Ai piedi del cavalcavia che porta al quartiere Cristo, dalla parte opposta al distributore di benzina, c’è la piccola piazza d’Annunzio. Uno scorcio cittadino, dominato da due maestosi alberi le cui chiome ricadono fin quasi a sfiorare il terreno. Lì, ti puoi riparare dal sole estivo e dalle pioggerelle autunnali, ti puoi fermare su una panchina o addossarti alle piante, e ti senti protetto come Linus sotto la sua copertina. Anche quando varchi la soglia dello studio privato “Le Mete”, in quella piazza al n 1, ti senti rassicurato da quella sfilza di tabelle appese al vetro dell’ingresso, che portano i nomi e le qualifiche degli specialisti che ci lavorano: psichiatri, psicologi, terapisti, educatori, riabilitatori e terapisti olistici.
Ma le anime dello studio sono essenzialmente due, che hanno contribuito in maniera fondamentale alla sua creazione: Maria Grazia Guercio, psichiatra e psicoterapeuta; Maria Cavallini, terapista della psicomotricità dell’età evolutiva. Con loro abbiamo parlato, una sera tardi, perché nello studio si lavora tutto il giorno.
Questa è la sintetica trascrizione di quanto ci siamo detti. Se non vi soddisfa, potete vedere il video dell’intervista, realizzato come sempre da Pier Carlo Lava.
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Cominciamo col conoscere meglio “Le Mete”: cos’è questo centro, come si configura, cosa ci si fa dentro?
“Le Mete” è una realtà nata 8 anni fa da un ideale. Abbiamo deciso di aprire questo centro per contribuire al raggiungimento del benessere dell’individuo in un’ottica non settoriale. Si lavora in modo interattivo con tante figure diverse. L’obiettivo è la persona. Partiamo da quando il bambino arriva al mondo a quando l’individuo raggiunge la sua tarda età. Si rivolgono a noi persone con ogni tipo di difficoltà ma proprio grazie alla presenza, all’interno del nostro studio, di diverse figure professionali, abbiamo la possibilità di proporre a ciascuno l’intervento più idoneo.
Le Mete è uno studio privato o intrattiene rapporti di convenzione con le strutture sanitarie e socio–assistenziali pubbliche?
E’ un centro del tutto privato, ma esiste una continua collaborazione con le strutture pubbliche quali la Neuropsichiatria Infantile (ASO), il Cissaca, l’ASL, la scuola.
Questa modalità operativa è d’obbligo operando sulla globalità degli interventi e sulla presa in carico del paziente. Occorre valutare le terapie da mettere in atto, considerandole nell’interezza degli approcci che ogni individuo ha con le strutture, pubbliche o private che siano. La sinergia funziona e noi ne siamo soddisfatte.
In questa tappa del nostro reportage sull’autismo in Alessandria, abbiamo la fortuna di avere davanti a noi l’icona del trattamento psicomotorio relativo all’autismo, in età evolutiva. Quanti ne ha visti, Maria Cavallini, di casi di questo genere?
In ventotto anni di esperienza ho avuto in terapia centinaia di bambini con disturbi dello spettro autistico. Alcuni dei miei pazienti si sono diplomati, hanno trovato un lavoro, ma per loro sono rimasta “Etta” così come mi hanno sempre chiamata durante il periodo di terapia.
Quanti ce l’hanno fatta? Scusi se usiamo questa locuzione impropria, ma lei saprà certamente tradurla in modo pertinente.
Rispondere a questa domanda non è semplice perché ogni bambino ha la sua unicità e gli obiettivi che ci prefiggiamo di raggiungere variano a seconda del soggetto. Ma posso dire che: “il mio lavoro finisce quando un bambino diventa “un bambino”.
Posso però aggiungere che negli ultimi due anni l’ASL, a 4 dei miei bambini ha tolto la 104 e quindi il riconoscimento dello status di handicap grave.
La 104?
La Legge 104/1992 è il riferimento legislativo “per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”. Chi volesse avere informazioni più dettagliate può consultare il sito www.lemete.it sezione ‘Area ri-abilitativa’.
Voi sapete certamente che nei casi di autismo le terapie, per dare esiti, devono essere tempestive, costanti, personalizzate. Ciò comporta costi elevati, ma non vi sembra che Alessandria potrebbe fare di più?
Credo che Alessandria faccia tutto quello che può, tenuto anche conto della mancanza di risorse economiche. La nostra città offre anche di più rispetto ad altre realtà, ha un servizio di neuropsichiatria che funziona, il Cissaca, che fa un’educativa con rapporto 1 a 1, e una scuola che si pone il problema dell’inserimento.
Però potremmo fare un salto di qualità rispetto ad altre realtà all’avanguardia? La nuova direttiva regionale sull’autismo ci dice che non tutti i casi vengono presi in carico, che le terapie devono essere meglio organizzate, che nel passaggio dall’età evolutiva a quella adulta si fa soltanto assistenza o poco più…
Sì, può anche essere vero perché si può sempre fare di più, ma non dimentichiamo quello Alessandria ci dà.
Nel nostro centro vorremmo dare ai nostri “nanetti” una serie di possibilità di intervento che il genitore ha diritto di scegliere. Il genitore deve essere a conoscenza delle alternative di intervento e deve avere la possibilità di scegliere quelle che ritiene più consone al suo bambino. Il nostro studio propone interventi di psicomotricità ad indirizzo relazionale, ABA, terapia psicomotoria di gruppo, psicoterapia a indirizzo adleriano o cognitivo-comportamentale, metodo Feuerstein, psicoterapia familiare.
Per finire, cosa direste alle famiglie con figli autistici? Cosa raccomandereste loro?
Suggeriamo alle famiglie di non mollare mai. Purtroppo, i genitori hanno la propensione a pensare che un figlio sia una gratificazione che però viene meno al presentarsi del problema; ma la gratificazione può tornare in tutti i piccoli successi quotidiani.
Questo, ricordando che il bambino ha bisogno di relazionarsi con le figure parentali al di là di tutti gli interventi terapeutici e specialistici. Il bambino è un individuo e tale deve sentirsi nei suoi rapporti di quotidianità.