Sta per iniziare l’era dei favolosi ani ’60… gli ani ’50 stanno per andare a prendersela in quel posto, lasciando un pitale di ricordi…
– nel ’53 Elisabetta II viene incoronata regina d’Inghilterra ed in Italia sorge in suo onore una legge Goliardica: “la legge di Elisabetta: Filippo chiava e il popolo aspetta“!
– nel 1956 il Comitato Olimpico Internazionale inserisce per le Olimpiadi di Melbourne due nuove discipline sportive: “onanismo” ed “onanismo mentale”, a suo tempo a lungo propugnate da Pierre de Coubertin sul suo libro: “L’importante non è scoparsela, ma immaginare bene di scoparsela!“. Si aggiudicò la medaglia d’oro in entrambi gli sport un giovane italiano, il ventenne Silvio Berlusconi.
– sempre in quell’anno l’Unione Sovietica reprime nel sangue l’insurrezione anticomunista in Ungheria e l’attuale nostro illuminato (purtroppo non dal suo rogo) presidente della repubblica Giorgio Napolitano disse allora: «I Russi hanno portato la pace in Ungheria!»
– nel 1959 vince il Festival di San Remo la canzone “Piove” di Domenico Modugno, seconda classificata: “Io sono il vento” di Gian Carlo Testoni. Vi chiederete perchè abbiamo messo questa cazzata di notizia, ma più avanti lo capirete (o, almeno, lo speriamo).
In Alessandria la Goliardia procede coi suoi veglioni, le sue feste, i suoi carnevali, i suoi baccanali. La foto n. “1” mostra due Goliardi alessandrini, in futuro molto noti, Mario Boccassi e Claudio Simonelli in pieno carnevale (presumibilmente del 1958).
Intanto (non sappiamo in questo periodo chi fosse il Pontifex Maximus) nell’O.G.A.K. sempre di più troneggia la figura di Adriano Giusti (futuro medico radiologo, recentemente scomparso) per spirito Goliardico, voglia di fare casino, severità verso le matricole ed i filistei, convintissimo fautore della supremazia dell’Ordine Alessandrino.
Nella foto n. “2” del 1958 lo vediamo presenziare (“a“), assieme ai capi A.G.A. ed O.G.A.K., all’investitura Goliardica di Baleta (“b“) (il fondatore dell’omonimo bar, culla della Goliardia Alessandrina). La cerimonia è onorata dalla presenza (“c“) del Grande Sindaco Nicola Basile.
Nel 1959 Adriano viene eletto Pontifex Maximus (vedi foto n. “3” – 0 a m.L. significa “zero anni dalla legge mERLIN” e quindi “nell’ano della legge mERLIN”) et sibi nomen imposuit: Sümia I° il Buono (ricordiamo che in dialetto alessandrino sümia, oltre che scimmia, significa anche ciucca, sbornia!).
Sümia, siamo altamente onorati che fosse nostro cugino, fu un grande Pontifex sotto tutti gli aspetti, temuto e rispettato sia in Alessandria che fuori.
Di lui si narra quello che fece durante una visita in Alessandria del Pontefice Massimo della Goliardia torinese… cose accadute realmente!
L’Ordine Goliardico di Torino ha sempre reputato l’Ordine Alessandrino come suo vassallo (gli amici bugianén si arrogavano il diritto di avere sotto di loro tutto il Piemonte), mentre l’O.G.A.K. si è sempre opposto.
Durante la visita, durata lo spazio della scopata di chi soffre di eiaculatio precox, il Pontifex torinese iniziò così il suo discorso istituzionale: «Porgiamo il nostro più caloroso saluto ai fratelli vassalli di Aless…».
Non poté finire la frase perché il pastorale di Sümia finì violentemente sulla sua testa.
Portato d’urgenza in ospedale, se la cavò con un po’ di punti al cuoio capelluto e si guadagnò la stima degli Alessandrini in quanto al pronto soccorso dichiarò di essersi fatto male cadendo.
Qualche giorno dopo la nostra elezione a Pontifex Maximus, ci incontrammo col nostro grande amico e fratello in Goliardia Johannes VI Anagnostata (vedi foto n. “4“), Pontefice Massimo della Goliardia torinese (il vero ed unico Pontefice Massimo…), anche lui recentemente scomparso.
Cesare (questo era il suo nome secolare) portò il discorso sul vassallaggio di Alessandria nei confronti di Torino e noi gli ribattemmo: «Avrai sentito parlare di un mio predecessore, Sümia I° il Buono, ebbene costui era mio cugino ed io la penso ed agisco esattamente come lui!». Non parlammo mai più, negli anni a seguire, di vassallaggio!
