Sognando California [Controvento]

Moletodi Ettore Grassano

 

E’ sempre straordinario ascoltare con quanta passione Donato Lanati, enologo e scienziato di fama mondiale (la sua tenuta-laboratorio di Cuccaro, Enosis Meraviglia, è un luogo incantato e pieno di fascino) parla del suo e nostro Monferrato: “per lavoro giro il mondo, ma niente mi affascina come queste colline: abbiamo tutte le caratteristiche e le qualità per essere un distretto enologico di fama internazionale, come la California”. Lanati ha ‘volato’ una notte intera in aereo per poter essere presente, domenica pomeriggio, al brindisi ufficiale di Natal’esco, la manifestazione organizzata da Confesercenti Alessandria con il sostegno della Camera di Commercio (e fortemente voluta da Manuela Ulandi, vero ‘motore’ del progetto partito la scorsa estate, “e proiettato verso l’infinito”) per valorizzare, in particolare, i 9 piccoli comuni che fanno parte della ‘core zone’ riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità per i suoi Infernot. Senza dimenticare un altro ‘fiore all’occhiello’ di quel territorio, rappresentato dalla Pietra da cantoni, il cui Museo, a Cellamonte, merita sicuramente una visita attenta.

Cosa è emerso dall’appuntamento pre natalizio dello scorso week end? Al di là dei ristoranti pieni, e delle colline illuminate a festa, ci pare davvero che il progetto promosso da Confesercenti vada nella direzione giusta, per diversi motivi:

1) non punta su inziative ‘spot’, ma mira a creare una rete di piccole e medie imprese delNatal'esco territorio (“sono già una settantina, e cresceranno ancora”) che credono nel ‘loro’ Monferrato, e lì vogliono vivere, e fare business. E, udite udite, è lontana la retorica delle colline popolate solo di anziani: questi piccoli imprenditori sono perlopiù giovani uomini (e donne) fra i 30 e 1 40 anni, e spesso hanno alle spalle anche significative esperienze professionali altrove, in Italia e all’estero. Ma ora hanno deciso di radicarsi, lavorare e crescere qui, sulle nostre colline. Parliamo di futuro dunque, e non di magari piacevole amarcord.

2) Il progetto pare avere l’appoggio convinto anche di alcune istituzioni: la Regione Piemonte ad esempio, il cui assessore a Cultura e Turismo, Antonella Parigi, era presente all’incontro di domenica pomeriggio ad Olivola, che rispetto a Torino non è propriamente ‘dietro l’angolo’. Ma al contempo, e questo è fondamentale, nessuno si aspetta che arrivino finanziamenti ‘a pioggia’, o che sia la mano pubblica a svolgere un ruolo primario nel rilancio del Monferrato. Anche perchè, diciamocelo, con quel poco e niente che han saputo combinare anche in tempi di ‘vacche grasse’, i nostri beneamati amministratori pubblici, cosa volete mai che possano fare oggi, con le casse vuote e i bilanci in ‘super rosso’?
Però, paradossalmente, proprio la mancanza di risorse potrebbe far sì che si sviluppi una logica nuova, e che se non altro le istituzioni non siano di ostacolo a chi davvero vuole fare. Naturalmente se, nel frattempo, riuscissero anche ad assicurare una viabilità dignitosa, indicazioni stradali comprese, sarebbe già un primo passo.

Palazzo Monferrato3) Il rilancio del Monferrato alessandrino (abbiamo parlato di Natal’esco, ma in parallelo la Camera di Commercio di Alessandria sta sostenendo anche altri percorsi: sempre domenica a Palazzo Monferrato c’è stata una bella iniziativa tutta dedicata all’Ovadese e alla sua offerta enogastronomica e turistica) può partire solo ‘dal basso’, dalla partecipazione convinta e dagli investimenti dei privati, della piccola impresa diffusa sul territorio, che oggi può contare, ci sembra, su player assai più motivati (e culturalmente qualificati) di vent’anni fa.
Ricordava domenica Sergio Guglielmero, presidente di Confesercenti, e di Alexala: “ci sono 150 milioni di cinesi che hanno la disponibilità economica per viaggiare e spendere, e che man mano che scoprono le nostre colline se ne innamorano”. Ottimo, commentiamo noi. E aggiungiamo anche: chissà che, sull’onda ‘cinese’, anche tanti alessandrini non scoprano bellezze incantate del nostro territorio. Quanti di noi, ad esempio, sono già stati alle cave di Moleto, nel cuore del Monferrato casalese, e del territorio riconosciuto appunto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNesco? Pochini, diciamocelo: ma c’è sempre tempo per rimediare.