconoscendo – e ci mancherebbe – un grande lavoro tecnico su questo argomento specifico. Ci permettiamo solo di ricordare che i mutui salati che sono stati – non certo per colpa dei cittadini – messi in campo, anche di recente, ce li dovremo sobbarcare noi…. Quindi, almeno l’utilizzo dei soldi freschi sia “concreto” e non solo finalizzato a coprire i buchi del passato.
A proposito: che ne dite se il Comune si ponesse come “parte civile” effettiva nei confronti di chi ha sbagliato a destinare fondi pubblici o, peggio, ha “rubato”? Il procedimento in corso a carico di alcuni precedenti amministratori sa molto di “ammaestrato” e, sinceramente, di questi giochetti ne abbiamo piene le tasche. Ma, come si dice, inizia un nuovo anno e, di sicuro, otterremo le risposte dovute….
(1) www.cittafutura.al.it (mio editoriale 7 luglio 2014)