E’ appena rientrato da una ‘tre giorni’ di formazione politica ad Aosta, e già prontissimo a rituffarsi nelle tematiche amministrative alessandrine. Emanuele Locci, consigliere comunale a Palazzo Rosso ma anche membro del direttivo nazionale di Fratelli d’Italia (“con molte riserve rispetto ad alcune scelte del partito”), i meccanismi di funzionamento (e spesso malfunzionamento) delle macchina pubblica li studia da tempo, e in un momento di ‘stallo’ dei partiti tradizionali, che spesso sembrano aver ormai abbandonato i territori per trasformarsi in semplici marchi mediatico-elettorali, è pronto a lanciare una sua associazione politico-culturale, “di impegno civico e civile, per fare in modo che le persone possano tornare a confrontarsi, e a fare politica dal basso, e in modo propositivo: con me ci saranno tanti giovani, senza steccati partitici: ma anche persone di età più matura”. Obiettivo le elezioni comunali alessandrine del 2017? “Non solo, ma certamente non ci nasconderemo, e faremo la nostra parte anche su quel fronte”. Proviamo allora a capire come Locci valuta l’operato dell’attuale giunta di centro sinistra, ma anche cosa propone ‘a casa sua’, ossia sul fronte politico di centro destra.
Consigliere Locci, partiamo dal centro destra nazionale: non ha l’impressione che su quel fronte il ‘movimentismo’ di Salvini e della Lega Nord stiano oscurando tutto il resto, voi compresi?
In realtà la Lega sta facendo emergere alcuni temi che condivido completamente, come quello sulla sicurezza, e che rappresentano una priorità condivisa credo dalla maggioranza degli italiani. Rimango peraltro convinto che, per funzionare, lo scenario politico abbia assoluta necessità di due partiti, o schieramenti di partiti, che propongano ai cittadini progetti e modelli di gestione alternativi, tra cui scegliere. Credo nel bipolarismo insomma, e mi auguro che il centro destra possa andare in questa direzione, con una scelta democratica e ‘dal basso’ della leadership: e su quel fronte Matteo Salvini e Giorgia Meloni rappresentano senz’altro due opzioni credibili e innovative, e non solo per ragioni anagrafiche.
Lei fa parte del direttivo nazionale di Fratelli d’Italia, e alla Meloni è vicino da sempre: però sulla gestione del partito sta facendo un po’ il bastian contrario. E’ così?
Diciamo che ho un atteggiamento critico, che non nascondo, perché la trasparenza credo sia un valore. Fratelli d’Italia è un partito nato per cambiare davvero questo Paese, e per mettere la legalità al centro del suo progetto politico. Mi pare però che sia in corso un processo di ‘occupazione’ del partito da parte dei soliti noti, a Roma come su alcuni territori. Penso ad Alemanno (ndr: le dichiarazioni di Locci sono antecedenti al coinvolgimento dello stesso Alemanno nelle recenti indagini di cui si è letto sui giornali nazionali), pessimo sindaco di Roma che tutti ricordano solo per la mala gestione delle partecipate. Ma mi riferisco anche alla presenza del direttivo nazionale di Fratelli d’Italia di vecchie figure, anche di casa nostra, con condanne ormai passate in giudicato. Se il progetto è diventare una An in sedicesimo, con la riproduzione delle stesse correnti e la presenza di personaggi ormai squalificati, io non ci sto. Vedremo gli sviluppi, ma sono preoccupato, e al momento non escludo nulla.
Intanto, a casa nostra, lei si appresta a lanciare la sua associazione politico-culturale. Come si chiamerà, e cosa farà?
E’ un’anticipazione, perché la presentazione ufficiale ci sarà all’inizio del 2015. Ma misteri non ce ne sono: si chiamerà molto probabilmente Senza paura, proprio perché vogliamo testimoniare la nostra voglia di andare avanti con coraggio nel cambiamento. Aderiranno tanti giovani, ma anche persone di età diverse. Sicuramente ci saranno anche Matteo Ravera, 24 enne consigliere comunale di Acqui Terme che ha lasciato poche settimane fa, e l’alessandrino Luca Lavezzaro. L’obiettivo è da un lato organizzare momenti di confronto politico e formativo con amministratori di tutta Italia. Dall’altro incidere profondamente sulla realtà di casa nostra, muovendo dai problemi reali, concreti. Discutendone pubblicamente (naturalmente anche sul web, strumento ormai essenziale) per proporre soluzioni.
Insomma Locci, quel che facevano un tempo i partiti. Lei sul tema della partecipazione, anche con un dialogo ‘trasversale’ rispetto agli schieramenti politici, ha sempre molto insistito, in passato. A Palazzo Rosso oggi qual è la situazione su questo fronte?