Sümia un giorno fu rapito dalla Goliardia Torinese ed in quel di Alessandria erano trepidanti, non avendo sue notizie. Ma con grande meraviglia di tutti, il Pontifex, vispo come un pesce, se ne ritornò a casa e, quando gli fu chiesto come mai la sua liberazione fosse stata così veloce, rispose solo: «Mi hanno lasciato andare perché mangiavo troppo!».
Per la cronaca, quando si effettuava un rapimento Goliardico, si doveva garantire al rapito: un giaciglio confortevole ed il giusto sostentamento: cibo, bevande (non analcoliche), fumo e materiale per la fornicazione.
La foto n. “5” mostra sei merdosissime mATRICOLE in quella che una volta era la palestra di Spalto Gamondio (poi vergognosamente ceduta dalla giunta di allora alle Dogane), acconciate in tenuta da politico… pardon, da galeotto, dipinti di nerofumo e pronti per essere processati. Ovviamente presiederà il processo S.S. Sümia I° il Buono. I morituri sono, da sinistra nella foto: E. Scarpa, A. Crovesio (alias Attila il Cruento, già visto in un’infinità di foto e futuro Pontifex Maximus), G. Camperi (alias Alarico il Truce, futuro Pontifex Maximus), L. Buzzi Langhi, C. Rossi e G. Savazzi.
All’inizio di questa chiacchierata abbiamo detto che la canzone “Io sono il vento” si aggiudica il piazzamento d’onore al festival di San remo del 1959. E allora?
Questa canzone è alla base dello scherzo inventato e portato avanti dalla Goliardia Alessandrina.
Sabato grasso, è quasi mezzanotte, una famiglia come tante altre di Alessandria si sta preparando per andare a dormire, quando squilla il telefono.
«Buon Carnevale a tutta la famiglia Rossi!» esclama una voce chiara e simpatica, mentre in sottofondo si sente una musichetta allegra ed un ancora più allegro brusio di voci e di risate, «Qui è il CV Melchionni e siamo in pieno veglione di carnevale. Chi vi parla è Giovanni Spiringhetti che vi chiama a nome dei Magazzini Melchionni, il meglio in provincia dell’abbigliamento per tutta la famiglia. Ho il piacere di parlare col Sig. Carlo Rossi?»
«Si, sono proprio io, ma che cosa vuole da noi, Sig. Spiringhetti?»
«Innanzitutto chiamami Giovanni e diamoci del tu! In secondo luogo, Carlo, dimmi se la tua famiglia è mai stata cliente dei Magazzini Melchionni e se potete dimostrarlo?»
«Certo, Giovanni, basta che veniate a controllare nel nostro armadio e vedrete quanti vestiti abbiamo comprato da Melchionni…»
«Allora è la tua giornata fortunata, Carlo! Su incarico dei Magazzini Melchionni, di cui mi pregio di essere un dipendente, abbiamo estratto i numeri di venti abbonati dall’elenco telefonico, e tu sei uno di questi. Ebbene se sarai in grado di rispondere ad una domanda facile facile, lunedì stesso potrai ritirare presso i Magazzini Melchionni un buono acquisto del valore di 50.000 lire, spendibile entro la fine dell’anno! (teniamo presente che nel periodo in cui è ambientata questa storia una Coca Cola a tavolino costava 100 lire, per cui 50.000 lire potevano essere considerate una signora cifra). Se pensi che questo sia uno scherzo di Carnevale, e ne hai tutti i diritti, Carlo, riattacca subito, telefona ai Magazzini Melchionni per farti confermare quanto ti sto dicendo e poi richiamami al CV per continuare il gioco.»
«Ma per carità, ti credo, Giovanni.»
«Allora sei pronto per la domanda, Carlo? Ti consiglio di radunare tutta la famiglia in maniera che ti possano aiutare. A proposito, quanti siete?»
«Io, mia moglie, i due bambini e mia suocera.»
«Congratulazioni, Carlo, hai proprio una gran bella famigliola! Allora posso procedere con la domanda?»
«Si, vai pure, siamo pronti!»
«Va bene, Carlo, in trenta secondi mi devi dire il titolo della canzone, cantata da Arturo Testa, che si è piazzata seconda al Festival di San Remo del 1959.»
«Lo so! Lo so!»
«Sei sicuro? Guarda che hai 30 secondi di tempo per pensarci!»
«Sono sicurissimo!»
«E allora dimmi!»
«Il titolo è “Io sono il vento“!»
«No, tu sei un coglione! E per l’esattezza sei il settimo coglione di questa sera! La locale Goliardia ti augura un meraviglioso Carnevale!»