«La nostalgia non è più quella di un tempo»
Simone Signoret, Autobiografia, 1976
Ha suscitato diversi commenti, su facebook e sul nostro magazine, il video di Sergio Perissinotto dedicato alla nostra cara e vecchia Alessandria, nell’anno di grazia 1986.
Si sa, la nostalgia (canaglia, canaglissima bottana) edulcora spesso i ricordi, ci lascia prevalentemente il gusto delle cose belle e cancella le rimembranze più amare, i fallimenti, le delusioni e le disillusioni.
Qualche ricordo non troppo ammorbidito di quell’anno a me comunque è rimasto. Nel 1986 ero appena entrato nel dorato mondo dei maggiorenni; la memoria, attiva e ben esercitata, assorbiva fatti e atmosfere che altri, temo, nel tempo hanno dimenticato preferendo la versione “Happy End”.
Vediamo un po’… Nel 1986 ad Alessandria i partiti garantivano letteralmente un posto di lavoro. Non era un segreto per nessuno. Conoscendo l’interlocutore giusto, Comune, Provincia, Asl (o Usl?), banche e aziende “amiche” erano pronte a spalancare le loro porte a chiunque fosse ben presentato. Dei concorsi pubblici si conoscevano in anticipo i vincitori (non che adesso…), la trasparenza degli atti amministrativi non esisteva, il Patto di Stabilità era ancora nell’iperuranio. Poi qualcuno lo ha fatto scendere sulla Terra, ed è stato pianto e stridore di denti.
Se non ricordo male, erano anche gli anni delle prime vigilesse (anch’esse “amiche” di qualcuno, sussurravano le malelingue), delle boutique aperte alle amanti in dismissione e delle mazzette con il listino incorporato (un assessore, sempre secondo le solite malelingue, era chiamato “il signor 10%”… chissà). C’erano ancora i mitici Night Club, in cui qualche volta avevo visto intrufolarsi il noto politico locale, o il papà di un amico. Mi ricordo che allora andavano per la maggiore il Dollar (l’unico ancora in attività, anche se mi pare sia stato chiuso recentemente per intuibili vicende), il Golden e poi un altro, in via Dante, dove adesso c’è un circolo privato.
Sempre nel 1986, Bettino Craxi tenne un memorabile comizio al Teatro Alessandrino. In provincia, a Casale Monferrato, venne chiusa la maledetta fabbrica dell’Eternit. La spesa si faceva in centro, i negozi “storici” (Ferrari, Anfossi, Melchionni, Il Formaggione, Tattoli…) prosperavano (e alcuni, secondo me, se ne approfittavano senza ritegno), anche perché non c’erano alternative. Pochi, pochissimi gli alessandrini che andavano a fare acquisti altrove. Di centri commerciali e mega insediamenti, neanche l’ombra.
Mia nonna Gina mi portava ogni tanto a mangiare da Wilmo, all’inizio di Corso Cavallotti. Ricordo ancora i famosi “Gnocchi alla Parigi” e un carrello di bolliti (testina compresa) da acquolina permanente. I bar di fronte alla stazione ferroviaria erano ancora frequentabili, e di automobili in giro se ne vedevano poche. Quasi tutti lavoravano ad Alessandria, i trasporti pubblici funzionavano bene, molte mamme erano casalinghe.
Allargando lo sguardo, non dobbiamo dimenticare che nel 1986 il mondo fu scosso da eventi molto significativi: tra gli altri, il disastro di Chernobyl, l’esplosione dello Space Shuttle e l’inizio del maxi processo alla mafia istruito da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ah, dimenticavo: Roberto Baggio proprio in quell’anno esordì in serie A con la maglia della Fiorentina.
Insomma, un anno non banale.
I miei ricordi, almeno quelli che posso raccontare, finiscono qui. Vi chiedo allora: com’è stato il vostro 1986, ad Alessandria? Eravamo davvero così liberi e belli?