Immobilità assoluta, come su quasi tutto il resto direi. Da due anni e mezzo ascoltiamo soltanto dal sindaco e dal suo cerchio di collaboratori la solita litania sul dissesto, e sul passato. Sembrano un disco rotto, ormai. Gli alessandrini non hanno minimamente capito quale sia il progetto di città del centro sinistra, dove vogliono andare. Forse perché la visione manca proprio…e il tema della partecipazione è naufragato, insieme a tutto il resto.
Qualcosa di buono in due anni e mezzo lo avranno pur fatto, no?
Certo, il Pisu, che è un’opportunità di rilancio almeno per una parte della città. Ma è un progetto il cui format è in realtà regionale, con risorse europee. E che fu avviato dalla giunta precedente, non certo dagli attuali amministratori.
Sul fronte partecipate però c’è in corso una riorganizzazione importante: lei è contrario anche alla Grande Amag?
Credo che il principio di riorganizzare il settore sia corretto, e lo penso dai tempi della giunta Scagni, quando si arrivò ad avere qualcosa come 30 partecipate comunali. Sulle modalità con cui si sta procedendo però sono perplesso, perché la trasparenza è davvero ridotta, e il dubbio che si stia preparando un ‘pacchetto regalo’ per qualche soggetto amico, pubblico o privato che sia, può venire. E poi c’è lo snodo dei dipendenti: ci sono professionalità da utilizzare al meglio, occorre vederci chiaro sulle intenzioni, e sui piani industriali. E’ indubbio però che la filiera dei rifiuti ha le potenzialità per reggersi da sola, tra tariffe pagate dai cittadini e gestione delle discariche, che non si capisce come possano andare in perdita.
Un altro snodo delicato, che sta comunque fuori dal ‘pacchetto’ Multiutility, è quello del trasporto pubblico locale: Atm, in particolare…
Sto studiando Atm da alcuni mesi, carte alla mano. E alcuni aspetti proprio non tornano: ho presentato interpellanze e interrogazioni, e l’assessore Ferralasco almeno in parte mi ha anche risposto. Ma, appunto, ci sono troppe cose che non vanno, e non basta aspettare che la salvezza arrivi dalla Regione. Faccio due esempi: perché pagare l’affitto a non so quale società del gruppo FS per una sede in stazione, e avere dall’altra parte della strada una proprietà comunale, come l’ex bar Zerbino, completamente abbandonata? E, sul fronte personale, perché non utilizzarne una parte per una presenza costante di controllo e vendita biglietti sugli autobus? Chiaro che se non fai nessuna opera di deterrenza, la voce che sugli autobus Atm si può viaggiare senza pagare si diffonde, e gli abusivi finiscono col raggiungere soglie insostenibili.
Consigliere Locci, ad Alessandria si voterà, salvo colpi di scena, nella primavera del 2017. Il centro destra deve prepararsi per tempo, e lei sta facendo un pensierino alla candidatura a sindaco?
(sorride, ndr) Non amo nascondermi, e rispondo che certamente sarò della partita, e cercherò di fare la mia parte. Il punto però è, per il centro destra, arrivare a quell’appuntamento con un programma, e ancor più con quel progetto di città che, ribadisco, l’attuale maggioranza non ha. La giunta Fabbio aveva realizzato un Piano Strategico, coinvolgendo tutti i principali portatori di interesse del territorio. Lì c’è una montagna di dati interessanti, che sono lasciati in un cassetto ad invecchiare. In più, credo che si debba dire chiaramente come la si pensa sul fronte del welfare (compresa l’assistenza agli stranieri: che in un’epoca di risorse scarse non può andare a scapito dei poveri della comunità locale. Gli alessandrini, e gli italiani, vengono prima: questo dobbiamo dirlo con chiarezza), ma anche sulla necessità di un nuovo piano regolatore, dal momento che Alessandria, pur con alcune varianti, ancora utilizza quello degli anni Settanta. Insomma, dobbiamo dare alla nostra città una prospettiva di futuro che oggi manca completamente!
Ma lei pensa che il centro destra debba individuare il candidato sindaco attraverso il ricorso alle primarie, o in altro modo?
Le primarie sono uno strumento davvero partecipativo ed efficace solo se esistono modalità certe, e condizioni davvero paritarie. In caso contrario possono essere facilmente ‘piegate’ ad esigenze di parte, e diventare discorsive. Però lo ripeto: costruiamo prima, insieme agli alessandrini, un progetto credibile e al passo coi tempi. Per il candidato sindaco c’è ancora tempo.
Ettore Grassano