“Storia di una campionessa che non sapeva di esserlo”. Recita così il sottotitolo del libro “Valeria fa ‘gli’ Olimpiadi” scritto dal giornalista bolognese Marco Tarozzi riferendosi a Valeria Straneo, maratoneta alessandrina salita agli albori del successo recentemente, grazie soprattutto all’ottima prestazione ottenuta ai mondiali di Mosca 2013 con la conquista della medaglia d’argento, battuta solo dalla keniota Kiplagat, e poi con il bis concesso, quest’anno, agli Europei di Zurigo.
Una campionessa che non sapeva di esserlo, sì: perché Valeria nel 2010, come raccontato anche nel libro edito da Minerva e il cui titolo si riferisce ad una frase del piccolo Leo, uno dei figli della maratoneta, si era dovuta sottoporre ad un intervento di asportazione della milza a causa della sferocitosi, malattia che comporta la distruzione dei globuli rossi e dunque anche una conseguente anemia. “Che nello sport in generale, ma nel mio in particolare, è assolutamente deleteria perché il sangue deve essere sempre opportunamente ossigenato per correre bene” ha spiegato l’atleta nella sede dell’Informagiovani, alla Biblioteca Comunale “Francesca Calvo” in piazza Vittorio Veneto, ospite giovedì mattina di un incontro con alunni delle scuole medie “la milza ingrossata mi ha aveva dato problemi serissimi tanto che incontravo difficoltà persino a vestirmi, così alla fine ho scelto di operarmi e farmela togliere. Da li in poi la mia vita è migliorata, ho ripreso gradualmente a correre e a migliorare i miei tempi tant’è che quando Beatrice Bossa, la mia allenatrice, figura per me fondamentale nel mio percorso sportivo, mi ha proposto di prendere parte ai Mondiali di Mosca ho pensato che fosse ammattita. Ma poi mi sono lasciata convincere e mai avrei pensato di poter ottenere tali risultati. In questo senso mi sento una privilegiata, fare lo sport che ho sempre amato e riuscire a vivere solo di quello.”
Numerose le domande poste dai giovani ascoltatori che hanno rivelato una Valeria Straneo sempre molto calma prima di ogni gara, mai troppo preoccupata di quello che potrà essere il risultato finale, che non crede nella scaramanzia e allo stesso tempo sempre al top della concentrazione. “Perché è un aspetto fondamentale per chi pratica sport. A differenza di molti, io non ho bisogno del ‘mental coach’, figura che ormai è quasi una moda al giorno d’oggi. Preferisco concentrarmi da me.”
Di una cosa, però, Valeria ha sempre avuto bisogno, la famiglia: “mio marito e i miei figli erano presenti sia a Mosca che a Zurigo e il loro sostegno è sempre stato fondamentale. Addirittura sono riuscita a battere il ‘cinque’ ad uno dei miei bimbi durante una delle competizioni, cosa che mi ha caricato ancora di più.”
Insomma, una ragazza semplice, con una vita semplice (tutta casa, famiglia e allenamenti, due volte al giorno in media, zone preferite San Michele e gli argini) e a cui non importa di essere divenuta celebre dopo l’exploit di Mosca: “dopo i Mondiali, quando mi allenavo tutti mi fermavano o urlavano ‘Ciao Valeria’ e molta era gente che non conoscevo neppure. Non ho problemi a rilasciare autografi ma certo in alcuni casi, come quando sei al telefono in giro e qualcuno, insistentemente, ti si avvicina e vorrebbe per forza parlarti, questo devo ammettere che mi suscita fastidio. Ma mi è accaduto poche volte, per fortuna.”
Inevitabile, poi, la domanda su uno dei mali dello sport al giorno d’oggi, il doping. “Una piaga sociale davvero brutta” ha commentato la Straneo “personalmente non ho mai incontrato, almeno nel mio sport, atleti che ne facessero uso ma devo dire che ormai è un problema radicato che spero sia prima o poi estirpato.”
Infine un pensiero sui progetti futuri: “nel 2015 cercherò di mantenermi al top della forma, allenandomi molto anche perché poi, nel 2016, ci saranno le Olimpiadi a Rio De Janeiro ed ho intenzione di arrivarci carichissima. Certo la il clima è molto umido e caldo e questo potrebbe influire negativamente ma di certo io, personalmente, cercherò di mettercela tutta.”
E tutta Alessandria se lo augura perché un’eccellenza come Valeria Straneo, diciamo la verità, bisogna tenersela stretta.